Nel weekend amavo andare nella lussuosa villa dei miei genitori, quella che mi avevano lasciato in eredità. Era quasi un paradiso. Ma non avevo mai avuto il coraggio di viverci, da quando sono morti. Non sono mai venuta a sapere come sono morti. Ogni parente mi diceva una cosa diversa, ed io non ci ho mai creduto. Ho avuto un trauma psicologico e per questo mi sono un po' allontanata da tutti, andando a vivere e a studiare nella Coast Seattle Accademy. Sono al quarto anno ormai, ed ho 18 anni. Sono stata rimandata l'anno in cui è successo il finimondo. E quindi, per cambiare aria, sono venuta qui.
L'aria di mattina è sempre molto fredda in questo periodo. Sono i primi di gennaio, una settimana che è iniziata la scuola. Scendo dalla macchina, salutando il mio autista, il signor Jack. E mi incammino verso la scuola. Sono una ragazza benestante, i miei genitori avevano un'azienda molto famosa che ora gestivano i miei zii. È lunedì mattina ed io non ho proprio voglia di andare a lezione. Prendo le chiavi, ed entro nella mia camera. Tutto normale, come sempre. «Mel» mi chiama la mia insolita compagna di stanza. «Dafne.» dico mettendo un po' di libri nella mia borsa. Mi spettavano due ore di filosofia, una di inglese, l'ora buca e un'ora di scienze. Bel lunedì. «È venuto qui un certo Cris, voleva vederti, ma gli ho detto che non c'eri.» mi dice uscendo dalla stanza. Sì, non avevamo quel bel rapporto che hanno tutte le compagne di stanza, lo ammetto. Nessuno delle due faceva cose disgustose, o puzzava, quindi ci stava bene così.
Decisi di raggiungere Cris ai suoi armadietti. Cris era l'unico amico che avevo da un paio di mesi. Nessuno quasi sapeva che eravamo amici, dato che stavamo di rado insieme. Ma quella sua visita mi aveva messo ansia, dovevo sapere perché era venuto a cercarmi. Mi incamminai per i corridoi dell'accademia. Erano tutti così finti. Non amavo socializzare con le persone, me ne stavo sempre da sola, e la cosa non mi dispiaceva affatto. Mi appoggiai sugli armadietti vicino a quello di Cris aspettandolo. Mi passò davanti tanta di quella gente guardandomi che avevo perso il conto. Era così strano vedermi vicino agli armadietti di un ragazzo? Sbuffai e presi il telefono trovandomi un messaggio di Cris. "Ma dove sei?" aveva digitato. "Al tuo armadietto coglione." Ma possibile che deve essere in ritardo proprio quando io ho qualcosa da dirgli?
«Ehm..» una voce mi fa girare di scatto. Il ragazzo che avevo davanti tossì e si mise le mani sui fianchi. «Wilson.» dice guardandomi beffardamente. «Bieber.» dico disgustata. Lui continua a guardarmi in quel modo strano. «Potresti levarti, per favore?» dice alzando un sopracciglio. Cosa? Dovevo levarmi solo per far piacere a lui? Non ci pensare proprio. «E perché dovrei, scusa?» dico ancora più acidamente. Lui ride e si avvicina. «Sei appoggiata sul mio armadietto, e dovrei prendere i libri, anche se non vorrei far lezione.» mi dice ad un soffio dal mio viso. In quel momento mi sposto e lo guardo ridere aprendo l'armadietto. Che figura di merda, sul serio. Nello stesso momento in cui sto per rispondere a Bieber, si presenta Cris, che saluta Bieber in modo amichevole e poi dopo apre l'armadietto vicino al suo. «Mel, ti stavo cercando.» mi dice Cris, prendendo il libro di algebra. «A dopo Bieber.» gli dice Cris, e poi dopo avanza di qualche metro verso di me. Bieber va via ancora ridendo per quella buffa situazione. Mi sento in imbarazzo fino al collo, cioè.. IL RAGAZZO PIÙ ODIOSO DELLA SCUOLA MI HA CHIESTO DI SPOSTARMI DAL SUO ARMADIETTO PERCHÉ IO CI ERO APPOGGIATA SOPRA? Non ci posso credere. «Hey, tutto bene?» mi dice Cris sorridendomi. Oh sì che va tutto bene, va tutto benissimo, alla grande. «Sì Cris, scusami. Cosa volevi dirmi quando mi sei venuto a cercare?» gli dico guardandolo distrattamente. «Hanno aperto una nuova discoteca qui vicino all'accademia, ho i biglietti gratis. Ci andiamo?» mi dice sorridendomi a 32 denti. Annuisco, infondo cosa potrebbe andar storto se per una sera invece di finire uno dei miei libri vado a divertirmi un po' con un nuovo amico? Spero nulla di grave. «Ci vediamo dopo, allora.» mi dice andando via. Io mi reco alla mia classe di filosofia, e mi siedo ad uno dei miei soliti posti. Infondo alla classe, ultimo banco. La prof entra, e tutti si siedono ai loro posti. Vicino a me non c'è nessuno, per fortuna. «Buongiorno ragazzi, oggi vorrei introdurre Shakespeare, perciò prendete il libro a pagin-» la voce fastidiosa della prof viene interrotta da un bussare alla porta. La prof va ad aprire ed entra un ragazzo con cappuccio in testa. «Scusi il ritardo, prof.» quella voce si girò verso i banchi per cercarne uno vuoto ed è in quel momento che vidi Bieber guardarmi. Perché mi stava guardando ora? «Bieber, quando ti decidi ad accomodarti? L'unico posto libero è vicino alla signorina Wilson, perciò vai, non c'è nessun imbarazzo della scelta.» disse la prof sedendosi, e mettendo gli occhiali sul naso. Bieber sbuffò sonoramente, e si venne a sedere vicino a me. «Ben ritrovata, Melanie.» dice in modo acido e freddo. «Ciao Bieber.» lo guardo schifata. Non mi faceva piacere neanche un po' stare vicino ad un essere così spregevole, ma dovevo. «Senti Bieber, non fa piacere neanche a me essere qui vicino a te, perciò se vogliamo rendere il tutto più facile e se non ci vogliamo far sgridare dalla prof, cerca di ignorarmi e lasciami in pace.» gli dico leggermente infastidita dalla sua presenza. Lui sorride in modo strano, e poi si avvicina al mio orecchio. «Okay, Wilson. Sarò il tuo peggior incubo.» mi dice, allontanandosi poi da me.
Che bell'inizio di giornata, settimana, anno e vita. Sospirai seccata, e mi lasciai cadere le braccia lungo i fianchi. Ti odio, Justin Bieber.Buongiornooo.
Ok, questa è la mia prima storia che scrivo quindi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. È l'inizio, per questo il capitolo è un po' corto, i prossimi saranno decisamente meglio.
-mel.
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Don't go away from here.
Teen FictionLui sorride in modo strano, e poi si avvicina al mio orecchio.<<Okay, Wilson. Sarò il tuo peggior incubo.>> mi dice, allontanandosi poi da me. Che bell'inizio di giornata, settimana, anno e vita. Sospirai seccata, e mi lasciai cadere le...