Capitolo Quinto

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Delle ore successive Fanny ha solo una serie di ricordi confusi, un po' come quando si ha la febbre alta o ci si risveglia dopo un lungo incubo. Fu strano come una parte di lei, in modalità assolutamente automatica, riprese a fare le cose di sempre, accendere l'auto, inserire la marcia, immettersi dando la precedenza, imboccare l'uscita giusta. Un'altra parte, però, rimase come immobile e congelata al momento prima in cui Matteo le rivelasse la verità, come se scendere a patti con quello appena successo fosse troppo doloroso.

Appena salita in macchina, con l'ultimo briciolo di razionalità, chiamò la madre. Sentire la sua voce, con la deliziosa inflessione francese, la fece scoppiare in un pianto a dirotto.

"Mamma...il matrimonio non si fa più..."

"Che c'è tesoro...non sei più convinta del vestito? Vuoi che andiamo dalla sarta?"

"Non hai capito. Matteo mi ha lasciata. Ha detto che non vuole passare la vita con me"

"Stai scherzando vero?"

"No mamma, affatto. Senti mamma...io non riesco ad avvertire gli invitati. Non ce la faccio proprio. Non è che potete farlo tu e papà?"

"Tesoro, certamente...dove sei ora? Ti raggiungiamo...".

Nel giro di qualche minuto sua madre aveva dato disposizioni a suo padre su come contattare famigliari ed amici e, nello stesso tempo, era rimasta in linea con lei assicurandosi che arrivasse a casa sana e salva.

Sua madre era sempre stata un modello per lei, una di quelle persone in grado di fare tutto e di farlo pure bene. Madre affettuosa, attenta e stimolante, moglie complice, innamorata e anche bellissima, geniale nel proprio lavoro. Era nata a Parigi, da madre algerina e da padre francese, un diplomatico che a causa del proprio lavoro si spostava di continuo ed era cresciuta un giro per il mondo: Libano, Stati Uniti, Inghilterra e molti altri posti ancora. L'infanzia girovaga l'aveva resa una cittadina del mondo lasciandole un ecclettismo e un gusto che, più tardi, l'avrebbe resa geniale nelle proprie creazioni. Quando aveva 14 anni il nonno decise che era tempo di stanziarsi e, senza remore, abbandonò la carriera nelle ambasciate e si stabili in Provenza, dove divenne il rettore di una prestigiosa università. La mamma di Fanny, finito il liceo, tornò a Parigi per studiare architettura e, una volta laureatasi, iniziò a disegnare mobili, ispirandosi a tutto quello che aveva visto, sentito e appreso durante gli anni all'estero. Fu proprio la sua attività che le fece incontrare l'amore della sua vita ovvero il padre di Fanny. Ultimo discendente di una generazione di antiquari di Arezzo, Enzo, aveva ereditato dai propri avi l'amore per i mobili antichi. I due si conobbero, infatti, proprio durante una fiera e non si lasciarono più.

Decisero di andare a vivere a metà strada tra la Provenza e la Toscana e si trasferirono sul Lago di Como, dove aprirono un negozio di antiquariato con laboratorio di restauro annesso. Fanny nacque poco dopo e il resto lo sapete. I suoi erano sempre stati un modello di coppia felice e affiatata, nel lavoro cosi come in casa. Aveva sempre sperato di emulare il loro esempio, specialmente dopo l'incontro con Matteo...ma evidentemente aveva fallito.

Quando era rientrata in casa si era buttata subito a letto, con le coperte tirate sopra la testa e la sola compagnia di Tito. Era stata svegliata qualche ora più tardi dalle carezze di sua madre che, fortunatamente, non aveva fatto troppe domande, limitandosi ad abbracciarla.

Il suono del campanello l'aveva fatta sobbalzare. Sperava che fosse Matteo, magari aveva cambiato idea. Non immaginate la delusione quando, invece che il suo amore, vide i riccioli di Susanna. Mentre i suoi la fecero entrare si diede comunque una sistemata: non voleva certo apparire come la derelitta mollata a un giorno del matrimonio.

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