Prologo

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I passi si ripetevano ritmicamente, ormai da più di un'ora quando passai, forse per la milionesima volta, davanti al lago di Avalon.

Mi fermai mentre un camion mi passo di fianco e il guidatore mi squadrava stranito pensando che fossi un barbone vagabondo, in quanto ne avevo l'aspetto.

Piano piano mi avvicinai all'acqua limpida, dove al centro sormontava l'isolotto con una pietra costruita dagli scii ancora prima della mia nascita.

Vicino alla riva Mi sedetti lentamente, chiusi gli occhi ripensando con malinconia, al momento in cui avevo dovuto salutare il re di Camelot, nonché mio migliore amico: Artù Pentdragon.

Avevo impiegato un bel po' a superare la sua morte e non ero certo stato d'aiuto a Ginevra con la mia tristezza.

Dopo la sua morte, infatti ero tornato a Camelot per confermare la sua morte ed ero restato giusto il tempo per istruire il figlio di Guen e Artù nei suoi primi otto anni.

Si, perché nonostante la morte di Artù, qualche settimana prima la reale coppia aveva concepito il re che venne dopo e che proseguì la dinastia dei Pentdragon.

Non mi interessai più di tanto alla famiglia reale dopo la morte di Ginevra anzi, ne perdei completamente le tracce quando capii che la mia ricerca non mi avrebbe portato da nessuna parte restando lì.

Purtroppo, non avevo ancora trovato colui in cui era rinato lo spirito di Artù, così come mi aveva detto il drago alla morte di quest'ultimo; ma ero ritornato in quel luogo dopo più di 700 anni per un motivo.

Il motivo é che una voce mi aveva parlato, dicendomi che l'erede sarebbe arrivato e che Albione non avrebbe aspettato molto per ricrearsi.

Mi rialzai con fatica, in fondo ero niente di più che un vecchio. Sì, un vecchio con incredibili poteri magici.

Un vecchio che tutti conoscevano a quanto pare. Un vecchio chiamato dai druidi Hemris e dalle altre persone Merlino.

L'Eredità di ArtùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora