IX. Indecisioni

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La ciurma non era al corrente del fatto che ci fosse una sirena a bordo, ma di questo Uncino non se ne preoccupava. Era occupato ad insegnare a Bella l'arte della pirateria, o meglio, giocava a insegnarglielo. Bella a malapena riusciva a stare in piedi. I due si trovavano nella cabina del capitano, abbastanza spaziosa per un "addestramento".
Uncino estrasse dal suo fodero nero un pugnale:

"Tieni, passatelo da una mano all'altra e sentine il peso".

Bella guardò il pugnale e notò che la punta era leggermente ricurva.

"Ora puntalo verso di me." disse Uncino.

Bella sollevò il pugnale.

"Perché?" chiese.

Prima ancora che potesse terminare la frase, il pirata le si avventò contro. Lei indietreggiò, sollevando la lama fino al suo collo. Uncino si fermò a un passo da lei e sorrise.

"Molto bene. Adesso dimmi qual è il tuo piede più forte." le chiese girandole intorno.

"Cosa intendi dire?" gli chiese.

Il pirata si lanciò di nuovo verso di lei. D'istinto, Bella portò in avanti il piede destro impedendogli questa volta di avvicinarsi. Il pugnale ancora stretto nella mano destra e ancora in direzione del collo.

"Solleva il braccio opposto."

Bella sollevò il braccio sinistro.

"Con l'altro braccio puoi bloccare e deviare l'affondo del tuo avversario. Potresti rimanere ferita, ma non morirai." aggiunse Uncino.

Bella non gli staccava gli occhi di dosso, anche se in quel momento rappresentava il nemico. Mise in atto ciò che le era stato insegnato e riuscì ad affondare un colpo su Uncino, ma ovviamente non osò nemmeno ferirlo. I due si ritrovarono estremamente vicini. Uncino allungò la mano, quasi a voler sfiorare una di Bella. La toccò lentamente sentendone il calore. Bella guardò fuori dai vetri della cabina e vide che era ormai sera. Doveva andare a casa. Si allontanò da Uncino, appoggiò il pugnale e sorrise.

"Devo andare." sospirò con tono soave.

Uncino si avvicinò alla porta e la socchiuse. Vide che il ponte era libero e accompagnò la sirena. Bella si gettò in mare e gioì nel rivedere la sua coda, in fondo le era mancata.

"Quando ti rivedrò?" chiese Uncino.

Bella si voltò verso di lui e accennò un sorriso.

"Presto, lo prometto". Si immerse e nuotò, ma non nella laguna. Aveva trasgredito a troppe regole per tornare. Andò sulla spiaggia dall'altra parte dell'isola per non farsi vedere da Uncino, il quale aveva ancora gli occhi puntati sul mare. Si inoltrò nella giungla e arrivò vicino l'albero fatato. Guardò le fate danzare e pensò. Voleva ancora divertirsi con Peter, ma voleva anche stare insieme ad Uncino. Non sapeva come fosse possibile, voleva bene a tutti e due allo stesso modo, eppure essi erano acerrimi nemici.

"Bella?" chiese una voce nell'oscurità.

Erano i gemelli che andavano a caccia di lucciole.

"Ciao ragazzi!" esclamò Bella, contenta di vederli.

"Non sei alla laguna?" chiesero.

"Non posso tornarci..." spiegò.

"Vieni all'accampamento con noi!" proposero i bimbi

"Peter e Wendy stanno giocando a 'mamma e papà' e stanno straziando mezzo gruppo, magari tu ci aiuti!" continuarono.

"Sì, verrò!" affermò Bella.

I bimbi fecero strada e condussero Bella all'accampamento, quest'ultima scivolò all'interno dell'albero dove vivevano Peter e i bimbi. Tutti la salutarono allegramente e la aggiunsero nel loro gioco come sorella maggiore. A tarda notte erano tutti stanchi, persino Trilli. Crollarono per terra, non andarono nemmeno a letto. Peter invece uscì dal rifugio e si accostò su un albero a osservare l'orizzonte.

L'amore di UncinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora