Mi trovai a corrugare la fronte a quelle parole. Scossi il capo, come se quello bastasse per allontanare da me la scintilla del dubbio, ma fui troppo lenta, ben presto prese ad ardere con insistenza e mi trovai a diffidare di tutto ciò che era accaduto, vedendone un lato negativo.
<< Di... Di cosa stai parlando, Aris? Che vuoi dire con questo? Io non credo che qui ci facciano del male, alla fine ci hanno salvati... Che senso avrebbe? >>
Lui serrò le labbra e per qualche momento non parlò, sottecchi, si limitò ad osservare il movimento degli uomini in divisa e di dove il loro sguardo si posasse. Probabilmente temeva le loro attenzione, come se li sapesse più del dovuto e sarebbe successo un vero guaio se e solo se fosse stato scoperto.
<< Fanno delle cose strane ai ragazzi selezionati... La fattoria, il posto sicuro, sono tutte cazzate, niente di quello che ci viene detto è reale. La nostra prova non è finita, il labirinto non si è concluso, era solamente la prima fase. Nessuno sa quante cose ci attendono e soprattutto, se mai dovessimo farcela. P-Posso mostrartelo a te e a quel ragazzo, quello castano... Ricordo di avervi conosciuto e siete gli unici di cui mi possa fidare, al momento. >>
A stento non mi alzai da quel tavolo e tornai al mio posto. Le sue parole erano capace di ferirmi più di un doloroso colpo di proiettile, erano talmente plausibili, considerando tutto quello che avevamo vissuto, che credere a quello che stava dicendo significava accettare un dolore senza limite. Tutto ciò era un vessillo di quanto i nostri pensieri fossero errati e diversi da quelli che ci avevano portato in quella struttura e quanto, con finta preoccupazione, Jenson e gli altri ci avessero ingannato.
<< Non ho memoria di quello che stai dicendo e non riesco a concepire nulla di simile... Magari Thomas può ricordare qualcosa, magari ci sono cose che non abbiamo avuto il tempo di dirci e forse... Forse tu sei la nostra chiave per poter ricordare il nostro passato. >>
Aris mi abbozzò un sorriso, debole e di breve durata a causa della probabile soggezione che provava, dato che da dietro le mie spalle era impossibile non percepire lo sguardo degli altri, tanto che, voltandomi rapidamente, mi trovai ad incrociare gli sguardi di Newt, Minho e Thomas, che frettolosamente fecero finta di nulla. Agitai il capo, sconsolata di quella scena che avrei trovata anche comica, se solo la situazione non sembrasse essere così tanto grave come, in verità, era.
Sollevando poi lo sguardo e tornando a guardare davanti a me, notai, oltre delle grandi vetrate, la stessa dottoressa che si era presa cura di me e Teresa, scortare quest'ultima e seguita da altre due donne, mai viste, con un bianco camice che abbracciava le loro figure. Il suo sguardo era perso, quasi vuoto, come se non fosse più in sé. Se quanto Aris mi aveva detto fosse stato vero, Teresa rischiava di fare la stessa fine ignota degli altri ragazzi e questo non potevo permetterlo.
<< Teresa! >>
La chiamai a voce alta e, incurante degli sguardi penetrati posati su di me, frettolosamente mi alzai, tanto che rischiai di scivolare sul posto per portarmi a muovermi in avanti, in direzione della porta che apparentemente dava sul quel corridoio, ben sorvegliata da due guardie ben piazzate.
<< Teresa... Hey! Che volete farle?! >>
A me si unì Thomas. Scattammo entrambi in avanti e ci slanciammo con forza contro le due guardie che presidiavano la porta, stessa apertura dove erano passati precedentemente i ragazzi che erano stati chiamati dalla lista di Jenson. Con una spinta ben assestata sulla spalla di Thomas, la guardia lo fece indietreggiare di qualche passo. Né io, né lui demordemmo, però, dal voler sapere la verità. Rimanemmo esattamente lì davanti, immobili. Incrociai rapidamente le braccia davanti al petto e, sospirando appena, rimasi accanto a Thomas.
