[2600 parole (Sì, è lungo) Rating rosso (Sì, lo fanno davvero]
Si sono fatte le tre, il mio corpo sta iniziando a smaltire l'alcol, chiudo gli occhi e lascio che una lacrima mi scorra sul viso.
Solo dopo aver sentito quel malinconico sapore salato sulle labbra, prendo coraggio e stacco delicatamente una foto un po' più grande rispetto alle altre.
Si trova al centro del quadro ed è in bianco e nero: è Paulo, ha addosso una maglia con il numero nove, dorme serenamente nel mio letto, una mano che stringe il lenzuolo alla sua destra.Era dicembre, il Natale era alle porte, a Vinovo c'era aria di festa: stavamo rimontando, ormai il primo posto in classifica era sempre più vicino e la squadra era carica e vogliosa di vincere, Paulo ed io andavamo alla grande.
Dopo il nostro primo appuntamento avevamo deciso di prendere le cose con calma, uscivamo al pomeriggio e andavamo a cena fuori, nei giorni di pioggia stavamo a casa a guardare un film o a giocare a Fifa2016. Andava tutto per il verso giusto.
Fino a quella maledetta sera.Era mercoledì 16, il giorno della tradizionale cena di Natale al centro Juventus, quel mattino ci allenammo come nostro solito e mi accorsi subito dello strano comportamento di Paulo.
Aveva declinato il mio invito di fare colazione assieme con una scusa ridicola, per tutta la mattinata non mi aveva rivolto la parola e a fine allenamento era scappato subito a casa senza darmi la possibilità di chiedergli per quale motivo stesse agendo in quel modo.
Ritornai al mio appartamento preoccupato, riuscii a malapena a mangiare qualcosa, avevamo deciso qualche tempo prima che ci saremmo preparati da me e poi saremmo andati alla festa insieme, lo aspettai per tutto il pomeriggio, lo chiamai al telefono più volte senza mai ricevere risposta, ma niente, non si fece vivo.
Arrivai puntuale al centro, Paulo non si era ancora fatto vedere, cercai di sembrare il più rilassato possibile salutando e facendo gli auguri a tutti e proprio nel momento in cui stavo parlando con la squadra per cercare di distrarmi, attraversò la porta ed entrò nella sala dove si stava svolgendo la cena.
Sentii un dolore lancinante proprio al centro del petto.
Teneva per mano la sua fidanzata, si guardò intorno titubante e sorridendo si avvicinò a noi.
Claudio che era in piedi di fianco a me, mi strinse il braccio.
Si grattò nervosamente la testa e disse: "Ragazzi, questa è Antonella, la mia fidanzata!" Calò il silenzio, tutti si cercarono con lo sguardo in attesa di un chiarimento, di una spiegazione, per poi farsi avanti e presentarsi alla ragazza.
Il dolore al petto aumentò.
Non avevamo mai affrontando quel discorso, sapevo che le cose tra i due non andavano bene, era un continuo lasciarsi per poi rimettersi assieme e poi lasciarsi nuovamente. Avevo provato più volte a tirare fuori l'argomento ad una delle nostre cene, ma ogni volta che gli domandavo quali fossero le sue intenzioni, Paulo mi zittiva con un bacio e mi rispondeva dicendo che l'amore che gli aveva uniti in passato era finito e di non preoccuparsi.
Ma adesso lei era lì, davanti a me, che mi guardava sorridendo, che mi porgeva la mano e che mi diceva "Piacere Antonella, Paulo mi ha parlato molto di te, sono felice di conoscere finalmente questo fantomatico Álvaro!" Ed io cosa potevo fare se non ricambiare la stretta e falsamente biascicare qualcosa sul fatto di essere felice di averla incontrata per poi scappare e andare a sedermi di fianco a Simone intorno al grande tavolo apparecchiato?
La cena ci venne servita ma io non toccai cibo, ero troppo intento a osservare la ragazza parlare animatamente con le altre fidanzate dei giocatori per poi fermarsi ogni tanto e baciare Paulo, il quale stava fermo immobile, faceva finta di sorridere solo quando lei si girava a guardarlo per poi posare gli occhi su di me.
Non ricambiai nessuno di quegli sguardi, il dolore al petto era diventato sempre più forte, sempre più opprimente, a tal punto che dovetti alzarmi da tavola e chiedere al mio migliore amico di portami via da quel posto.
Ricordo che Paulo si alzò con la scusa di dovere andare in bagno e corse verso l'entrata per cercare di raggiungerci.
Ricordo anche che il dolore al petto ormai aveva pervaso tutto il mio corpo e questo mi impedì di fermarmi dallo scappare lontano da lui.
STAI LEGGENDO
Ricordo
FanfictionSpagna, estate, una bottiglia di Jack Daniel's, un armadio vuoto, alcune foto strappate: Álvaro ricorda.