Capitolo 2.

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Non riuscivo più a sopportare lo studio. Avevo l'ora buca, quindi potevo tranquillamente uscire fuori a fumarmi una sigaretta. Frugai tra le cose nella mia borsa, e non c'erano. Non era possibile, non trovavo le mie sigarette. Ritornai indietro, andando verso la mia stanza. Dovevano sicuramente essere lì. Entrai velocemente frugando tra le mie cose, non potevo averle perse, no no no. Non potevo assolutamente comprarle. Avevo la mia scorta personale che compravo a volte nei weekend, e quello era il mio ultimo pacchetto rimasto e dovevo farmelo durare per un bel po'. «Che cosa cerchi?» una voce alle mie spalle mi fece spaventare. «Cose mie.» dico acidamente. Cosa non avevo ancora controllato? Il letto! Cominciai a frugare all'interno del letto e ai lati. «Ci siamo alzati col piede sbagliato oggi Wilson, o no?» mi dice quella voce. Aspetta un momento, ma io conoscevo quella voce. Non poteva essere vero, non poteva piombare anche nella mia stanza a rompere i coglioni. «Bieber esci immediatamente dalla mia camera.» dico puntandogli il dito contro. Lui ridacchia e si avvicina alla mia scrivania, poi prende un pacchetto, ne estrae qualcosa e si accende una sigaretta. Ma cosa... Quelle sono le mie sigarette. «Sai, avvisami quando al campus introducono stanze singole.. Qui ci vive anche Dafne, ed io sono suo amico.» mi dice sedendosi sul davanzale della mia finestra. «Hai anche preso una delle mie sigarette.. Ma perché devi sempre rompere i coglioni?» gli dico prendendo il mio pacchetto di sigarette. Lo metto in borsa, così non lo perdo più. «Dovresti imparare a condividere con i tuoi cari amici.» mi dice facendomi l'occhiolino. «Ma io non voglio condividere con te..» dico io furiosa. Ero rossa di rabbia, mi faceva andare al manicomio. «Si da il caso che io abbia già finito la mia sigaretta, mentre tu sei ancora lì che perdi tempo, e l'ora buca sta per finire.» mi dice facendomi l'occhiolino. Poi fa l'ultimo tiro, e butta la sigaretta finita fuori alla finestra. «Io non ti sopporto.» dico, uscendo dalla stanza sbattendo la porta. Ma chi si crede di essere? È solo un fighetto con gli occhiali che è famoso solo perché gli stanno dietro 8392918273 mila ragazze. Mi reco fuori per fumare in santa pace. Oh, perfetto! Mi erano rimaste cinque sigarette. Non potevo mai farcela tutta la settimana. Quel coglione di Bieber. Non lo sopportavo, mi rendeva la vita un'inferno. Era una persona disgustosa, spregevole, maleducata, lunatica, bipolare. E chi più ne ha più ne metta. Stava sempre nella mia camera con Dafne, sempre a rompere i coglioni in classe, e stamattina me lo sono ritrovata anche agli armadietti. È nato per rovinare la vita a Melanie Wilson. Aspiro a fondo la nicotina e sento il bruciore alla gola, come sempre. Che sensazione di sollievo. Butto la sigaretta finita, e mi reco in camera a prendere i libri per l'ultima ora. Entro e noto tutto al suo posto. «Dafne?» urlo. Nessuna risposta. Perfetto. Dafne non andava quasi mai a lezione, rimaneva sempre in camera.  E non so il perché, dato che solo quest'anno l'ho conosciuta. E non m'interessa neanche, sinceramente.
Io e la mia solitudine ci mettiamo a braccetto e ci rechiamo in aula, stressante..
Era l'ultima ora, l'ora di arte. Il prof era molto carino ed era anche giovane, insomma, quei prof che ti tentano con un solo sguardo. Ma sarà sposato, dai. E allora? Questo mi vieta di sognarlo sul mio letto mentre mi spiega la storia di Picasso sui suoi pettorali? Smettila, mel. Hai una dignità. OK, basta veramente. Sto diventando ridicola. Sbuffo rumorosamente entrando in classe ed andando al mio solito banco.. in fondo, finestra.
Noto con tantissimo entusiasmo che su quel banco ci sono libri. E delle penne. E una matita. E un libro di arte.
Aspetta.. un attimo... quello è il mio banco. Chi si è permesso di mettersi al mio banco?
Alzo lo sguardo imbestialita, e la cosa che vedo, mi da ancora su i nervi. C'era Bieber, seduto al mio banco, con Dafne, vicino a lui.
QUELLO È IL MIO BANCO.
«Bieber, che ci fai sul mio banco? Spostati, per piacere.» per fortuna un po' di calma mentale mi era rimasta e uso quella per rimanere il più tranquilla possibile. «Che te lo sei comprato, Melanie? Sono arrivato prima io, e mi ci sono seduto io, qual è il tuo problema?» esclama con quella faccia tosta. Giuro che lo ammazzo.
Non riesco neanche a pronunciare a, che entra il professore e cerco un posto libero vicino a qualcuno di accettabile. Giro lo sguardo e puf... MIRACOLO. C'era un banco senza nessuno vicino. Corro a sedermi e sorrido soddisfatta, fanculo, Bieber.
Lo sento ridere da lontano con Dafne, guardandomi. Ok, non me ne frega nulla. Sorrido aprendo il quaderno degli appunti e la lezione inizia. Il prof è sempre più affascinante, dio. Capelli ricci e mori, occhi verdi, alto e muscoloso. Lo voglio per Natale.
Mi metto a prendere appunti, è sempre un piacere studiare con prof fighi.
Inizio a scarabocchiare sul foglio e disegnare cose strane, mi annoiavo a morte.
«Wilson, è sveglia?» persa nei miei pensieri, sento una voce. Alzo lo sguardo, mio dio ragazzi, che profilo perfetto, da copertina. «Ehm...  uhm...» ero imbambolata «Certo, professor Derek, cosa le serve?» dico sorridendo incertamente. Sembravo una cameriera di un fast food fallito. Cazzo, ma ero scema?
Lui ride e mi fa notare che in classe eravamo praticamente solo io e lui. Ma che cosa? Era già suonata la campanella ed io non me ne ero accorta? «Mi scusi, professore. Ero immersa nei miei pensieri.» sorrido e mi alzo raccogliendo tutte le mie cose. Lui torna alla cattedra e anche lui, mette a posto le sue cose. «Arrivederci, professore.» uscendo, mi tiro la porta e l'ultimo sguardo che ci diamo sembra quasi folgorante, sembra di toccargli i riccioli che gli cadono sulla fronte. Chiudo la porta e sospiro. Bene, non posso continuare ad andare dietro al professore di arte per sempre. Torno in camera per posare la cartella, stava diventando pesante portarla tutto il giorno.
«Allora.. il professore.. ti piace, eh?» sento una voce dietro di me. Mi giro scioccata. «Cosa?» il ragazzo che era davanti a me non aveva proprio capito con chi aveva a che fare. «Si vede, Mel, su.. » ridacchia e mi da una pacca sulla spalla. «Cris, tesoro mio.. i tuoi genitori, ti hanno mai insegnato a farti tre quarti di cazzi tuoi?»  sorridendo ironicamente, inizio a camminare verso il dormitorio. Lui ride e mi segue. Ma che vuole questo mo? «Mi sembravi quasi la principessa sul pisello che si innamora del principe azzurro» queste parole le dice incrociando le mani e guardando in alto ridendo.
Incazzata avanzo il passo andando in camera, sempre più spedita per fumarmi una bella sigaretta sul davanzale della mia finestra. Ti devi contenere Mel, ricorda. Corro così veloce che neanche lo sento più, solo da lontano il mio nome ripetuto un paio di volte.
Che strazio, vivere con persone così idiote. Finalmente, fuori camera mia. Prendo le chiavi e apro.
Che bello, non c'è nessuno. Vado dritta in bagno a farmi una bella doccia calda.  «C'è qualcuno per caso?» sento una voce maschile di la.
Non me ne importa proprio, questo è il mio momento relax. Mi insapono i capelli, le cosce, le braccia...
BUM
un suono, di quelli forti, mi fa svegliare totalmente dal mio momento relax. Mi sciacquo velocemente e metto un accappatoio.
«Che cazzo sta succedendo? Ma non si può stare un po' in pace? CAZZO, 5 MINUTI CHIEDO, NON DI PIÙ.» urlo contro la persona che avevo davanti. Non solo era qualcuno di insopportabile ma aveva anche rotto una lampada a cui io tenevo molto.
Lo guardo stringendo i pugni in basso e con aria molto incazzata. « Bieber. Bieber. BIEBER.» non può essere. Perché deve sempre stare in mezzo?
Perché è nato per rompere il cazzo a Mel?

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