Capitolo Sesto

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Il suono della sveglia irrompe nel silenzio del primo mattino, un silenzio reso ancora più ovattato dal manto candido di neve che ricopre tutto quanto. Tito, con un occhietto aperto e uno chiuso, aspetta che Fanny si alzi per la dose mattutina di coccole.

"Amore...buongiorno. Solo cinque minuti che poi dobbiamo preparaci per andare in città".

Tenendolo in braccio si avvicina alla finestra e nota, con un certo fastidio, che i cumuli di neve sono aumentati.

"Mi sa proprio che ci tocca prendere la corriera. Antonella non è adatta a questo clima".

Antonella è la sua auto, una 500 cabrio color carta da zucchero. Nonostante suo padre le avesse fatto installare le migliori gomme invernali, non sarebbe mai riuscita ad arrivare incolume a Trento. Fortunatamente, dalla piazza del paese, c'è un autobus che sarebbe partito alle otto e mezza.

Fanny scende a piano terra, accende la stufa e prepara la pappa per per Tito. Per lei solo un caffè, avrebbe fatto poi colazione in un bar carinissimo vicino allo studio della psicoterapeuta. Lo squillo del campanello la fa sobbalzare.

"Ma chi può essere a quest'ora?" chiede a voce alta. Indecisa se aprire o meno, sente una voce inconfondibile che la chiama.

"Muoviti, si congela qui fuori".

O no, la vicina pazza. Ma che voleva ancora?

Svogliatamente apre la porta e quando la vede...rimane letteralmente senza parole. Che ne è stato della donna sciatta e decadente che ha soccorso il giorno prima? Al suo posto oggi c'è una specie di vamp che potrebbe tranquillamente essere uscita da un ufficio di San Babila. Indossa una splendida pelliccia, una Kelly arancio e ha i capelli perfettamente arricciati in deliziosi boccoli. Anche il colore è diverso: un biondo delizioso, tendente al miele.

Senza tanti complimenti la signora entra e davanti al suo sguardo sbigottito fa un gran sorriso.

"Sono figa vero? Non c'è bisogno che me lo dica. Su dai. Preparati. Ti porto io in città...mica puoi andarci con quella carretta. Mentre ti aspetto mi faccio un caffè con Tino...".

"In realtà si chiama Tito..."

"E' lo stesso. Ah...per una volta mettiti qualcosa di carino. Non puoi andartene sempre in giro con la tuta e quegli orribili stivali pelosi. Mi sembri una turista americana in coda agli Uffizi".

Sbuffando si avvia verso la sua camera. Quella donna è davvero impossibile. Ma è altrettanto impossibile contraddirla.

Davanti all'armadio ha un attimo di esitazione. Voleva vederla carina? L'avrebbe accontentata.

Afferra un Missoni con l'orlo a frange, un capottino in cashmere e un paio di biker con le borchie. Per completare il tutto aggiunge un po' di bijoux e una sapiente passata di trucco.

Soddisfatta osserva la sua immagine allo specchio e sul suo volto compare un'espressione di felicità. Era da quel giorno che non si sentiva cosi bella.

"Sono pronta, urla dalle scale".

"Finalmente sei presentabile. Si. Passabile. Ora possiamo andare. Tino...sei pronto"?

"In realtà si chiama Tito..." ripete Fanny, ma la donna non la ascolta nemmeno. Il suo cagnetto le trotterella dietro come se non avesse fatto altro da tutta la vita.

Davanti a casa un enorme fuoristrada nuovo di zecca le aspetta. Gli interni sono bellissimi, in pelle bianca e ovunque ci sono monitor e lucine. Sembra di stare su un aereo.

La vicina ha ripreso a parlare.

"Prima regola se si vuole abitare in un posto dimenticato da tutti: serve un'auto adatta. Quando avrai finito la seduta, ti porto da un caro amico che vende SUV usati. Magari ha qualcosa per te. Non penserai che ti faccia sempre da taxi, vero?"

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