PROLOGO

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Tredici anni prima..

«Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori!»
Lali tolse le mani dagli occhi e si girò. C'era uno strano silenzio nel bosco, ma avvertiva la vicinanza delle amiche. Si mise subito a correre, zigzagando tra i pini e calpestando cespugli e rametti con le scarpe da ginnastica. Percepì il suono di una risata e drizzò le orecchie.
Si diresse nel punto da cui era provenuto ma riuscì a sorprendere solo uno scoiattolo con una grossa ghianda tra le zampe. Procedette oltre, al fresco dell'ombra degli alberi. Diede una controllatina al solito nascondiglio di Cande ma trovò soltanto una pila di foglie. Rallentò il passo e stava per tornare indietro quando sentì una voce.
«Non sei un po' cresciuta per giocare a nascondino?»
Si voltò e guardò di traverso il fratello della sua migliore amica.
«È divertente», gli rispose con uno sbuffo altezzoso. Erano molto amici, prima, poi un giorno lui si era svegliato e non l'aveva più degnata di uno sguardo. Non le rivolgeva quasi più la parola, non andava più a casa sua a mangiare i biscotti al cioccolato e non le raccontava più barzellette sconce. Gli interessavano solo le ragazze più grandi e pettorute, adesso. Peggio per lui. Certo non gli sarebbe corsa appresso come una mocciosa.
«Comunque, tu non puoi capirlo. Non giochi mai con noi. Che ci fai qui da solo?» lui si alzò e le andò incontro. Justin Bieber aveva sedici anni ed era un rompiscatole. La prendeva in giro per ogni cosa che faceva e si sentiva un padreterno solo perché aveva due anni più di lei. Era un ragazzo ricco che stava per conto suo e non aveva amici. La stupiva sempre che invece la sorella fosse così espansiva.
«Dovresti fare attenzione, potresti perderti.»
«Conosco il bosco molto meglio di te.» lui fece spallucce.
«Può darsi. In effetti dovresti essere un maschio.»
Lali si irritò. Strinse i pugni e agitò la coda.
«E tu una femmina. Lo sanno tutti che non ti piace sporcarti le mani, angioletto.»
Un colpo diretto. Sembrò effettivamente infastidito.
«Dovresti imparare a comportarti come una ragazza.»
«E cioè cosa dovrei fare?»
«Truccarti, vestirti bene, baciare i ragazzi.»
Non avrebbe mai speso i suoi preziosi penny per un rossetto. Era già difficile comprarsi una cosa nuova, figuriamoci i cosmetici o i profumi. Fece una smorfia.
«Che schifo.»
«Ma se non hai mai baciato nessuno!»
Il tono canzonatorio non le sfuggì. A quattordici anni quasi tutte le sue amiche avevano già baciato un ragazzo, Cande compresa, ma a lei il pensiero faceva rivoltare lo stomaco. Sarebbe morta però, piuttosto che dirlo a Justin.
«Sì, invece.»
«Chi?»
«Non sono affari tuoi. Io vado.»
«Provamelo.»
Si bloccò. Un cinguettio acuto risuonò nell'aria e Lali capì di essere a una svolta decisiva. Alzò il mento.
«Provarti cosa?»
«Che sai baciare.»
Il cuore cominciò a batterle forte e le sudarono le mani. Fece una smorfia.
«E dovrei baciare te?»
«Lo sapevo.»
«Come faccio a baciarti? Non ti sopporto.»
«Okay, lascia perdere. Volevo solo vedere se eri una vera ragazza. Ora so che non lo sei.»
Quelle parole la ferirono. I dubbi e le perplessità che aveva sempre avuto su se stessa riaffiorarono, confermandole di essere diversa. Perché non era come Cande? Perché preferiva la lettura, la pittura e gli animali ai ragazzi? Forse Justin aveva ragione a dire che non era normale. Forse... lui fece per andarsene.
«Aspetta!»
Si fermò un attimo senza voltarsi, come se dovesse decidere se restare o no. Poi si girò lentamente.
«Che c'è?» lei si obbligò ad avvicinarsi e gli si mise davanti. Aveva le gambe molli e si sentiva strana, come se stesse per vomitare.
«Sono capace di baciare. e... te lo dimostro.»
«Bene. Avanti, allora.»
Spostò il peso su un fianco come se vedesse questa scena tutti i giorni e si stesse già annoiando. Attingendo a quello che sapeva dai film, lei si chinò in avanti.
Non puoi sbagliare. Tieni le labbra morbide.
Respira profondamente. Piega la testa da una parte così non sbatti il naso contro il suo. Cavolo, e se gli do un colpo sul mento e lo faccio sanguinare? No, non pensarci.
Baciare è facile.
Niente di trascendentale. Una cosetta da niente...
Il suo alito sulle labbra era caldo e leggero. Alzò la testa e si fermò. Poi le labbra di lui toccarono le sue. Le scoppiò il cuore e provò una strana euforia. Il suo primo vero bacio. Quanto l'aveva temuto, per paura di non essere normale se non le fosse piaciuto! Adesso era finalmente una vera ragazza e non avrebbe più avuto dubbi sulla sua normalità.
Quando lui l'allontanò lentamente da sé, lei aprì gli occhi. I loro sguardi s'incrociarono. Si sentì travolta dalle emozioni, come sulle montagne russe quando provi paura ed eccitazione insieme. Trattenne il respiro e aspettò.
Una strana espressione attraversò il volto di lui. La guardava come se non l'avesse mai vista. Per un meraviglioso istante gli vide qualcosa nel profondo degli occhi, una vulnerabilità che non aveva mai mostrato a nessuno. Le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso.
Gli sorrise anche lei. Si sentiva al sicuro ora. Finalmente avrebbe smesso di ignorarla o di prenderla in giro. Era tutto diverso, adesso. Quello che aveva tenuto dentro e negato a lungo le uscì dalla bocca all'improvviso, senza pensare alle conseguenze.
«Un giorno ti sposerò.»
Non aveva pensato a come avrebbe reagito. Erano amici, e ora si erano anche baciati. Si fidava di lui. Aspettò che il sorriso si allargasse, che si mostrasse d'accordo, che il loro rapporto cambiasse dopo quel bacio perfetto.
Ma sul suo volto calò una saracinesca e il ragazzo che aveva appena baciato scomparve.
Poi Justin rise. Lei sbatté le palpebre, non capendo la sua reazione, ma quando lo guardò si sentì raggelare.
«Sposarmi? Questa è buona, La. Io mi sposerò con una donna vera, non con una mocciosa.»
Scosse la testa divertito, come se solo il pensiero lo facesse morire dal ridere. Ne avrebbe riso anche con gli amici. E con le vere ragazze che gli piacevano tanto. Lei rimase immobile a guardarlo, inorridita, incapace per una volta di rispondergli per le rime.
Quando smise di ridere disse: «Hai delle potenzialità, però. Con un po' di pratica potresti diventare brava a baciare. Ci vediamo, mocciosa». E se ne andò.
In quel momento, quando stava per diventare una donna, prese una decisione: non si sarebbe più fatta umiliare in quel modo, né da Justin né da nessun altro.
Gli unici affetti su cui si poteva contare erano quelli dei famigliari e delle amiche. Dei ragazzi non ci si poteva fidare, ed era abbastanza intelligente da farsi bastare la lezione.
Si mise a correre, dimenticandosi del gioco a nascondino e chiedendosi cosa fosse quel dolore al petto. Era ancora troppo giovane per capirne la causa. Anni dopo avrebbe finalmente capito. Le si era spezzato il cuore.

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