Mi riaffacciai da quella stessa finestra dopo circa due anni.
Ciò che riuscii a vedere è davvero poco, poco definito, poco colorato, coperto da un velo bianco, circoscritto in una finestra oramai vecchia, frastagliata, opaca.
Quella stanza era ancora lì, un po' ammaccata, impolverata, di un castano oramai spento,
sempre lei.
Avevo quasi dimenticato quell'odore così forte.
L'odore del legno mi faceva sentire a mio agio e mi faceva ancora lo stesso effetto,
nonostante tutto.
Nonostante fossero passati infiniti monotoni giorni. Non ebbi il coraggio di fare niente, mi sentii bloccata dietro quella finestra, fuori quella stanza. Sentivo così tante emozioni, avrei poter voluto fare così tante cose, avrei voluto molti più giorni a disposizione. La paura ti salva, ti salva sempre. E quella volta probabilmente mi salvò da quell'enorme foresta che mi avrebbe divorata per l'ennesima volta. Che mi avrebbe distrutta, che mi avrebbe plasmata col vuoto, col niente. Lo cercai, un po' come quando cerchi qualcosa tra vecchie scartoffie, un po' come quando cerchi qualcosa da mangiare e non sai di cosa hai voglia, un po' come quando cerchi una risposta, e non la trovi.
E non lo trovai.
Forse perché ciò che cercavo l'avevo già trovato da tempo, forse perché non volevo cercarlo.
Forse perché, in realtà, sapevo già cosa avrei ritrovato. Troppo, infinito, amato, vissuto, logorato amore.
Lo portai sempre con me, come quell'inchiostro sulla pelle, come quelle parole, come quella stanza. Certe persone ti entrano fin sotto la pelle, dentro le ossa, e non sai se sei più loro o tu. Non sai distinguerti, non puoi più cacciarle via.
Quando non fui più in grado di restare, decisi di andar via.
Andai via con qualche pezzo in meno, un po' come quando esci di casa con la sensazione di aver dimenticato qualcosa, un po' come quando dimentichi quello che stavi per dire, la domanda che volevi fare.
Avrei voluto avere più giorni, e li avrei voluti anche per noi.
Mi mancherai per tutta la vita.
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Memorie di una fragola d'inverno
Short StoryFeci il quadro della mia vita e lo osservai come facevo di solito con la luna. Apparivano entrambi diseguali, scabre, ripiene di cavità e di sporgenze.