Capitolo 3

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La Rocca era un enorme labirinto di pietra distribuito su quindici piani. Si dice che fu il primo edificio ad essere costituito nella città, quando il nostro popolo contava poco più di un migliaio di individui, i quali, secondo le leggende, erano nomadi.
Tantos, il capo della comunità e dell'esercito ( allora i due ruoli coincidevano), decise che la sua gente meritava un luogo fisso in cui poter trovare rifugio, che doveva essere maestoso quanto l'animo dei suoi abitanti. Si dice che ci volle un anno, quattro esatte stagioni, per erigere la Rocca, poiché gli Dei stessi aiutarono gli uomini e per secoli l'intera popolazione visse lì.
Ma salito al trono uno dei discendenti di Tantos, Acor, un uomo senza scrupoli e determinato, sentì il bisogno di espandersi; l'esercito rase quindi al suolo ogni villaggio nel raggio di dieci miglia e la città si allargò. 

Quando però i nostri soldati si spinsero fino alla città dei Teki, per La prima volta trovarono un esercito più forte. Fu allora che iniziò la guerra che portiamo avanti da decenni, anche dopo la morte di Acor.

Tutta questa storia era magnificamente raccontata in enormi arazzi appesi sulle mura di pietra, i quali erano gli unici oggetti che cambiavano da un corridoio all'altro.

"Sarete divisi in gruppi da quattro, ad ognuno dei quali avrà diritto ad una stanza. Nelle stanze troverete l'uniforme e gli orari delle lezioni. Le stanze sono dotate di vasca da bagno, ma vi sarà concesso un solo bagno alla settimana a testa. Il refettorio é nel seminterrato e i turni sono la mattina alle 7 e la sera alle 9. Ogni mattina dopo il pasto ci sarà il ritrovo nella piazza centrale. Tutto chiaro?" disse l'ufficiale.

"Sì signore" rispondemmo in coro.

Diede ad ognuno di noi una chiave e una piccola pergamena arrotolata, con su scritto il nostro numero di stanza e il piano in cui si trovava.

Piano 4, stanza 7

Il gruppo compatto che avevamo formato si ruppe e ognuno si avviò in cerca della propria camera.

Trovare il piano non fu difficile, ma lo fu districarsi tra i mille corridoi bui del palazzo.

Dopo circa venti minuti di ricerca, eccomi davanti alla stanza 7. La serratura era già stata aperta. Con un cigolio, aprii la porta di legno scuro e per qualche secondo rimasi accecata dalla forte luce che proveniva da quella che, andando a logica, doveva essere una finestra.

"Guarda chi c'è!" disse una voce familiare "Ce ne hai messo di tempo"

Pian piano la vista mi tornò e davanti a me vidi Ness, seduto sul letto inferiore di una struttura a castello.

"Ci ho messo un po' ad orientarmi..." dissi affannata.

"Guerriero con lancia, albero invernale, donna con cesto e schiavi a lavoro" mi disse Ness.

Chiusi la porta e mi ci appoggiai, continuando a fissare il ragazzo con sguardo interrogativo.

"Non ti seguo" sussurrai.

"Gli arazzi" mi rispose "è ciò che raffigurano gli arazzi che dalla scala portano a qui"

In quel momento, da quello che doveva essere essere il bagno, uscirono due ragazzi identici tra loro, con i capelli corti e biondo cenere e gli occhi nocciola. Gemelli, probabilmente.

"Abbiamo pure una latrina solo nostra! Dimmi, sono morto e questo è il paradiso?" disse uno dei due.

"Sono circondato da marmocchi..." si lamentò Ness, mettendosi le mani tra i capelli.

"Tu e la tua aria da superiorità andate a farvi fottere" disse l'altro gemello slanciandosi verso Ness.

D'istinto mi lanciai in avanti, prendendo per la casacca il biondino, che era più alto di me, ma incredibilmente leggero, sbattendolo contro il muro.

"Sentimi bene" gli dissi "non so per cosa tu pensi di essere qui. Magari pensi che questa sia una bella vacanza, ma mi spiace deluderti, non lo è. Siamo un gruppo di ragazzini che, volendo o no, saremo preparati a morire, quindi evitiamoci di cominciare ad ucciderci a vicenda. E ricordati che avrò pure dieci anni, ma ti rompo i denti quando mi pare"

Non sapevo cosa fosse scattato in me, ma quel ragazzino  mi guardava terrorizzato.

Mollai la presa e mi girai, mentre l'altro si risistemava i vestiti.

Ness guardava la scena con un misto di stupore e compiacimento. Cercai di non incrociare il suo sguardo, visto che sentivo le guance bruciare.

"Dove sono le uniformi?" chiesi senza staccare lo sguardo dal pavimento.

"Lì, su quel letto" mi rispose uno dei gemelli.

Mi girai e notai che nell'angolo sinistro della stanza c'era un letto matrimoniale di legno grezzo, con un materasso di lana e paglia coperto da una trapunta verde bottiglia ricamata.

"E chi ci dorme là?" domandai ai miei coinquilini.

I gemelli si guardarono e un momento dopo in una risata fragorosa, mentre Ness si teneva il viso tra le mani.

"Beh" disse lui "quando sono arrivato i due marmocchi con cali di unicità si erano già presi i letti singoli. Quindi mi sa che tocca noi...ehm... come hai detto di chiamarti?"

"Ares" risposi.

"Sì, Ares. Ma vedi di non allargarti troppo. Quello non è il lettone e io non sono la mamma" disse Ness seccato.

Eirlys - La neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora