Quarto giorno pt2

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Rose era rimasta di umore pessimo per tutto il pranzo. Dominique le aveva chiesto più volte cosa le fosse successo, ma Rose l'aveva liquidata sempre con un semplice "niente Dom, è tutto a posto", tanto che alla fine, la bionda aveva rinunciato al suo proposito di indagare oltre. D'altra parte, Rose non poteva certo raccontargli il motivo che l'aveva portata a quello stato d'animo.
Tre giorni. E poi sarebbe finita.
Doveva solo aspettare tre semplici giorni.
Dopo tanta fatica era inutile arrendersi e mandare tutto all'aria, a quel punto, no?
Alle cinque, aveva salutato i suoi cugini e aveva lasciato la sala comune per recarsi alla riunione dei Prefetti. Non aveva tanta voglia di andare, quel giorno; ma in quanto Caposcuola, non poteva non presentarsi. La riunione si era svolta normalmente: avevano organizzato i vari turni per le ronde notturne e stabilito chi dovesse accompagnare i ragazzi del terzo anno alla gita ad Hogsmade che ci sarebbe stata due settimane dopo.
Alle sei meno dieci, Rose era già libera. Fuori continuava a diluviare. Sperò che non continuasse a piovere anche il giorno dopo, altrimenti sarebbe stato problematico per la partita.
E Albus avrebbe dato di matto.
Nei corridoi non c'era nessuno. Probabilmente, gli studenti stavano approfittando del maltempo per spassarsela nella propria sala Comune. Rose stava attraversando il corridoio dell'ala Ovest, quando incontrò le prime due persone, da quando aveva lasciato la riunione.
Persone che in quel momento avrebbe preferito non incontrare. Ma ormai era troppo tardi per fare marcia indietro; l'avevano vista.

- Buonasera, Caposcuola Weasley.
- Buonasera, Zabini. - disse lei, fredda -  Nott.
L'altro ricambiò con un gesto della testa. Convinta di essersela cavata, Rose proseguì a camminare, finchè una mano le strinse bruscamente un polso.
- Quanta fretta, Weasley - le disse Zabini, guardandola divertito - Non hai neanche il tempo di fare due chiacchiere con degli amici?
Quell'idiota di Nott rise forte, appoggiato al muro con le braccia conserte, come se stesse assistendo ad una scenetta spassosa.
- Ma noi non siamo amici, Zabini - rispose lei, pungente. Quella situazione le stava procurando un certo disagio. Si guardò intorno, sperando che passasse qualcuno a cui potesse accodarsi. Nessuno.
- Ma come? - fece Zabini, fintamente dispiaciuto - Così mi offendi, Rosie - arricciò le labbra, fingendo di piangere, ma i suoi occhi sprizzavano divertimento - Eppure... - disse all'improvviso - Tu sei la ragazza di Scorpius e io sono il suo migliore amico. Qualcosa in comune ce l'abbiamo, non trovi?
Rose fece un passo indietro, decisa a tornare da dove era venuta, visto che Zabini e Nott le stavano praticamente bloccando la strada per andare avanti.
- Non credo che questo sia sufficiente ad essere amici, Zabini - disse, acida. Ma Zabini non sembrava essersi scoraggiato.
- Forse non lo sai, Rose - disse lui, avvicinandosi maggiormente a Rose - Ma io e Scorpius dividiamo tutto... - così dicendo allungò una mano verso di lei, per sfiorarle il viso. Rose si ritrasse inorridita.
Cominciava ad essere seriamente preoccupata. In giro non c'era anima viva.
- Non mi toccare, Zabini! - sibilò lei, scacciando malamente la mano del Serpeverde.
Girò sui tacchi per andare via, il più lontano possibile, ma fu trattenuta ancora una volta. Con poca grazia, Zabini le sbarrò la strada; lei indietreggiò quanto possibile, finché non percepì il muro di pietra alle sue spalle.
Zabini torreggiava davanti a lei, in modo inquietante. Rose non riusciva proprio a capire cosa ci trovassero in lui le altre ragazze. Era di una bellezza inquietante e, a detta di Rose, dai modi leggermente disgustosi. Per quanto ne dicesse Zabini, lui e Scorpius erano a due livelli totalmente differenti.
- Sai, è cattiva educazione andarsene nel mezzo di una conversazione - le disse Isidore, passandosi una mano tra i capelli scuri.

- No, se il tuo interlocutore non ha alcuna intenzione di parlare con te - rispose sgarbata, ma dietro l'evidente spavalderia si celava un profondissimo senso di disagio - E io non ce l'ho.
Oltre la spalla di Zabini, Rose vide Nott, nella stessa posizione, accendersi una sigaretta, cosa che non avrebbe potuto assolutamente fare all'interno della scuola. Rose stava giusto per farglielo notare, quando Zabini parlò di nuovo.
- Come siamo acide, Rosie - disse, scoccando la lingua - Non dovresti essere così maleducata con il migliore amico del tuo ragazzo... - allungò di nuovo la mani, avvolgendosi una ciocca di capelli di lei intorno al dito.
- Ti ho detto di non toccarmi! - gridò lei, scostandosi; ma rimase ferma dov'era, bloccata dal muro. Respirò forte, spaventata.
Era praticamente in trappola. Schiacciata fra il ragazzo e la parete di pietra...
Finchè...
Zabini fece bruscamente marcia indietro, scostandosi in  fretta da lei. Quando fu abbastanza lontano, Rose si rese conto che il ragazzo non si era spostato di sua spontanea volontà ma era stato piuttosto... trascinato via.
Scorpius Malfoy lo teneva saldamente per il colletto della camicia, senza accennare a lasciarlo.
Era livido.
- Che cazzo stavi facendo? - urlò all'amico, dandogli uno strattone.
In tutta risposta, Zabini assunse un'aria totalmente sorpresa, ma si riprese subito.
- Scorpius, datti una calmata! - gridò di rimando, sistemandosi la camicia. Si guardarono in cagnesco.
Rose osservava la scena, una mano sulla bocca. Aveva fatto un respiro di sollievo quando aveva incontrato lo sguardo ormai familiare di Scorpius.
- Ringrazia che non ti affatturo in questo momento, coglione! - disse Scorpius, muovendosi minaccioso verso Zabini - Che cosa cazzo ti è venuto in mente?
Zabini lanciò un'occhiata allarmata a Nott che guardava basito la scena. Evidentemente si era reso conto di aver superato i limiti concessi.

- Andiamo, Scorp... - disse, con tono falsamente leggero - Stavamo solo facendo due chiacchiere con la tua ragazza... nient'altro!
Scorpius sospirò, chiudendo gli occhi, come a volersi calmare. Si soffermò a guardare Rose per alcuni secondi, poi concentrò la sua attenzione nuovamente su Zabini.
- Mettiamola così... - disse lentamente Scorpius. Era evidente che stava cercando di mantenere la calma - Parlale in quel modo un'altra volta e io ti farò sputare vermicoli per una settimana. Toccala ancora... e l'infermeria diventerà il tuo dormitorio per il resto dell'anno. Sono stato abbastanza chiaro?
Zabini lo osservò sconcertato, ma poi, a malincuore annuì.
- Lo spero bene.
Così dicendo, andò verso Rose, le afferrò una mano e senza dire una parola la portò via, senza prima aver lanciato un'altra occhiataccia carica di ira ai suoi amici.
Camminarono per qualche minuti in silenzio. Rose faticava a stargli dietro, ma non osava dirgli di rallentare. Non lo aveva mai visto così arrabbiato.
Soltanto quando arrivarono nei pressi della Sala Grande, Scorpius si decise a fermarsi, voltandosi verso di lei. Sembrava imbarazzato. Aveva ancora le guance leggermente arrossate, effetto della furia di prima.
- Stai bene? - le chiese bruscamente. Forse si sbagliava, ma Rose sembrò percepire un pizzico di vera preoccupazione quando lui le rivolse la domanda.
Lei annuì - Sì. Sì... tutto bene - abbassò lo sguardo, evitando di guardarlo. Sentiva che la tensione di poco prima stava per venir fuori...

Scorpius aumentò la stretta nella sua mano, spostandole delicatamente il mento con un dito per guardarla - Mi dispiace, Weasley - disse sincero - Mi dispiace, davvero. Non doveva permettersi di... - strinse le labbra, passandosi la mano libera tra i capelli. Sospirò - Non so come gli sia venuto in mente, ma non doveva succedere. Ti chiedo scusa.
- Non è colpa tua - disse lei, imbarazzata - Non fa niente...
Rose era totalmente spiazzata da quella reazione tanto... umana di Scorpius.
- E senti... - aggiunse lui - Mi dispiace anche per prima. Sono stato... uno stronzo anche io.
Rose nonostante tutto, gli sorrise. Mai si sarebbe aspettata di ricevere delle scuse da lui, Mr Orgoglio.
- Evidentemente, la stronzaggine è una prerogativa dei Serpeverde - disse, ma era evidente che non era arrabbiata.
Inaspettatamente, lui contraccambiò il sorriso - Albus sarà felice di questa cosa - disse, sogghignando.
- Naturalmente, Albus è l'eccezione che conferma la regola - puntualizzò lei.
Lui rise - Ma possibile che hai sempre la risposta pronta? - le chiese - Dai, ti accompagno in sala Comune.
Detto questo cominciò a camminare con passo disinvolto, le mani in tasca.
- Sono in grado di raggiungere la Torre anche da sola, Malfoy!
Lui si voltò e la guardò scettico - Sì, come no. Vedila così, allora: mi sento più tranquillo ad accompagnarti - rise - Avanti, Rosie, fallo per me! - aggiunse con una faccia da schiaffi.
Senza proferir parola, Rose lo raggiunse divertita, alzando gli occhi al cielo. Per tutto il tragitto camminarono in silenzio, lui un passo dietro di lei.
Quando arrivarono davanti al quadro della signora Grassa, Rose si voltò verso di lui.
- Allora... eccoci qua. - disse lui, con voce strascicata.
- Già - annuì lei - Sono sana e salva, puoi andare tranquillo.
Lui guardò l'orologio - Sì. Siccome qualcosa mi dice  che non riceverò un bacio della buonanotte... - sogghignò divertito, in risposta allo sguardo omicida di lei - Credo che andrò; l'allenamento mi aspetta.
- Ah, sì... - disse Rose, dandosi un colpetto sulla fronte - la partita di domani. Bè... ci vediamo, allora - lo salutò, non sapendo cos'altro dire.
Lui annuì, facendole un cenno con la mano.
Rose andò verso il quadro, sussurrando alla Signora Grassa la parola d'ordine, travolta da una miriade di sensazioni, difficili da decifrare.
Mentre il quadro si spostava per lasciarla passare...

- Verrai?
Rose si voltò, confusa - Come?
Lui sembrava perfettamente a suo agio, appoggiato alla balaustra, le mani in tasca - Alla partita. Verrai?
- Sì - rispose, colpita - Certo, sì. Verrò.
Il solito ghigno di Scorpius si trasformò in un vero sorriso, mentre si dirigeva verso le scale.
- Bene - le disse - Perché assisterai alla vittoria dei Serpeverde. A domani, Weasley.
- A domani, Malfoy.
E il quadro si richiuse.

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