Il cervello studia se stesso

8 0 0
                                    

La scienza nel corso degli ultimi secoli non solo è cambiata molto nei metodi di ricerca, ma anche negli obiettivi che si pone che diventano sempre più ambiziosi quanto più sono stretti il confronto e la collaborazione tra diversi rami del sapere. Come infatti scrive Edoardo Boncinelli ne "La vita della nostra mente" del 2013, somo moltissime le scienze coinvolte nello studio della mente: prima fra tutte la psicologia sperimentale, che ha il limite di avere tempi purtroppo lentissimi, ma metodi non meno efficaci di altri settori, dal momento che solonattraverso i test psicologici si può mettere alla prova l'uomo per studiarlo. La neurobiologia, poi, grazie al contributo della biologia molecolare, permette di comprendere in modo approfondito la psiche. Una tecnica più recente di studio dei processi mentali è data dalla fisica e consente l'uso di macchinari come il PET (tomografia ad emissione di positroni) e RMN (risonanza magnetica funzionale) grazie ai quali è possibile osservare in tempo reale le are cerebrali coinvolte nello svolgimento di un compito, ma con molta cautela poiché, come riportato anche dalla rivista Focus, circa il 70% dei risultati è un falso positivo.
Sono ulteriori esempi dello straordinario contributo di queste scienze nella comprensione del funzionamento della mente gli studi sui pazienti affetti dai disturbi nell'articolazione e nella comprensione del linguaggio: grazie a questi è stato possibile individuare le aree coinvolte, denominate di Wernike e Broca in onore degli psicologi che lavorarono al progetto; "il caso di Henry M.", meglio conosciuto come HM che era afflitto dalla mancanza di memoria a lungo termine a seguito di un'operazione chirurgica, ma che era comunque in grado di rievocare ricordi risalenti ad almeno tre anni prima dell'intervento. Tali studi sono stati fondamentali per comprendere come la memoria sia organizzata all'interno del cervello. Uno studio recente apparso sulla rivista "Le Scienze" del Marzo 2017 riporta la scoperta della presenza di osteocrina, naturalmente presente nelle ossa e nei muscoli degli animali e che ne permette la crescita, nel cervello di alcuni primati e che svolgerebbe in questa sede un ruolo fondamentale nell'apprendimento e nella memoria poiché permette di rigenerare nuovi neuroni responsabili della "raccolta" dei ricordi, rivelazione stravolgente per molti biologi evoluzionisti. Un ultimo esempio a riguardo delle funzioni specifiche delle aree cerebrali è quello di Gage che fu trafitto da una trave dalla sommità del capo alla guancia sinistra diatruggendo completamente il lobo anteriore destro. Non morì, ma subì un grave cambiamento della personalità che divenne scontrosa.
Lo studio del cervello risulta insostituibile per la cura di malattie neurologiche degenerative o dovute a traumi o con cause ancora inspiegabili come l'autismo, il Parkinson, l'Alzheimer e la schizofrenia.
Generalmente vengono impiegati i topi come cavie dal momento che la struttura del nostro cervello e di questi animali è molto simile per quanto riguarda le aree coinvolte in diversi processi, ma che ha una fondamentale differenza che limita moltissimo la ricerca sulle malattie. Infatti? Come è scritto in in articolo di neuroscienze della rivista "Le Scienze" di Marzo 2017, il cervello dei topi è liscio e perciò ha molti meno neuroni del nostro. L'impiego di animali è inoltre molto costoso, ma grazie alle tecnologie più innovative è possibile cogliere dal feto cellule staminali preziosissime per la loro caratteristica di essere pluripotenti, per "costruire" in laboratorio un cervello di sviluppo paragonabile a quello di un feto di dieci settimane ponendo le cellule in un liquido ricco di sostanze nutritive per farle riprodurre e in un gel per permetterne l'aggregazione. Sono stati così sudiati nel 2012 gli effetti del virus Zika che può provocare microcefalia e si spera che, grazie alle future ricerche, sarà possibile correggere il problema a livello genetico.
Come scrive Fabio de Sio in un articolo del 2008 che appare in "La grande storia della civiltà europea" dal titolo "Organizzazione e finanziamento della ricerca", non sarebbero state possibili numerose scoperte se lo Stato non le avesse finanziate, ciò è comune a partire dalla seconda metà del Diciannovesimo secolo a condizione che i fondi vengano impiegati per qualcosa che soddisfi le esigenze della nazione, aprendo così le porte della ricerca ad associazioni di paziengi e industrie private, ed è proprio frazie ai finanziamenti della Commissione Europea attraverso il bando Fet che è stato possibile nel 2010 dare inizio al progetto Hbp (Human Brain Project) coordinato dal neuroscienziato Henry Markram dell'École Polytechnique Fédérale di Losanna, come appare su "Il Sole 24 Ore Sanità" del 28 Gennaio 2013, che hs come scopo la raccolta di tutte le conoscenze scientifiche, come ad esempio il funzionamento delle molecole, dei neuroni e dei circuiti cerebrali, per creare un database sviluppato con tecnologie Ict al fine di simulare l'attività cerebrale di 100 miliardi di neuroni per studiare in questo modo malattie come il Parkinson, l'Alzheimer, l'epilessia e la schizofrenia. Il patrimonio di dati sarà offerto agli scienziati di tutto il mondo. La data degli studi sarà di circa 10 anni e coinvolgerà 87 istituti di ricerca europei e internazionali, di cui cinque italiani. Il costo complessivo sarà di 1,19 miliardi.
Tutto questo è solamente l'inizio di numerosissime altre scoperte. Nessuno può immaginare di che cosa saranno capaci "i cervelli" del futuro mentre studieranno loro stessi in laboratorio.

Penna e SpadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora