CAPITOLO 2: The Phoenix

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Non avrebbe mai pensato che Margaret fosse così divertente: infatti, prima di lavorare sui suoi bozzetti, l'aveva invitata a prendere un tè con lei. Data l'immensità della casa, si sarebbe aspettata di vederselo portare da una cameriera con grembiule e cuffietta, invece la padrona di casa si diresse tranquillamente verso la cucina ed aprì un'enorme credenza: all'interno c'erano centinaia di bustine di colori diversi, ognuna di esse contenente un tipo diversi di tè. Marinette ne rimase incantata e Margaret ridacchiò osservando la sua espressione meravigliata:- Se non ti piace possiamo andare a prendere qualcosa ad un caffè...- disse ironica. Marinette scosse la testa:- È bellissimo, dove hai trovato tutte queste varietà?
-Le ho create io! C'è un enorme giardino sul retro e ho ritagliato un piccolo spazio per una serra, dove coltivo fiori, frutta e verdura... Allora quale scegli?
Marinette indicò una bustina color rosa chiaro:- Ottima scelta: il tè alla rosa si addice molto a un animo romantico e dolce...
Marinette diventò rossa l'imbarazzo, cercando di rispondere, ma una voce la interruppe: una donna in tailleur si era avvicinata a loro con un tablet argenteo:-Maggie, ti ho cercata ovunque! Dovevi presentargli la nuova stagista!
-Beh, può parlarci anche ora... Ciao papà...- disse lei continuando a girovagare per la cucina come se niente fosse.
Una voce proveniente dal tablet prese parola, mentre la donna in tailleur lo girava nella loro direzione a mostrare il viso rotondo del famoso stilista:- Il mio adorabile macaron, come stai? Mi dispiace di non poter essere lì, ma questo lavoro è molto importante e non sono potuto mancare, e per di più questi tipi sono più imbranati di quanto pensassi, quindi mi dovrò trattenere ancora per qualche settimana...
Margaret alzò gli occhi al cielo, ma sorrise al padre:- La stagista è qui con me se le vuoi parlare- disse distrattamente indicando la compagna con un cucchiaino.
-Helen, avvicinati alla ragazza, per favore- l'uomo dallo schermo le sorrise- Hai qui i tuoi bozzetti? Maggie ha insistito molto perché dice che hai un grande talento...
Marinette arrossì al complimento e tirò fuori il suo quaderno, sfogliandolo davanti allo schermo, soffermandosi sui suoi lavori migliori.
Morgan Moon annuì soddisfatto:- Avevi ragione, macaron, ha un grande talento. Come primo lavoro che ne diresti di creare una selezione di abiti su misura per mia figlia?
-Sarebbe perfetto! È un onore poter lavorare con lei, signor Moon!
-Lo è anche per me, Marinette. Ora devo andare, la moda non aspetta. Goodbye macaron!
-Goodbye, dad- lo salutò la figlia senza staccare gli occhi dalla teiera, dove stava bollendo l'acqua per il tè. Morgan Moon chiuse la videochiamata e Helen se ne andò. Margaret alzò lo sguardo dalla teiera, sospirando delusa:- Tre minuti esatti... Un record! Ma forse è perché c'eri tu, non voleva fare brutta figura...- battè il pugno sul tavolo, accasciandosi come un cuscino sgonfio. Marinette si sentì dispiacita per la ragazza: infatti i suoi genitori c'erano sembre stati per lei. Ma Margaret si sentiva lo stesso amata dal padre perché, anche se erano lontani, lui cercava di renderla felice nonostante la lontananza per compensare il fatto di non essere spesso a casa, anche se un po' maldestramente, anche se a volte desiderava solo che suo padre facesse una pausa dai suoi viaggi e rimanesse a casa con lei, per dimostrarle il suo affetto. E in quei momenti in cui la mancanza di un genitore, dato che sua madre se n'era andata tanto tempo prima lasciando al marito il compito di allevare da solo una figlia perché per lei "quella vita non era più soddisfacente come una volta", e suo padre era spesso assente, si faceva un fardello pesante, la ragazza azzerava le difese e si lasciava andare per alcuni istanti, per poi ritornare quella di sempre dopo quel momento di tristezza. Infatti si rialzò subito e riacquistò il suo sorriso:- Forza, andiamo in camera mia, così mi prendi le misure!
La stanza di Margaret corrispondevano a tre piani collegati da una lunga scala a chiocciola: nel primo c'era un'ampio salottino dai toni caldi, con una grande libreria che ricopriva la maggior parte delle pareti, nella quale si alternavano antichi volumi rilegati elegantemente in pelle e nuovi romanzi con le copertine rigide multicolori, e un caminetto, dove scoppiettava un caldo fuocherello. Al secondo piano c'era la cabina armadio, riempita fino a scoppiare di ogni tipo possibile ed immaginabile di abito e con le pareti coperte da specchi, che riflettevano infinite volte un'immagine. Margaret le spiegò che la maggior parte li aveva usati per i servizi fotografici e le sfilate e probabilmente non li avrebbe mai più indossati. L'ultimo piano era la camera vera e propria, con un enorme letto con copriletto ricamato, una scrivania dove erano posati i libri di scuola e un computer, un'enorme tv che occupava un'intera parete e disegni e poster appiccicati ai muri. Margaret le mostrò anche la terrazza sul tetto, con una piscina e delle sdraio per prendere il sole. La vista da lassù era incredibile, si riusciva a vedere tutta la città, sentendo i rumori provenienti dalle strade.
-È bellissimo! Hai una casa fantastica e una vista mozzafiato, verrei volentieri a vivere qui!
La padrona di casa si mise a ridere, divertita dal suo entusiasmo, e invitò la nuova amica a rimanere a dormire, cosicché Marinette potesse iniziare i bozzetti con la sua modella accanto. Ritornarono all'interno, dove Margaret, dopo essesi fatta prendere le misure, accese il televisore per vedere un film insieme sdraiate sul letto, ma una notizia del telegiornale allarmò Marinette: una donna dai capelli verdi e un vestito di foglie stava intrappolando Parigi tra le piante rampicanti. Con una scusa si chiuse in bagno e fece uscire Tikki dalla borsa:- Parigi ha bisogno di noi! Tikki, trasformami!
Uscì dalla finestra e partì, armata con il suo fedele yo-yo, alla ricerca della donna posseduta da un'akuma. Chat Noir la stava aspettando, sdraiato a pancia in su guardando il cielo, giocando distrattamente con la cintura-coda:- My lady, mi deludi: sei in ritardo! Non volevi vedere il tuo micetto preferito?
Ladybug alzò gli occhi al cielo:- Chat, l'universo non gira intorno a te! E comunque, Parigi ha bisogno di noi, quindi alzati, che i nemici non aspettano!
La donna akumatizzata, che si faceva chiamare Carnivorous Flower, stava terrorizzando i cittadini che facevano un giro per il centro, imprigionandoli nelle bocche di maestose piante carnivore e, nonostante i potenti attacchi da parte di entrambi gli eroi, riuscì a imprigionarli in una selva di rampicanti che impedirono a Ladybug e Chat Noir di utilizzare i loro poteri speciali. Quando il rischio di perdere i propri miraculous si mostrava sempre più vicino, una moltitudine di dardi infuocati bruciò le piante, liberando i due eroi. Ladybug si girò verso la direzione da cui proveniva la pioggia di frecce: una ragazza mascherata impugnava tra le mani guantate un arco d'oro, la faretra sulle spalle piena di frecce dorate, una tutina attillata nera senza maniche che le avvolgeva il corpo snello e un paio di stivaletti neri con dei tacchi vertiginosi ai piedi. I capelli color cannella erano tirati indietro da un fermaglio dorato con una pietra ovale con cinque fiammate di colori diversi, un madaglione d'oro a forma di cuore le ornava il collo e una cintura di pietre preziose color ambra le cingeva la vita, allungandosi in tre code dietro di lei. La misteriosa eroina saltò giù dal tetto con la grazia di un rapace e alle sue spalle comparvero un paio di ali che sembravano fatte di fuoco, che la fecero planare fino al suolo con delicatezza. Appena toccò il suolo le ali scomparvero e lei si  Ladybug e Chat Noir la seguirono a ruota, e insieme riuscirono a distruggere il fermaglio a forma di fiore che legava i capelli della donna, facendo in modo che Ladybug purificasse l'akuma. Dopodiché la misteriosa eroina fece per andarsene, ma Chat Noir la fermò:- Chi sei tu?
Lei si fermò, sorridendo in modo enigmatico:- Il mio nome è Phoenix, la fenice, simbolo d'immortalità... Quando avrete bisogno di aiuto, fate un fischio, io vi sentirò...
Detto questo se ne andò, spiccando il volo con le sue ali di fuoco.
-Accidenti, è proprio assurdo!- borbottò Chat Noir. Ladybug annuì:-Già, ma una mano in più non farà male quando dovremo sconfiggere le akuma e Papillon, non credi anche tu, gattino?- sentendo i suoi orecchini squillare, capì che era il momento di andare. Salutò velocemente il gatto nero e scappò via, pronta per il meritato pigiama party.

Miraculous Ladybug-The Phoenix [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora