It's you and me now

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[1438 parole, rating arancione]

Resto immobile davanti al muro, ispiro ed inspiro l'aria fresca d'estate, reprimo un conato di vomito: sono le due di notte, sono ubriaco e le lacrime iniziano a bagnarmi gli occhi mentre guardo la foto che scattai dal balcone della mia vecchia casa, nella mia vecchia città, che ritrae Paulo con le guance arrossate mentre si china per raccogliere delle rose rosse.

Uno dei momenti più esilaranti della mia vita è stato il viaggio di ritorno dalla partita con il Frosinone.
Paulo ed io dopo esserci svegliati abbracciati e dopo aver fatto un'abbondante colazione tra baci e risate decidemmo che era giunto il momento di vestirsi, raggiungere il resto dei nostri compagni che si trovavano già sul pullman e tornare a casa.
'Non sediamoci vicini per non destare sospetti' mi disse poco prima di salire gli scalini e occupare il posto di fianco a Mario, così mi sedetti vicino a Simone e mi infilai le cuffie nelle orecchie facendo partire la musica e cercando di prendere sonno.
Non era passata neanche un'ora dall'inizio del viaggio ed io ero già stufo di restare fermo ed in silenzio senza poter parlare con nessuno dato che sembravano tutti essersi addormentati serenamente, così tirai fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e scrissi un messaggio.
Per Pau: Mi sto annoiando, non riesco a dormire e Simone russa contro il mio orecchio. Invia
Mi vibrò subito il telefono, Da Pau: Povero Álvarito, hai bisogno che ti canti una ninna nanna?
Per Pau: Avrei bisogno che tu venissi qui e mi dessi il bacio della buona notte. Invia
Da Pau: Calmo Álvarito, non siamo neanche al primo appuntamento e già sei smielato?
Per Pau: Non è colpa mia se non riesco ad addormentarmi senza. Invia
Da Pau: Álvaro ci siamo baciati per la prima volta penso sei ore fa, come hai fatto fino ad oggi?
Per Pau: Mi reputi pazzo da manicomio se ti dico che ho un tuo poster attaccato al muro della mia camera da letto? Ah, a proposito di primo appuntamento: stasera alle otto e trenta sotto casa tua? Invia
Proprio nel momento in cui sentii una risata provenire da alcuni sedili più avanti del mio e vidi Paulo girarsi, cercare il mio sguardo ed annuire, Pogba saltò in piedi e disse "Scusate ma perché nessun ha ancora pianto per il fatto che il nostro Álvarone ieri sera ha fatto una scenata di gelosia degna di essere filmata e ha trascinato fuori dal locale il suo bell'innamorato? Solo io mi sono accorto che Paulo sembra esser stato morso da Edward Cullen?" vidi Paulo immobilizzarsi, impallidire e rannicchiarsi contro il sedile nel tentativo di scomparire per sempre.
"No Paul, ce ne siamo accorti tutti e lo sapevamo da molto tempo prima che se ne accorgessero i diretti interessati ed è abbastanza imbarazzante il fatto che tu abbia visto Twilight. Lascia stare i due piccioncini da soli, non vedi che il Bambino sta per avere un infarto?" rispose il capitano con le risatine di approvazione della squadra che ci guardava sorridendo.
Fui sollevato e felice di scoprire, anche se non avevo mai avuto alcun dubbio, che la squadra, anzi la famiglia con cui giocavo mi supportava, ma in quel momento l'unica cosa importante era regalargli la serata più bella della sua vita.

Erano le otto ed un quarto, ero in paranoia, mi ero cambiato l'abito quattro volte e avevo fatto ben due docce per cercare di calmarmi, avevo un piano in mente, ma temevo che in qualche modo avrei mandato tutto a puttane.
Secondo la tabella di marcia Paulo avrebbe dovuto trovare sotto casa sua il biglietto su cui c'era scritto: "Ciao Paulito, cambio di programma: vieni a casa mia. -A" ed io ero già intento a pensare alle mille opzioni catastrofiche come 'Magari non scende nemmeno perché pensa che salga io in casa', 'Magari l'ha letto e si è arrabbiato perché non sono andato a prenderlo' oppure 'Magari un cane ha mangiato la lettera, oddio'.
Fortunatamente, smisi di fasciarmi la testa con problemi inesistenti proprio nell'attimo in cui Paulo arrivò sotto casa mia, si guardò intorno per cercarmi, ma al posto mio trovò la lettera numero due: "Ciao Paulito, se stai leggendo queste righe significa che non mi hai (ancora) mandato a cagare.
Dunque: volevo regalarti una serata speciale e dato che so che non ami uscire e dare nell'occhio, ti ho organizzato una serata romantica con noi due soli.
Se guardi bene, sul primo gradino c'è un mazzo di rose: è per te.
Sali.
-A"
Ringrazio ancora oggi tutti i Santi per avermi dato il privilegio di cogliere quell'attimo in modo tale da tenerlo sempre con me.
Il campanello suonò, diedi un'ultima occhiata al tavolo apparecchiato per vedere se era tutto in ordine ed aprii la porta.
Un colpo al cuore, era spettacolare. Indossava un paio di pantaloni eleganti neri e una camicia bianca aperta fino al terzo bottone, gli occhi accessi, "Ciao, per un attimo ho avuto paura che stessi per andare a cena con un serial killer", scoppiai a ridere e lo baciai: ero felice.
La cena andò benissimo, mangiammo i miei esperimenti culinari accompagnati da (un bel po') di vino, scherzammo e ridemmo del più e del meno: eravamo felici.
Il meglio arrivò però verso mezzanotte, eravamo sdraiati sul divano, stavamo ridendo su qualcosa mentre la televisione mandava in onda un programma spagnolo a dir poco osceno quando il mio telefono squillò.
«Álvarrrrito dove sei?» era Simone e a giudicare dal tono di voce era Simone ubriaco, «Sono a casa Simo.» «Alza subito il tuo bel culo e vieni qui, io e gli altri siamo al solito posto.» mi misi a ridere nel sentire la sua erre moscia in versione sbronza e fu proprio quella risata a far scattare qualcosa in Paulo, il quale si alzò in piedi per poi chinarsi nuovamente su di me mettendosi a cavalcioni. Sgrani gli occhi. «Álvarito sei ancora lì? Mi rispondi?» Il ragazzo si chinò, iniziando a baciarmi il collo, cercai di fermarlo e dissi "Paulo, Paulo, cosa stai facendo?" ma quello continuò.
«Paulo? Ma sei ubriaco? Dai vieni qui, ti prego.» Intanto, il ragazzo sopra di me iniziò a muovere con movimenti circolari il suo bacino mentre mi accarezzava il petto con le sue mani, stavo rischiando di impazzire. «Simo, scusami ma questa sera non posso proprio.» Paulo continuò a muoversi, e ritornò a baciare il mio collo, mordendo delicatamente il lobo dell'orecchio non occupato a sentire la voce del mio migliore amicio. «Dai Álvarito, mi manchi» nel sentire quelle parole, Paulo mi guardò dritto negli occhi, sbottonò i miei jeans e nel mentre iniziò a lasciare un scia di baci che andava dall'ombelico all'elastico delle mutande. Cosa stava accadendo?
«Simone sono con Paulo, non posso parlare, ciao!» sussurrai come risposata facendo cadere il telefono per terra. Riuscimmo solo più a sentire «Perfetto, mi tradisci con l'argentino sedicenne!» Perché Paulo dopo aver compreso di essere stato chiamato con quell'appellativo, si bloccò, mi sfilò le mutante mentre mi baciò l'interno coscia e poi accadde.
Socchiusi gli occhi e lasciai uscire dalle mie labbra un gemito che non poteva esser tenuto nascosto perché Paulo doveva sapere quanto fosse idilliaca quella visione, vederlo chinato su di me, con gli occhi che cercavano i miei, le guance rosee, le labbra vergognosamente rosse, umide, che erano appena state chiuse sul mio glande pulsante di dolore e eccitazione.
Pensai di morire in quell'istante, lo pensai davvero e volevo morire ascoltando quel suono osceno, al limiti dell'umano, che stava provocando l'altro nel scendere su tutta la mia lunghezza, centimetro dopo centimetro, fino a far combaciare la mia base con la fine della sua gola e poi ritornare su, fino a circondare la punta bagnata con la sua lingua calda e sinuosa e poi ripetere la stessa dolce tortura.
"Pau.." Provai a chiamare, ad invocare il suo nome, ma non si fermò, strinse le mani sui miei fianchi per avere un appiglio migliore e pompò più forte, mi guardò negli occhi e quando venni urlando ripetendo il suo nome, ingoiò dalla prima all'ultima goccia.
Ero stremato, il mio cuore batteva all'impazzata, il sangue scorreva veloce nelle mie vene, Paulo si coricò di fianco a me, mi baciò e accarezzandomi la guancia disse ridendo "Non pensare che sia un ragazzo facile solo perché ti ho fatto un pompino la prima sera, ma vado completamente fuori di testa quando stai con Simone, dovevo farti capire che adesso siamo io e te."
Lo baciai con passione, gli circondai con le braccia la vita e ripetei "Siamo io e te."

[Buongiorno a tutti, innanzitutto mi scuso per non aver pubblicato ieri sera ma ho avuto dei problemi con la connessione wireless 😱
Secondo, questo capitolo mi è venuto in mente mentre scorrevo la dash di Tumblr e ho trovato alcune foto di questo Agosto/Settembre quando i due soci qui uscivano tutte le sere ;__;
Ah, 'Pau' è il soprannome che Álvaro ha dato a Dybala! (Mi metto a piangere)
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere!]

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