Finita la scuola media scelsi la ragioneria, era la scuola più adatta alle mie capacità. Il primo giorno fu un giorno di terrore, presi il pullman sbagliato e arrivai in città con un quarto d'ora di ritardo e mi persi, chiamai i miei compagni della scuola media che anch'essi scelsero la ragioneria e gli dissi che mi fui smarrito. Loro scoppiarono a ridere ma a me non interessava, capii che non lo facevano con cattiveria, quindi decisi di seguire la folla e trovai la scuola. Andai in classe e vidi delle persone piùtosto simpatiche, mi sedetti con Giuseppe, non il tipo delle legnate, ma un ragazzo non molto alto, dietro di me si sedettero i miei compagni delle scuole medie, Marco e Domenico, a seguire, dietro di loro si sedette Pasquale. Marco è un tipo simpatico e amichevole, scherzoso e allo stesso tempo rispettoso degli altri. Domenico un po' meno, ma comunque anch'esso era una persona brava e affidabile, Giuseppe? Giuseppe pure. Ma difficilmente prende delle scelte. Preferisce seguire la folla. Entrò la professoressa di italiano, molto severa ma giusta allo stesso tempo. A me andava bene, almeno sapevo di stare nel giusto. Ne ho prese così tante di sgridate che ormai ho perso il conto, ma mi servivano, alcuni la ritenevano asfissiante, io la consideravo giusta. Doveva formarci, non solo con la cultura ma anche con l'educazione. Chiese a Domenico di alzare la serranda e lì successe il manicomio, non ci riuscì allora usò la forza facendola sbattere al soffitto. Diventò rosso come un peperoncino e tutti scoppiarono a ridere. Gli altri professori erano calmi, il professore di matematica non si sa come ma senza alterare il tono della voce riusciva a far stare zitti e buoni tutti quanti in classe, quella di inglese invece era severa nella lezione, ma accettava le battute di tanto in tanto, nemmeno lei voleva la solita lezione in cui parla solo il professore. Quello di economia aziendale era simpaticissimo e soprattutto sapeva spiegare molto bene. La lezione con lui era divertente, si imparava scherzando e cercando di rendere la lezione simpatica, ma non accettava una cosa: il menefreghismo. Un giorno due ragazze si stavano truccando in classe, lui sobbalzò dalls cattedra e gettò i loro trucchi nel cestino. Non ha fatto bene, di più. Mancare di rispetto ad un adulto che svolge il suo lavoro? Mia madre mi avrebbe spezzato mani e gambe se lo avessi fatto. Il professore di religione ci concedeva la libertà nei limiti. Potevamo parlare tra di noi o vedere un film, a patto che non si urlasse o si disturbasse le classi accanto. A volte leggevamo dei testi, ma a noi non dava fastidio, una volta ogni tanto bisogna pur essere seri. Quell'anno mi presi la rivincita alla visita medico sportiva, passai anche se il mio problema non se ne andò, ma cazzo. Potevo tornare a correre! Ma.. la felicitá durò poco. Mi sentii male due volte in meno di venti giorni. Feci nuove conoscenze, nell'ora di educazione fisica conobbi un ragazzo che aveva le mie stesse caratteristiche all'incirca. Ci contraddistingueva lo sport. Io ne facevo molto, lui poco. Si chiama Michele e strinsi subito amicizia con lui. A metà anno si aggregò un altro ragazzo alla nostra classe, si chiama Alex. Molto vivace e simpatico, ma certe volte esagera. Nella mia classe non era l'unico ad essere vivace, c'era Pasquale che era il più vivace e simpatico di tutti, dopo di lui c'era una ragazza con dei riccioli simpaticissimi e soprattutto bella. Anche lei non era da meno, ma quando bisogna essere seri lei è una tra le più serie. Insomma, fotte e non viene fottuta. Venni promosso in un modo che non so nemmeno io come, quell'anno non feci niente e studiavo poco. Intanto fui promosso anche se non mi sembrasse giusto. A fine anno scolastico mi beccai una gastrite piùtosto forte per colpa degli altri, sono piùtosto buono e quindi lascio correre. Andai in Sicilia e cominciai a dare inizio alla mia serie di cazzate. Quell'anno fu un'estate piùtosto bella, io insegnai ad Alessio e Adriano a pescare e loro mi fecero conoscere due ragazze di nome Jessica e Serena, una di Napoli, l'altra di Messina. Inoltre entrammo in un gruppo di gente per bene, costruimmo un campo di pallavolo in spiaggia e montammo delle porte da calcio. Giocammo con loro, furono loro a chiederci di unirci, noi, convinti di non saper giocare a pallavolo, accettammo ma lo dissimo subito. Cominciammo a giocare e scoprimmo che sulla sabbia è piùtosto facile in confronto al parquet. Arrivò ferragosto e anche noi, come gli altri decidemmo di fare il falò in spiaggia come è solito fare a Mili. Un napoletano ci prese in giro dicendo che se avessimo usato legni di segatura non avrebbe bruciato. Beh, lui non conesceva me. Se io voglio fare qualcosa, o la faccio in grande o non la faccio. Quell'anno bruciammo una barca ma non di proposito. Avvertimmo il padrone di spostare la barca perchè il vento soffiava verso la sua barca e le fiamme sarebbero arrivate fin là. Lui ci ignorò e disse di procedere tranquillamente. Comprammo 2 litri di alcool etilico, ne avanzava anche se avessimo voluto bruciare una casa per intero. Alla fine la barca prese fuoco, noi lo avevamo avvertito. Al posto di farci denuncia lo aiutammo alla ricostruzione, in fin dei conti non era grande. Il napoletano lo prendemmo in giro per tutta la parte restante d'estate dicendo "La segatura non bruuucia" ogni volta che lo vedevamo. Avevamo fatto le prove in una casa abbandonata. Prendemmo carta, alcool etilico e legno di segatura per trovare il metodo perfetto a far prendere a fuoco il legno. Un giorno rischiammo di rimetterci le penne, non siamo riusciti a controllare il fuoco rischiando di far prendere a fuoco tutta la casa, per fortuna c'erano dei bidoni d'acqua in bagno, immaginate voi cosa successe per pulire tutto e non lasciare nessuna traccia. Da quel momento scoprì il mio amore per il fuoco, non potevo farne a meno. Mi piaceva troppo. Tornai in Calabria e mi preparai per il mio secondo anno di scuola superiore con quell'estate impressa in mente...
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Deliri di un pazzo
De TodoQuesto non è un'autobiografia come tutte, questa è un'autobiografia un po' speciale. Non solo parla di me. Ma parla di tutti quelli che mi hanno aiutato a scriverla. Perchè non sono io a scrivere la mia vita, sono gli altri a cui concedo di scriverl...