<< Dove la portano? >>
Chiese, donando a Teresa una rapida occhiata prima che sparisse anche lei dietro le porte. Se quello che Aris aveva detto fosse vero, se solo fosse vero.... Non riuscì mai a togliermi una simile idea dalla mente e prima che lo sapessi, con il cuore che batteva decisamente veloce nel mio petto e con impeto mai provato, come se fosse capace di uscire dal mio corpo e balzare, mi sentì improvvisamente travolta da una vera e propria scarica di energia, come se una corrente ad alta tensione mi avesse appena attraversato il corpo. Dal nulla tutti i dolori muscolari, l'affaticamento e il perenne freddo che percepivo svanirono. Mi sentivo invincibile... E decisamente irritata.
<< Vogliono solo farle qualche altro esame, non sarà nulla di che... Ve lo siete dimenticato? Siete al sicuro qui. Non preoccuparti, torna presto... E sta bene.>>
Non seppi cosa mi prese, ma nel giro di qualche istante mi trovai a slanciarmi in avanti e, dando uno spinto a Thomas che per poco non cadde, afferrai con forza il colletto della maglia della guardia e, spingendolo in avanti, lo sbattei contro la porta d'acciaio. Lui sobbalzò e nonostante fosse armato, si trovò improvvisamente immobile. Sbiancò e, stringendo con forza l'arma in mano, non riuscì ad intimarmi di allontanarmi o tanto meno a parare, forse perché le mie nocche erano premute con forza contro la sua gola.
<< Se ci stai mentendo... S-Se solo tu non stai dicendo la verità, saprò chi cercare. >>
E detto ciò, mi allontanai, lasciandolo. Non mi accorsi di averlo sollevato di qualche centimetro da terra, per questo, quando improvvisamente lasciai andare il colletto della sua maglia, non riuscì bene a posare il piede a terra e per quello scivolò, ma il suo collega ebbe i riflessi abbastanza pronti da afferrarlo, evitando di farlo cadere rovinosamente a terra. Dopo ciò, non ricordo bene cosa accadde, ma mi trovai rapidamente ad indietreggiare e correre fuori dalla mensa, rendendomi solamente ora cosa avessi fatto.
Non ero bassa per la media, non lo fui mai stata, anzi, ero una delle più alte, per quanto mi è dato ricordare, solo di costituzione ero portata ad essere perennemente debole, con pochi muscoli su braccia e gambe, incapace di svilupparli al massimo delle loro capacità a causa della mia poca buona salute. Per me doveva essere impossibile sollevare un uomo a peso morto, spingerlo e quasi soffocarlo, non era una cosa concepibile, soprattutto se fatto da una ragazza apparente magrolina e di costituzione cagionevole, perennemente pallida e senza forze, ma in quel momento non capì cosa mi fosse successo, ricordo solo una profonda rabbia e una sete implacabile.
Persi di vista Newt e gli altri. Mi accorsi di loro solamente troppo tardi, quando vennero scortati via dalla mensa da un uomo armato. Non appena mi girai dall'altro lato del corridoio, notai la figura di Jenson che rapidamente avanzava verso di me, rosso in volto e con la mandibola serrata mentre, alle sue spalle avanzavano in sincrono altri due uomini, rigorosamente con un fucile nelle loro mani.
Mi sentivo debole per reagire, improvvisamente mi sentii vuota, priva di qualsiasi volontà e forza nel reagire, mentre Jenson stesso, afferrandomi per il braccio, mi strattonò in avanti, rischiando di farmi inciampare sui miei stessi passi.<< Ora l'hai fatta davvero grossa, Sophia... Davvero. >>
E poi il buio.
(Edit: 10/08/2019)
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"Phase Two: The Scorch Trials"
Fanfiction• Sequel di "W.I.C.K.E.D. is Good.."• Fuggiti dai meandri del Labirinto, la WCKD non ha perso quel suo arduo desiderio nell'attuare i suoi piani, ma necessitando comunque della presenza di Alex e dei Raduari, l'organizzazione si troverà costretta a...