1. michigan

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Tyler.

L'aria fredda e pungente è sempre stata una cosa che odio di questo paese. Senza contare la pioggia, gli aghi di pino e la completa monotonia della gente. Ammetto di non essere il tipo da piccoli paesini o robe del genere, ma a volte mi piace venire qui per staccare dalla caotica Los Angeles.

Sono oramai tre mesi che non faccio altro che passare le giornate al computer sotto le coperte, e mamma è leggermente preoccupata.
«Tyler non vedi come sei pallido? Dovresti uscire un po'! Chiama Tate o chiunque tu voglia ma ti prego, fai un giro in città.» Aveva detto quella mattina, mentre era intenta a divorare un ciotola di cereali alla vaniglia e frutti di bosco.
Era da un po' di tempo che seguiva una dieta prescritta dalla sua nutrizionista, per perdere quei chili in più che la vecchiaia e 12 figli le avevamo portato. Non che fosse servito a molto.

Sospiro e raccolgo l'auricolare caduto a causa del sobbalzare del pullman; la prossima è la mia fermata.

Sto andando in città ad incontrare un mio vecchio amico di infanzia Tate, e la sua ragazza Olivia. Non avevo mai visto quest'ultima, da quando me ne sono andato da qui per il college, molte -davvero troppe- cose sono cambiate drasticamente; per esempio il paesaggio. Quando ero piccolo prendevo il bus per la scuola, e dato che credeteci o no avevo davvero pochi amici, forse due o tre, e non ero nemmeno così legato a loro, passavo il viaggio guardando il paesaggio.
Sarei stato ore lì ad osservare come i pini secolari lasciavano spazio a pianure sconfinate con qualche casetta qua e là, o ancora qualche fattoria dal tetto rosso. Amavo questo genere di cose.

Il pullman si ferma in un rumoroso brusio di freni e le porte si spalancano con uno sbuffo d'aria. Raccolgo il mio zaino ai piedi del sedile e salto dalla pedana del bus fino al marciapiede, qualche centimetro più in là.

Il cielo oggi è leggermente rosato, con qualche sfumatura di giallo; è bellissimo.
Il mio pensiero senza rendermene conto arriva ad una figura slanciata, davvero troppo slanciata, i capelli ricci che cadevano sulla candida fronte e gli occhi, due pezzi di mare.
Scuoto la testa nell'intento di mandare via la figura del ragazzo e mi avvio al bar, dove io e Tate avremmo dovuto incontrarci.
Sono parecchio nervoso a dire la verità, non vedo il mio amico da quelli che saranno anni oramai. Non so dire se il mio nervosismo sia dovuto a quello, o perché non ho mai parlato con un ragazzo della mia cittadina dopo che questa enorme cosa di youtube è accaduta proprio a me.

Apro la porta che cigola un pochino, forse con troppa enfasi, perché questa va a sbattere contro un tavolino. Raccolgo le bestemmie che il vecchio signore con il caffè rovesciato sul giornale mi lancia e borbotto qualcosa simile a delle scuse.

All'istante una voce mi raggiunge:
«Tyler, qui!» Seguo il suono e il mio sguardo cade su un ragazzo non troppo alto, gli occhi azzurri di un bel color cristallino, le labbra increspate in un sorriso e i capelli color mogano spettinati raccolti in un capellino giallo della Michigan State University.
Accanto a lui, con le mani intrecciate ci stava una ragazza, i capelli rossi erano raccolti in una lunga treccia e gli occhiali neri mi impedivano di cogliere il colore dei suoi occhi.

«Da quanto tempo che non si vede, mio dio, sei cambiato tantissimo!» Gli sorrido abbracciandolo leggermente.
«Tu invece sei uguale.» Ridacchio annusando quel profumo di lavanda che tanto mi mancava.
Ai tempi del college, io Tate e Korey, il mio migliore amico, condividevamo una stanza.

«Lei invece è Olivia.» Tate mi fa un gesto delle mani, indicando la ragazza alla sua sinistra.
Da qui potevo benissimo vedere i suoi occhi color miele.

«È un piacere conoscerti Tyler.» Dice stringendomi la mano, che le avevo porto. «Anche per me.» Olivia, di fronte a me, mi guarda divertita mentre imbarazzato mi sistemo il maglioncino. La ragazza aveva le mani più morbide che avessi sentito e gli occhi erano contornati solo da un filo leggero di matita.

«Tate, non le hai detto nulla delle tue avventure al college? Cara, abbiamo tante cose di cui parlare.» Olivia si lascia andare in una risata e insieme ci sediamo nel tavolino appartato che avevano occupato. Il bar era un posto piuttosto rustico, alle pareti vecchi pezzi di giornali e le cameriere portavano i pattini ai piedi.

«Allora Tyler, qui in città non si fa altro che parlare di te, il ragazzo che ha conquistato YouTube, woah, è davvero spettacolare.» Annuisco togliendomi un po' di pellicina dalle dita.

«Sai, naturalmente quando iniziai tutto questo non mi sarei mai aspettato un successo del genere, ma ora che ho capito che è questa la mia strada cerco di impegnarmi il più possibile.» Tate si limita ad annuire e a chiamare con la mano la cameriera, che poco dopo arriva con un block notes a portata di mano.

«Oh. Mio. Dio. Tyler. Posso avere un autografo? Ti amo tantissimo, aiuto i miei feels.» Alzo lo sguardo dal menù sul tavolo incontrando un paio di occhi neri.

***

Chiudo la porta alle mie spalle e mi lascio cadere sul letto. È stata una giornata divertente, Olivia e Tate sono così amabili.

Siamo stati interrotti parecchie volte da alcune ragazze, ma non li avevano disturbati. Non mi aspettavo di incontrare così tante fan, infondo siamo in Michigan.

La pioggia inizia a ticchettare sulla mia finestra, e poco dopo i lampi illuminano la stanza. Mi accorgo che sul pavimento giace una lettera, indirizzata a me. Allungo il braccio e la raccolgo. Esternamente non c'è nulla, se non il mio nome stampato in maiuscolo.

Jealousy [Troye Sivan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora