Progresso o regresso?

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L'uomo vive in società sin dai tempi primitivi: fa parte dell'istinto della specie quello di rimanere coeso in un nucleo (famiglia, tribù, villaggio, paese, città, metropoli) e provvedere in modo ordinato ai bisogni della comunità.
La ricerca di stabilità ed equilibrio fa parte della natura umana, spinge a creare le condizioni per lo sviluppo e la crescita della popolazione.
Non deve quindi stupire se, davanti a rapidi cambiamenti nel mondo che le circonda, molte persone si trovano confuse e disorientate: il loro equilibrio è stato alterato, la realtà in cui credevano nel giro di qualche anno si è ribaltata e tutto sembra dire "futuro"; di questa nostalgia per i tempi passati è un esempio il sociologo Tamburrano con Il cittadino e il potere*, in cui rimpiange i tempi passati e critica il progresso.
È indubbiamente vero che la corsa al domani sta creando nuovi modelli di vita: la famiglia è quella di città con i fast food, orari da rispettare e ritmi frenetici da sostenere, la smania di produrre e di essere consumatori a nostra volta sta prendendo il sopravvento, un grattacielo copre le sfumature del tramonto e le luci della vita notturna sbiadiscono il tenue bagliore delle stelle; tutto ciò, sommato ad un inevitabile inquinamento globale che sta portando il mondo alla putrefazione, è qualcosa di terribile e da fermare assolutamente.
Questo però è un nuovo presente.
È il tempo della ricerca scientifica e tecnologica, delle rivelazioni in capo medico e delle riforme (ed è anche corretto pensare che nulla di tutto questo si sarebbe potuto realizzare senza le grandi menti del passato).
Ora come allora si lotta per un mondo più equo, affinché la voce di tutti venga ascoltata.
Una delle più grandi critiche alla società contemporanea riguarda la comunicazione, che però non manca: è solo diversa, universale. In pochi secondi con un click è possibile inviare un file dall'altra parte del globo e i giovani non hanno smesso di parlare tra loro: hanno solo scelto nuovi mezzi.
Grazie ad internet si sono aperte le porte del mondo, dell'informazione, delle notizie in tempo reale e, perché no, anche della disinformazione: ricercare notizie online non è meno attendibile di quanto lo fosse ascoltare i pettegolezzi sotto l'albero di Cracovia del 1700.

Come ogni strumento, anche questo deve essere usato propriamente.
Il world wide web è tristemente noto per essere, oltre alla sede virtuale di Wikipedia e Treccani, anche un luogo dove i contatti per questioni illegali proliferano, a partire dal mercato del sesso e della droga, fino al divertimento e allo svago a tutti i costi: un vero e proprio Paese dei Balocchi in cui il cervello si atrofizza e perde cognizione del tempo tra un video di gattini e l'altro (studi psicologici dimostrano anche come un uso smisurato possa provocare deficit di attenzione ed empatia), ma anche il mezzo attraverso cui la società ci controlla.
Basta un secondo per accettare i temrini e le condizioni di qualsiasi social network e venderci: un attimo e le nostre foto, i nostri dati e la nostra identità non ci appartengono più. Smettiamo di ragionare, diventiamo bambini e nel giro di poco sappiamo dire solo "mi piace" e "non mi piace": non c'è tempo per fermarsi, riflettere e formulare un pensiero più ampio perché i nostri impellenti doveri ci chiamano (o un nuovo video di animaletti buffi cattura la nostra attenzione e la brama è tale da non potervisi opporre).
Le macchine, però, stanno sostituendo l'uomo anche nel lavoro, spesso migliorandone le condizioni (ne sono un esempio le catene di montaggio, che rendevano automi gli operai) e stimolano la formazione di nuove figure professionali come il tecnico, il meccanico, l'ingegnere.
Nonostante ciò, anche sotto questo punto di vista non è tutto oro quello che luccica: gli ebook porteranno all'estinzione del libro cartaceo? Sarebbe un bene perché meno foreste sarebbero disboscate o un male perché decreterebbe la fine di librerie e biblioteche?
Nessuno può sapere a che cosa porteranno queste innovazioni; se il riscaldamento globale causato dall'inquinamento provocherà un disastro ambientale e allora realizzeremo che la vera felicità, come scrissero i poeti latini, sono la quiete e la semplicità del mondo rurale (e a questo punto a chi servirebbe la cura per il cancro, se tanto senza radiazioni né polveri sottili si elimina il problema? "Basta con le sperimentazioni sugli aninali!" gridano gli ambientalisti, "Anche mangiare carne è un crimine!" replicano i vegani), un compromesso è forse possibile: progresso e rispetto dell'ambiente, della morale e delle tradizioni possono coesistere in una realtà in cui ognuno ha spazio per essere se stesso e coltivare le proprie passioni senza essere discriminato per le scelte che farà sul suo futuro e nonostante sesso, razza, religione e orientamento sessuale e potrà godere di pieni diritti.
Il tanto sospirato passato non è così perfetto come viene talvolta rappresentato: nel Medioevo veniva esercitato spesso un potere autoritario e violento; con l'Inquisizione le censure e i limiti all'espressione del pensiero erano all'ordine del giorno e non esisteva tolleranza; le donne venivano accusate di stregoneria e messe al rogo; si moriva di tifo, di parto e di peste; Galileo fu costtetto all'abiura nel 1633 e, senza andare troppo lontano, le donne non ebbero il voto prima del 1945; in Italia non c'era una Costituzione rigida fino al 1947 e nello stesso anno venne abolita la pena di morte; la schiavitù era lecita e apprezzata in quanto segno del benessere economico del padrone fino alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo da parte delle Nazioni Unite nel 1948; l'omosessualità era una malattia mentale per il DSM fino al 1973; nei manicomi i pazienti erano sottoposti a vere e proprie torture fino al 1978 con la legge Basaglia.
Il futuro, dunque, nom può che essere migliore: basta che le persone non smettano mai di lottare per i propri diritti e tutto ciò che ritengono giusto.
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* 《L'industrializzazione ha distrutto il villaggio e l'uomo che viveva in comunità è diventato folla solitaria nelle megalopoli. La televisione ha ricostruito il villaggio globale, ma non c'è il dialogo corale al quale tutti partecipavano nel borgo attorno al castello o alla pieve. Ed è cosa molto diversa guardare i fatti del mondo passivamente o partecipare ai fatti della comunità》Timburrano, Il cittadino e il potere

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