Verso lo sviluppo di una scienza "umana"

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"Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di una autentica vita umana sulla terra." (Hans Jonas, "Il principio di responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica") Con queste parole l'autore rimanda al dovere dell'uomo di essere umano nelle proprie azioni. Non è un tema banale e la scienza moderna sta tentando di definirlo in modo sempre più accurato. Il progresso deve farsi largo a tutti i costi, o anche fli esperimenti hanno un limite? Dove finisce la scienza e dove iniziano i diritti della persona? Per amore della scoperta, oggi si lascerebbe ad uno scienziato il laboratorio per condurre esperimenti come quelli nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale sui gemelli? Verrebbero accettate delle scoperte sapendo che persone o animali hanno subito maltrattamenti o torture o sono addirittura stati volontariamente uccisi dagli sperimentatori?
Primo Levi in "Opere II" ricorda ad un futuro scienziato, rivolgendosi ad egli in tono confidenziale, che tutto ciò che farà quando eserciterà la sua professione potrà avere tre esiti: o essere utile per il genere umano, o neutro o nocivo. Lo stesso spirito deve averlo avuto Zimbardo durante l'esperimento di Stanford in cui alcuni volontari vennero divisi in due gruppi (le guardie e i carcerati) sulla base di un criterio del tutto casuale, ma lasciando credere loro che la scelta fosse stata fatta sulla base di specifiche caratteristiche della personalità. L'esperimento, che consisteva nel simulare per un tempo prolungato una vera e propria prigione per studiare stereotipi legati alla divisa e allo status sociale possano influenzare il comportamento, fu sospeso a causa di atti di violenza: i soggetti sperimentati he interpretavano il ruolo della guardia, pur sapendo di non esserlo per davvero, iniziavamo ad immedesimarsi troppo nel loro ruolo concedendosi aggressioni fisiche e verbali e, dall'altro lato, i prigionieri si sentivano davvero colpevoli di un reato e stavano interiorizzando troppo l'esperienza. Alla luce di questo fatto, il gruppo di psicologi fu costretto a sospendere l'esperimento: che beneficio avrebne avuto a livello scientifico assistere a dei soprusi?
Zimbardo, come Primo Levi afferma essere una competenza necessaria ad un ricercatore, ha saputo valutare se "dall'uovo che stai covando sguscerà una colomba o un cobra o una chimera o magari nulla". Nella psicologia in particolare nel corso del ventesimo secolo sono stati definiti alcuni criteri sulla base dei quali è possibile portare avanti un esperimento e a cui ogni scienziato deve ancora attenersi. Il fine dello studio non può mai violare i diritti e l'integrità di una persona.
Un altro studio che si ricorda come fatale è quello della bomba atomica, a riguardo del quale scrive Leonardo Sciascia ne "La scomparsa di Majorana". La fissione del nucleo di uranio del 1934 avvenne senza che né Fermi né i suoi collaboratori se ne accorgessero. Segré, riporta, parlò di una "cecità" quasi provvidenziale poiché impedì a Hitler e Mussolini di sviluplare la prima bomba atomica, ma le vittime di Hiroshima e Nagasali non sarebbero disposti a considerare l'evento dallo stesso punto di vista.
La responsabilità delle applicazioni tecnologiche della scienza è dibattutissima anche per quanto riguarda la preservazione dell'ambiente. Tuttora si dibatte a favore o contro l'uso del nuclerare e si stanno valutando sia i lati positivi (come una maggiore produzione di energia) che quelli negativi, per alcuni ben più disastrosi di quelli di un evento naturale: implicano infatti danni ambientali quasi irreparabili e un livello di radiazioni che copre un vastissimo territorio procurando tumori e malformazioni dei feti in una percentuale elevata della popolazione nel raggio di molti chilometri.
Si dibatte sull'impiego dei test di farmaci sugli animali e sulle condizioni in cui questi sono costretti a vivere; si discute sulla responsabilità di eventuali danni durante le operazioni chirurgiche o degli esiti sorprendenti che potrebbe avere nel futuro un primo trapianto di testa, come riportato sulla rivista Focus del Febbrario 2017: sarà il corpo ad appartenere alla nuova mente che ospita o viceversa?
Sono tutte domande a cui la scienza cerca di dare una risposta, ma è certo che il dovere dello scienziato è quello di essere trasparente nelle proprie scoperte qualsiasi sia l'obiettivo che si pone e di lasciare traccia di ogni dettaglio degli esperimenti così che chiunque possa riprodurlo e confutarlo: uno dei più grandi doveri della scienza è quello di essrre precisa e obiettiva.
Come scrisse infatti Primo Levi in "Opere II": "Nei limiti che ti saranno concessi, cerca di conoscere il fine a cui il tuo lavoro è diretto." Si spera che mai più in futuro un esperimento provocherà morti, torture o sarà finalizzato alla discriminazione razziale, intellettiva, religiosa o di genere. La scienza è un patrimonio che deve essere sfruttato per il bene degli esseri viventi e della Terra, non manipolato per fini distruttivi.

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