Capitolo 7

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Quando si richiuse la porta di casa alle spalle, chiuse gli occhi e appoggiò la testa alla porta. Sotto le palpebre rivide il verde smeraldo degli occhi di quello sconosciuto, che le invadeva la mente facendola sentire immersa nel vuoto. Sbatté più volte le palpebre, chiedendosi come fosse stato possibile catturare in quei pochi secondi quel particolare. Cercando di riscuotersi da quel dubbio, salì in punta di piedi le scale verso la sua camera facendo il minor rumore possibile per non svegliare i genitori. Chiuse la porta della sua camera e si lasciò cadere sul suo letto, muovendo le gambe per sfilarsi le ballerine blu che volarono in parti opposte della stanza. Controllò l'ora e vide che erano le 6:45 e decise di cercare di dormire per qualche altra ora. Ma ogni tentativo si rivelò inutile perchè ogni volta che chiudeva gli occhi per svuotare la mente, rivedeva gli occhi dello sconosciuto o si chiedeva chi fosse e cosa ci facesse nella palestra. Dopo almeno un'ora passata a rigirarsi nel letto, decise di alzarsi e andò in bagno per sciacquarsi il viso e darsi una sistemata ai vestiti e ai capelli castani annodati. Ritornata in camera ripensò per la 100esima volta alla sua mattinata, arrivando anche a supporre di aver immaginato tutto. Si sedette alla sua scrivania e si dedicò alla storia che, stranamente, era l'unica materia che le piaceva veramente e in cui eccelleva particolarmente. Il tempo volò e quando sentì la voce della madre al pian terreno, si accorse che erano trascorse diverse ore. Scese  le scale e, come aveva immaginato, trovò  la mamma intenta a pulire la cucina e  che quando la vide si sistemò le ciocche ambrate  dei capelli dietro le orecchie, rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi di incoraggiamento.-  buon giorno cara, dormito bene?- 
- benissimo- rispose falsamente afferrando una manciata di biscotti dal barattolo sulla credenza. - sai,prima ha chiamato l'ospedale, hanno detto che il dottor Rogers vorrebbe fissare degli appuntamenti per altri controlli-  ad un tratto Isabelle perse la fame. Aveva impiegato così tanto tempo per liberarsi dall'ospedale e dai dottori, e ora doveva ricominciare tutto da capo. - altri?- chiese   Speranzosa di aver capito male. - purtroppo si, ma non ti preoccupare sono sicura che non saranno più di una decina di visite-  una decina? E le sembrava poco? Scacciò quel pensiero e si sentì improvvisamente mancare l'aria. - vado a fare la doccia- disse in fine alzandosi, aspettò che la madre aggiungesse qualcosa ma quando non lo fece le voltò le spalle e risalì le scale fino al bagno. Nel bel mezzo della doccia, sentì il trillo del telefono che proveniva dalla sua camera. Chiuse il soffione della doccia, si avvolse i capelli ed il corpo intorno a due asciugamani e facendo una piccola corsa arrivò giusto in tempo per riuscire a rispondere.- pronto?- chiese infilando il telefono sotto l'asciugamano che raccoglieva i capelli. -Ehi Izzy sono Essie, che combini?-
- oh, niente di che stavo facendo la doccia-
-brava!Tirati al lucido che sta sera si fa baldoria!- disse con una serie di gridolini di eccitazione. - ehm,non ti seguo- disse Isabelle confusa - Dai, non dirmi che nessuno ti ha ancora detto niente!!- urlò stonandola ad un orecchio. - cosa dovrei sapere scusa?-
- stasera, c'è una festa da sballo a casa di uno del quinto anno!- rispose euforica. - Buon per lui, immagino- ribattè disinteressata - no, mia cara! Buon per noi! Hai idea di quanta gente popolare ci vada? E poi i ragazzi!!- squittì emozionata - immagino, e...  Ehm, tu ci vai?- chiese lei. - OVVIO scema! E ci verrai anche tu!- disse ad un tratto molto risoluta. - non penso proprio, non sono una da feste- ed era vero, non andava da così tanto tempo ad una festa, che non si ricordava neanche come fosse. Dopo 10 minuti di diverbi, visto che Essie non cedeva, Isabel le promise che almeno ci avrebbe pensato. Ed in effetti, non riuscì a fare altro: si chiedeva come sarebbe stato e come si sarebbe sentita se ci fosse andata. Magari, suppose, avrebbe conosciuto altre persone, ragazzi...
A quel l'ultima riflessione associò involontariamente il ricordo del ragazzo che aveva incontrato quella mattina. E, senza riuscire a bloccare quel pensiero, si chiese se sarebbe venuto.

Un giorno del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora