-Posso uscire con Alan?
Hai chiesto durante il film. Ho guardato che ore erano, prima. Era poco più delle dieci di sera.
-Ma...è tardi adesso.
Ho risposto. Tu mi hai guardata con occhi grandi, e sono riuscita a vedere quel raro color azzurro chiaro che si forma nei tuoi occhi solo quando fuori piove.
-E piove.
Ho aggiunto. Tu hai abbassato lo sguardo con un broncio e hai iniziato a giocare con le tue dita. Sospirai e mi avvicinai a te.
-Qualcosa non va?
Ho chiesto, ma non appena hai sentito la mia presenza vicina, ti sei allontanata di pochi centimetri, quasi infastidita.
-Non posso vederlo, e non mi ha chiamata in questi giorni.
Hai detto, non incontrando ancora il mio sguardo. Che tipo di ragazzo era, che si dimentica della persona che ama dopo una settimana che sono usciti? E poi, ora che ci penso, non uscite da quel giorno che vi sono venuta a prendere in biblioteca. Non hai voluto più andarci, avevi detto che era noioso.
-Perché non lo chiami tu?
Ho proposto. Odiavo me stessa sapendo che ti stavo cercando di aiutare nella tua relazione, ma volevo solo che tu eri felice. E se la tua felicità era con Alan, allora me ne farò una ragione.
-Non mi va.
Hai risposto.
-Tanto non risponderà, si sarà già dimenticato di me.
Hai aggiunto, e alla fine della frase, la tua voce si era rotta e hai iniziato a piangere. Odio vederti così, soprattutto se quelle lacrime sono per uno stupido ragazzo come Alan.
-Hey, va tutto bene.
Ho detto. Non appena tirai su una mano per mettere il tuo viso nel mio petto, esitai, pensando che forse non volevi il mio aiuto. Mi limitai a posare una mano sulla tua schiena. E basta. Niente di più e niente di meno.
-Va tutto bene.
Ho ripetuto, sussurrando. Hai tirato su con il naso e ti sei alzata, cellulare in mano.
-Lo provo a chiamare.
Hai mormorato. Sospirai. Se chiamare significava vederti sorridere, allora sarei felice.
Hai digitato il suo numero e dopo qualche squillo, hai sorriso.
-Hey, Alan.
Hai detto. Sei uscita dal salotto e sei andata in camera nostra. A quanto pare, non volevi nemmeno la mia compagnia. Ed è stato strano, ritrovarmi lì, nel salotto, con te nel piano di sopra a parlare con una persona che ami, sola. A piangere. Mi sono messa le mani in faccia e ho asciugato quelle lacrime che stavano scendendo lungo le mie guance.
Non posso credere che tu eri la ragione per cui stavo piangendo. A cosa stavo pensando? Tu sei di sopra, potresti scendere da un momento all'altro, e magari ritrovarmi qui con le mani in faccia a piangere. Non era quello che volevo, così cercai di riprendermi. Dovevo andare avanti.
-Calmati.
Ho sussurrato a me stessa, prendendo un respiro profondo. Dopo altri tre respiri, e una convinzione mentale che ce la potevo fare e che stavo bene, mi sono alzata e ho salito le scale.
Appena sono arrivata nel piano superiore, ho trovato la porta della camera da letto chiusa. Così, per correttezza, ho bussato.
-Avanti.
Hai detto con una voce strana. Esitai un secondo, per poi aprire la porta lentamente ed entrare nella stanza.
-Taylor? Che succede?
Ho chiesto, non appena ti ho trovato sotto le coperte con le lacrime agli occhi.
-Lui...si è dimenticato di me.
Hai singhiozzato. E lì, non ho esitato. Ero stufa di fingere, io sono innamorata di te, e questo non cambierà tanto facilmente. Sono salita sul letto e mi sono messa sotto le coperte. Ti ho preso il viso tra le mani e ti ho asciugato le lacrime.
-Non è lui, quello giusto.
Ti ho sussurrato all'orecchio. Ti ho preso fra le mie braccia, e tu non ti sei tirata indietro. Hai afferrato con le tue piccole mani le estremità della mia camicia da notte, singhiozzando.
-Va tutto bene.
Ho mormorato fra i tuoi capelli. Ti ho accarezzato i capelli e tu hai messo una mano attorno al mio collo, portandomi vicina a te.
-Va tutto bene, Tay.
Ho sussurrato di nuovo. Pian piano, i tuoi pianti si sono ammutoliti e hai alzato il tuo viso timidamente.
-Karlie?
Mi hai chiamato, tirando su con il naso. I tuoi occhi guardavano prima i miei e poi le mie labbra, come se per decidere di fare qualcosa.
Ho strofinato una mano contro la tua schiena, e tu ti sei rilassata. Infine, ho annuito, dicendoti silenziosamente che tu potevi parlare.
-C'è qualcosa che no--
-Io credo di essere innamorata di te, Karlie.
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Looking For You Again
FanfictionA volte è un bene avere paura. Significa che hai ancora rimasto qualcosa da perdere. [Karlie Kloss x Taylor Swift. I fatti non sono mai realmente accaduti. Storia ispirata dalla canzone Looking for you again di Matthew Perryman Jones.]