Capitolo 2

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Dentro quel carro ero forse la più giovane, o meglio, il più giovane.

L'età minima per il reclutamento si era abbassata notevolmente dall'inizio della guerra e da quindici anni era arrivata a dieci. Io la superavo di qualche mese.

Tutti gli altri cadetti avevano all'incirca undici o dodici anni, l'età di Alex.

Tanti visi. Alcuni nuovi, altri conosciuti: accompagnando ogni tanto mia zia a vendere stoffe nella piazza del mercato ne avevo conosciute di persone e avevo imparato i loro nomi.

Insieme a me, ce n'erano molti di ragazzi che avevo conosciuto in precedenza, ma nessuno mi aveva notata.

C'era Ness, figlio del signor e della signora Calamen, degli aristocratici.

Anche i nobili entrano nell'esercito, ma ovviamente non per soldi, bensì per dimostrare al re e al popolo la loro grande compassione e misericordia per la povera plebe.

Così, per ogni famiglia d'importanza, un ragazzo veniva buttato nelle braccia della morte.

Ness era così bello, ma destinato ad appassire come una rosa. Un vero spreco.

Però lui non piangeva. Non aveva espressione. Stava solo a testa bassa, senza dire una parola.

Al contrario, Gregor Pitt, il ragazzo seduto davanti a me, aveva un'aria spavalda, di chi ha vinto in partenza e blaterava di imprese eroiche e gloria eterna.

Povero stupido.

La gloria eterna non esiste.

Il singolo non vince o perde. E' l'esercito che vince o perde.

Il soldato muore o sopravvive.

Mentre pensavo, presi uno dei lacci delle mie scarpe, ci infilai l'anello di mia madre e me lo misi al collo.

"E' inutile provare odio" disse una voce.

Mi voltai e vidi che Ness aveva alzato lo sguardo dagli stivali e ora fissava il vuoto dritto davanti a lui, mentre il vento gli scompigliava i capelli e il sole che gli attraversava le iridi quasi incolori.

Lo guardai, senza dire niente. Non sarebbe stato furbo da parte mia  parlare senza prima aver lavorato sulla mia voce.

Per fortuna, mio fratello parlò al posto mio.

"Cosa intendi?" chiese.

Il ragazzo prese in mano il ciondolo che aveva al collo a forma di cerchio diviso in quattro da una croce, simbolo del nostro popolo, e lo guardò per un po'. Lo rimise poi dentro la maglia per parlare.

"Dico che è inutile provare odio per qualcuno, anche se ti ha assegnato un destino crudele. E' una perdita di tempo e di energie" sospirò.

"Tuttavia" aggiunse rivolgendosi a me "non te ne posso fare una colpa. Anche io alla tua età mi sarei arrabbiato"

Mi scrutò, con uno sguardo talmente gelido da farmi rabbrividire.

In quel momento il carro si fermò.

Eravamo davanti alla Rocca Centrale, il cuore della città, doveva avvenivano tutte le pratiche politiche e dove risiedeva l'esercito in tempo di guerra quando non era occupato in spedizioni.

Ci fecero scendere e ci misero in fila in ordine di età.

Io ero l'ultima, Ness il primo.

Dal cancello di spesso ferro della Rocca uscì un uomo in alta uniforme, circondato da guardie armate.

L'uomo che ci aveva accompagnato fin lì si mise sull'attenti e noi ci adeguammo di conseguenza.

"Sono le nuove reclute?" chiese l'uomo protetto.

"Sì signor Capitano! Vengono dal terzo distretto" rispose in nostro accompagnatore.

Il capitano teneva la schiena perfettamente dritta e le mani serrate dietro la schiena.

Osservò i miei compagni uno ad uno, mentre le loro gambe fremevano alla vista dell'uomo. Solo Ness rimase impassibile e il capitano face un sorriso amaro.

Arrivato davanti a me, si abbassò e senza guardarmi chiese infastidito "Da quando ci prendiamo cura dei marmocchi, Sottufficiale?"

Un uomo comparve da dietro le guardie, vestito con la classica casacca dai quattro colori dei sacerdoti.

"Per volere del Re, tutti i bambini sopra i 10 anni sono reclutabili" disse.

Il capitano si girò, e con finto stupore esclamò: "Consigliere! Quale onore averla con noi"

"Faccia poche storie, Capitano Godfrey. Si limiti ad addestrare le reclute come lei è stato addestrato neanche tanto tempo fa se ricordo bene"

"Sarò anche giovane, ma la mia carica me la sono meritata, a differenza di altri" Godfrey lanciò uno sguardo di sfida al Consigliere. Quest'ultimo si girò e sussurrò "Stupido moccioso ingrato".

Il capitano non si curò di lui, tornando ad osservarmi con uno sguardo gelido, con lo stesso tipo di apatia che vedevo negli occhi di Ness.

Quando mi guardò negli occhi, qualcosa nella sua espressione cambiò: le sue pupille si dilatarono, la bocca si aprì leggermente come se fosse stupito.

Iniziai a tremare.

Era a pochi centimetri dal mio viso, sentivo il suo respiro sovrastare il mio.

Allungò la mano e dal petto mi prese il laccio a cui avevo legato la fede con inciso i nomi dei miei genitori e il simbolo della città.

 Tirando, me lo strappò dal collo e se lo mise nella tasca.

Non dovevo e non volevo piangere e per una volta riuscì a trattenermi.

Lui tornò a tenere la schiena dritta e proferì ad alta voce: "Cadetti, da questo momento in poi, voi eseguirete i miei ordini. Il vostro addestramento durerà quattro anni, dopo i quali scenderete per la prima volta sul campo di battaglia. In caso di emergenza, combatterete comunque, anche se non avete finito l'addestramento. La vostra formazione sarà completa, oltre a imparare le tecniche di combattimento avrete anche un'addestramento mentale. E ricordate, dentro a quelle mura a nessuno interessa chi eravate prima" il capitano mi guardò e sentii il sangue gelarsi "conta solo chi siete ora e chi sarete in battaglia. Vi verranno distribuite le uniformi e sarete accompagnati nei vostri dormitori. Poche e semplici regole: è vietato uscire dalla Rocca senza il permesso di un superiore; è vietato uscire dai dormitori durante la notte; è vietato usare attrezzature e armi senza il permesso di un superiore; l'uso della violenza deve essere limitato agli addestramenti; eseguire sempre, in ogni caso, gli ordini di un superiore. In caso qualcuno di voi trasgredisse alle regole, verrà messo nella cella di isolamento a tempo indeterminato. Sono stato abbastanza chiaro?"

Tutti in coro gridammo "Sì Signor Capitano!"

"Benvenuti nell'esercito di sua maestà"

Eirlys - La neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora