Capitolo 6

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Un urlo.

Iniziò tutto da un urlo.

Dicendo così potrei star parlando della vita di ognuno di noi. Tutte le vite iniziano con un urlo e poi subito dopo un pianto. Ma no, sto parlando di un avvenimento molto più terribile di una nascita.

Un urlo in lontananza segnò l'inizio di qualcosa che in quel giorno che doveva essere così gioioso, ricordò a tutti cosa stava accadendo al nostro mondo.

Un urlo di donna che nemmeno tutti sentirono in principio si levò dal fondo del corteo.

E poi gli urli divennero due, poi tre, poi quattro, fino a diventare un macabro coro.

Io mi guardavo intorno, non capendo cosa stesse succedendo.

Ness faceva lo stesso, fino a quando, guardando in alto, si pietrificò.

"Corri..." sussurrò con il terrore negli occhi.

"Cosa?" chiesi impaurita.

"Corri!" urlò stavolta

 "Correte, giù dalla collina!"  urlò alla folla, che si dimenava per il sentiero a ciottoli che portava al tempio.

Tutte le persone cominciarono a correre giù per quel sentiero, con il panico degli animali che vanno al macello.

Si sentì un forte boato e la terra sotto i nostri piedi iniziò a tremare. 

"State giù!" urlò uno dei cavalieri in lontananza.

Una pioggia di schegge di legno si abbatté su di noi.

Tutti si precipitarono al suolo, per schivare il possibile, coprendosi la testa con le mani.

Chi non cadde al suolo volontariamente, lo fece subito dopo, con il corpo lacerato dal legno.

Mi rialzai a fatica, stordita dal forte rumore.

Per primo vidi il fumo levarsi dal tempio, poi vidi che il tempio aveva metà del tetto distrutto e l'altra metà in fiamme e il fuoco aveva iniziato a nutrirsi anche degli alberi circostanti.

"Dobbiamo andarcene da qui" disse Ness.

 Mi girai e vidi che con la mano si teneva la spalla sanguinante.

"Ness, tu sei ferito, fammi vedere" dissi spostando la sua mano.

Un pezzo di legno grosso quanto due dita aveva trapassato il tessuto e si era conficcato nella carne sotto la clavicola, macchiando le vesti candide di rosso.

"Sto bene" sussurrò, ma quando sfiorava per sbaglio la ferita il suo viso si contorceva in una smorfia di dolore "ora pensiamo ad andare via di qui"

Mi prese per mano e insieme correvamo giù per il colle.

Faceva freddo.

Tanti cadaveri giacevano a terra e la gente li calpestava intenta a fuggire.

I fiocchi di neve timidi continuavano a cadere dal cielo grigio, ma non cadevano più sulla soffice terra del monte, ma sul sangue caldo e denso che quasi fumava a contatto con l'aria fredda, e che trasformava i piccoli fiocchi in macabre gocce rosse.

Era questa, la guerra.
Non erano spade, combattimento, sacrificio ed eroismo.
Era fatta di urla, sangue e codardia.
Era un gioco senza regole, un'epidemia che prima o poi colpisce tutti, un assassino che non guardava in faccia le sue vittime.
Come si poteva credere negli dei, se nel mondo esisteva una cosa così?

Stavamo correndo, quando una donna urlante si avvicinò a noi, con una bambina in braccio.
"Aiutatemi, vi prego, la mia bambina... non respira, dovete aiutarmi" disse la donna piangendo.
Riconobbe i riccioli scuri della bimba che teneva in mano ancora la candela che le avevo dato.
"Ares, corri alla Rocca, avvisa chi è rimasto lì, allestite un ospedale nel cortile chiuso, porteremo i feriti lì" mi disse Ness.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2016 ⏰

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