L'amore di Uncino

IV. Un vecchio nemico

Tic Tac Tic Tac

"Spugna, Spugna...Spugnaaaaaa"gridò Uncino.

"Oh caro, caro Capitan Uncino, non è detto che sia il coccodrillo".

Uncino aveva gli occhi spalancati. Il loro azzurro si poteva vedere da una grande distanza. Di nuovo quel maledetto coccodrillo. Si trovava vicino al lago, mimetizzato con le rocce della palude.

"Spugna fermalo!"

Spugna cercò di parlare alla bestia, ma essa spalancò le sue fauci verso Uncino e lo fece correre in mezzo al lago, bloccandogli gli stivali nel fango.

Tic Tac Tic Tac

La bestia si stava avvicinando, sempre più velocemente. Uncino vedeva la sua patetica vita passargli davanti, quando riuscì a liberarsi da quella poltiglia e si mise a correre per la giungla

"Spugnaaaaaaaaaaaaa, Spugnaaaaaaaaaaaaa" urlò a squarcia gola

Correva il più velocemente possibile, ma dalla paura non vide che era arrivato alla fine della giungla, dove attorno a lui c'erano solo scogli e il mare. I ruggiti della bestia si avvicinavano e lui in preda al panico cercò una via di fuga tra gli scogli. La scena era alquanto divertente. La paura di tutti i pirati che correva tra gli scogli, urlando come un bambino. Quelle urla giunsero fino alle orecchie di qualcun'altro, Peter Pan. Il ragazzo stava volando attorno all'isola, perchè Gianni e Michele, mentre esploravano l'isola insieme a Giglio Tigrato, avevano trovato l'albero fatato circondato da fate senza luce e senza polvere. Peter infastidito e arrabbiato si mise alla ricerca del colpevole, che guarda caso era Uncino. Lo osservò mentre giungeva alla fine della scogliera.

"Cadeeeeeeeeeeeeeeeee" urlò Peter.

Uncino guardò il cielo e vide quel dannato bambino volante che rideva di lui.

"Che tu sia maledetto Pan!" ululò Uncino.

Il pirata, occupato a guardare il cielo, cadde in mare insieme a dei pezzi di roccia che lo tennero ancorato al fondale marino.
Ancora non sapeva che quella grande sfortuna che aveva appena congiurato, lo avrebbe cambiato per sempre.