𝔘𝔫 𝔦𝔫𝔠𝔲𝔟𝔬 𝔰𝔢𝔫𝔷𝔞 𝔣𝔦𝔫𝔢

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<< Non supererai quella porta, Thomas. >>

Così come la sua espressione, anche la voce di Jenson, in questo frangente, era improvvisamente divenuta priva di apparenti emozioni. Solamente lo sguardo dava un qualche indizio su come effettivamente si stesse sentendo. Uno scintillio pericoloso animava quelle iridi color ghiaccio, che rapidamente passavano in rassegna un volto dopo l'altro dei ragazzi lì presenti. Non aveva cessato di avanzare in loro direzioni.

Concentrato nello scontrarsi con Thomas, anche se non fisicamente, questa sua mancata attenzione nei miei confronti mi tornò utile per potarmi fuori dal suo raggio d'azione, in modo tale che non avrebbe avuto una seconda possibilità di afferrarmi e usarmi come ostaggio. Avevo la forza di poter combattere, ma non sapevo quanto le mie "capacità" mi avrebbero assicurato una fuga sicura, dunque rimasi in disparte e in silenzio.

Improvvisamente qualcosa scatto nel meccanismo della porta e questa, con rapidità, andò a sollevarsi. Dall'altro lato era impossibile intravedere sia la figura di Aris e che quella di Winston, entrambi avevano il fiato e probabilmente era tutto a causa della loro probabile lotta con alcune guardie, che giacevano a terra, tramortite.

<< Hey, ragazzi... >>

Il mio sguardo si posò su Aris che, arretrando di qualche passo, diede agli altri lo spazio necessario per potersi muovere.

<< Andiamo! >>

Cosa che Frypan non mancò di fare, tanto che fu il primo a slanciarsi all'esterno di quel corridoio e a passo veloce, venne seguito non solo da Minho, ma anche da Teresa. Newt fu l'ultimo ad uscire. Era rimasto infatti fermo, ad osservare cosa avremmo fatto io e Thomas, dato che eravamo quelli ad avere meno probabilità di riuscire nella fuga. Fortunatamente Teresa gli picchietto contro la spalla, per poi afferrarlo per il polso e strattonarlo con forza, facendolo reagire.

<< Thomas, coraggio! >>

Thomas, all'udire dell'incoraggiamento di Newt e donandomi una rapida occhiata, fece fuoco sulle guardie. Jenson fu il primo ad indietreggiare, riparandosi così dietro a degli scudi trasparenti e, nonostante alcuni di loro vennero colpiti, non si persero d'animo.
Sfruttai quel breve momento di confusione generale per poter scattare in avanti.

Eseguì uno slancio talmente veloce e con tanta potenza da ritrovarmi, con un singolo movimento, ad aver già percorso metà di quel corridoio, con mia grande sorpresa. Avrei dovuto imparare a dosare le mie energie e saper controllarle, senza ritrovarmi a far danni, ma in quell'istante tutto passò in secondo piano e decisi di dar fuoco alle polveri. Era incredibile con quanta rapidità riuscivo a muovermi. Era proprio come se non avessi alcun attrito con l'aria e come se i miei movimenti fossero facilitati dall'ambiente circostante, come se qualcosa, alle mie spalle, mi spingesse con dolci carezze ad andare avanti.

<< Chiudete il portone principale! >>

Thomas aveva finito le munizioni e nel frattempo, prima che mi rendessi conto, avevo anch'io varcato il portellone insieme agli altri. Gettata l'arma scarica contro le guardie e nonostante il portellone si fosse quasi chiuso del tutto, riuscì ugualmente a raggiungerci senza problemi. Aris, poi, manomise il sistema.

<< Ve la siete cercata... Soprattutto tu, Alex. >>

Jenson batté la mano contro la pesante porta in metallo. Thomas non mancò di esprimere il suo disappunto in quello che aveva fatto l'altro nel regalargli un bel dito medio, che venne però rapidamente interrotto da Minho che, afferrata una pistola, gli posò una mano su una spalla.

<< Dai Thomas, andiamo! Andiamo via... Vieni! >>

Riprendemmo nuovamente a correre e nonostante gli altri si muovessero alla massima velocità, i loro movimenti mi sembravano incredibilmente rallentati. Non mancai, però, di cercare e afferrare con forza la mano di Newt, che rapidamente si voltò in mia direzione e per poco non lo vidi sorridere, eppure, nonostante la sensazione di sollievo di entrambi di esserci ritrovati, si trattenne.

La situazione non era affatto una delle migliori. Nonostante fossimo a qualche metro dall'ampio portone d'acciaio dal quale eravamo entrati, era impossibile ignorare il rumore di pesanti assi alle nostre spalle. Un imprecisato, ma copioso numero di uomini, armati, si stava muovendo contro di noi. Avrebbero fatto di tutto per evitare la nostra fuga, per usarci come cavie da laboratorio. L'idea del fallimento non sfiorò la mente di nessuno di noi, nonostante l'elevata possibilità.

<< Forza, continuate a correre! Manca poco! >>

Arrivati lì davanti, mi slanciai verso la maniglia e con estrema facilità riuscì ad abbassarla, ricevendo un'occhiatina perplessa da Minho. Quando i due portelloni si spalancarono, incuranti del freddo della notte o del forte vento che soffiava, portando contro di noi una mole infinita di sabbia, riprendemmo a muoverci verso quella che sembrava essere la tanto agognata libertà.

La sabbia era il terreno meno indicato per muoverci rapidamente, ma prima che le guardie uscirono ad uscire anche loro, ormai avevamo ben sfruttato io buio della notte, scivolando infatti lungo le due di sabbia, risalendole con piccoli, ma rapidi passi, ci ritrovammo ben presto a lasciare la struttura, così come le luci e un posto sicuro, tutto, alle nostre spalle.

Le ricerche di quelle guardie non andarono mai a buon fine.


(Edit: 10/08/2019)

&quot;Phase Two: The Scorch Trials&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora