Il martedì mattina, Rose si svegliò animata da un umore positivo, che negli ultimi giorni le era mancato.
La chiacchierata con Dominique le aveva permesso di riordinare le idee, facendole comprendere che se avesse dovuto fingere per altri cinque giorni di essere la fidanzata di Scorpius Malfoy, non era la fine del mondo.
Allo scadere dei cinque giorni, ognuno avrebbe preso la sua strada,
E tanti cari saluti.
Poi, se qualcuno fosse stato tanto intelligente da rendersi conto della pagliacciata, meglio ancora.
- Rose!
Rose si voltò, riconoscendo la familiare voce di suo fratello.
- Buongiorno, Hugo - lo salutò, rivolgendogli un ampio sorriso. Sorriso che si spense di fronte all'espressione ostile di suo fratello.
Hugo la afferrò per un braccio, poco delicatamente, trascinandola in una zona meno affollata della sala grande.
- Dimmi che non è vero! - le disse serio, in un modo a lui estraneo. La fissò con i suoi occhi azzurri, tanto simili a quelli di suo padre.
Rose aveva messo in programma di dover dare delle spiegazioni a suo fratello, così come agli altri cugini. Nella sua famiglia, l'espressione "affari propri" non era conosciuta.
Quello che non aveva calcolato, invece, era l'ostilità con cui Hugo le stava parlando.
La cosa le diede parecchio fastidio.
. Cosa? - rispose, con tono di sfida.
- Piantala di fare la stupida, Rose! - sbottò Hugo - Malfoy! Stai uscendo con Malfoy... hai idea di quello che potrebbe fare papà se lo venisse a sapere?
Quelle parole la travolsero come una valanga. Effettivamente, non aveva tenuto conto di questa possibilità.
- Hugo, per carità, mamma e papà non devono sapere niente di tutto questo! - il tentativo di darsi una calmata andò letteralmente a farsi benedire quando l'immagine del padre le si creò nella mente.
Per l'ennesima volta in due giorni, maledì Scorpius per averla messa in questa situazione.
- No, Rose - la risposta secca del fratello le fece concentrare di nuovo l'attenzione su di lui - Glielo devi dire. Tanto lo verrebbero a sapere comunque e sarebbe la fine. Se non lo fai tu... vorrà dire che dovrò farlo io - parlò, senza guardarla in faccia.
Rose spalancò gli occhi quando il fratello le spiattellò in faccia questo ultimatum.
Si sentì indignata, tradita. Quante volte lei lo aveva coperto con la madre, quando era stato messo in punizione da qualche professore o aveva preso un brutto voto?
Quante volte lo aveva difeso?
E poi... lei era la maggiore, miseriaccia ladra, Hugo non aveva alcun diritto di ricattarla.
- Non oseresti - soffiò Rose, tra i denti.
Stavolta Hugo alzò lo sguardo, passandosi una mano fra i capelli già abbastanza scompigliati - Mi dispiace, Rosie. Ma lo faccio per il tuo bene.
- Lascia che sia io a preoccuparmi per il mio bene! - lo rimbeccò Rose, acida.
Ma Hugo scosse la testa - Se non lo fai tu, lo farò io - ripetè.
Rose gli lanciò un'occhiata di fuoco, prima di afferrare la sua borsa e mettersela in spalla - Dammi una settimana, glielo dirò io - fece, dura.
Hugo sembrò rifletterci un attimo, poi annuì - Va bene. Una settimana.
Rose gli rivolse un ultimo sguardo, carico di delusione e prima che lui potesse aggiungere altro si allontanò, sperando con tutto il cuore che il fratello mantenesse la promessa.
*
Quando arrivò nell'aula di Storia della Magia, il buonumore di prima mattina era stato sufficientemente smaltito, lasciando il posto ad un fastidioso senso di stizza.
Arrivò in classe prima degli altri e occupò un banco in prima fila. Lei stessa ammetteva che le lezioni del professor Ruf a lungo andare, diventavano leggermente prolisse, per cui stare davanti le avrebbe procurato meno possibilità di distrarsi.
Dopo qualche minuto, gli studenti iniziarono ad arrivare. Un ragazzo bruno di Serpeverde, di cui Rose non conosceva il nome, si sedette accanto a lei al banco.
Tra questi c'era anche Albus, con un gruppetto di Serpeverde. Rose gli sorrise, salutandolo con un gesto della mano. Lui la guardò, poi le fece un cenno di saluto con il capo, distendendo le labbra in un mezzo sorriso.
Rose sospirò, girandosi davanti. Conosceva il motivo di quel comportamento distaccato da parte del cugino. Scorpius era uno dei suoi migliori amici, probabilmente si sentiva imbarazzato nel venire a sapere che stava uscendo con sua cugina.
Sì, era per questo. Doveva parlargli; il giorno prima non ne aveva avuto l'occasione.
Stava giusto pensando questo quando Scorpius Malfoy, impeccabile come al solito nella sua divisa verde e argento, si parò di fronte a lei.
Senza dire una parola, fece un cenno con la testa al ragazzo seduto accanto a lei.
Quello, senza mostrare il minimo di esitazione, raccattò le sue cose e filò via, andandosi a sedere in terza fila.
Rose restò a bocca aperta, mentre Scorpius girava intono al banco e si sedeva accanto a lei, nel posto lasciato libero dal malcapitato Serpeverde.
- Ciao, dolcezza. Sentito la mia mancanza? - la salutò con la sua odiosa voce strascicata. Allungò una mano verso il suo viso, ma Rose si scansò prontamente.
- Mi spieghi che vuol dire? - gli sbraitò contro, sentendo l'irritazione raggiungere livelli pericolosi.
- Cosa? - chiese lui, sogghignando.
Rose sbuffò - Tutto questo! - disse indicando lui, completamente stravaccato sulla sedia accanto alla sua - Perché lo hai mandato via?
Scorpius rise, passandosi una mano tra i capelli, da perfetto playboy.
- Io non ho detto nulla - disse semplicemente.
Rose aprì la bocca per risponderli a tono, ma la richiuse.
Effettivamente, lui aveva ragione.
Effettivamente, non aveva detto neanche una parola.
- Bè... peggio ancora! - sbottò infine, infervorandosi - Quel ragazzo si è sentito in dovere di sloggiare solo a causa di una tua occhiataccia! Ti sembra normale questo?
- Francamente sì - rispose lui, sembrando già infastidito da quella conversazione che probabilmente, pensò Rose, era durata fin troppo per i suoi gusti - E poi, Rosie... - riprese Scorpius, sporgendosi verso di lei - Fossi in te, abbasserei la voce. Ricordati che stiamo insieme - e così dicendo, allungò nuovamente la mano verso il suo viso, accarezzandola. Rose rabbrivì, sotto il suo tocco gentile.
Un sorrisetto sfacciato si dipinse sul suo volto.
Si guardarono per un momento.
Lo sguardo di lui era soddisfatto, mentre le sfiorava la pelle liscia della guancia.
Quello di lei truce e infastidito.
Sapeva che gli altri studenti li stavano guardando. Albus li stava guardando...
Ma in quel momento, il professore fece il suo ingresso nella stanza e per la gioia di Rose e la disperazione degli altri studenti, la lezione ebbe inizio.
*
- Puoi ridarmi la borsa, Malfoy. Non c'è nessuno, adesso.
Si trovavano nei sotterranei. Dopo la lezione di pozioni, il professore aveva insistito affinché rimanessero per catalogare gli ingredienti che avevano mandato per i rifornimenti.
D'altra parte, lei e Scorpius erano i migliori studenti del corso, anche se Scorpius non vantava la stessa media scolastica di Rose, ed era capitato altre volte di svolgere compiti di questo genere.
Erano state due lunghe ore. Come al solito, le avevano trascorse a battibeccare e a lanciarsi frecciatine.
Ma stavolta non c'era cattiveria.
Quello stuzzicarsi a vicenda era piuttosto... divertente.
Ora che avevano finito, Scorpius aveva afferrato senza esitare la borsa di Rose, con un gesto naturale.
- Non ci sarà nessuno, Weasley - disse Scorpius mentre proseguivano lungo il corridoio - Ma io resto sempre un galantuomo.
Rose schioccò la lingua, alzando gli occhi al cielo.
Lui se ne accorse e sollevando le sopracciglia le chiese - Che c'è? Di solito le ragazze apprezzano la mia galanteria.
Stavolta Rose scoppiò a ridere. Utilizzare le parole "Malfoy" e "galanteria" nella stessa frase, era per lei una cosa alquanto comica. Anche se, doveva ammettere a se stessa che quel gesto era... gentile.
- Non è la galanteria che le ragazze del tuo harem apprezzano di te, Malfoy, credimi - disse Rose, scuotendo la testa.
Proseguì, ma poco dopo udì soltanto i suoi passi risuonare nell'ampio corridoio.
Scorpius si era fermato. La luce fioca delle fiaccole illuminava il suo volto, stranamente contratto in un'espressione pensierosa.
- Ah, no? E cosa apprezzano? - disse Scorpius improvvisamente. Non stava scherzando, era serissimo.
Gli occhi grigi brillavano al riflesso della luce, mentre la fissava in attesa di una risposta.
Rose ebbe quasi paura. Non era il Malfoy che conosceva quello.
Dov'era la spavalderia, la sicurezza, l'atteggiamento altezzoso?
Chi era quello?
- Andiamo, Malfoy - disse Rose, tentando di rompere il silenzio. La sua voce era più acida di quanto avesse voluto - Sei benissimo di cosa parlo. E' ciò per cui le ragazzine ti corrono dietro, no?
Si pentì subito di aver parlato. L'espressione di Scorpius era quasi indifesa, pienamente assorto nei suoi pensieri.
Lui sospirò - Già...
In quel momento sembrò riscuotersi. Carico di due borse, che portava con nonchalance su una sola spalla, si avvicinò a lei.
Rose perse un battito.
- Ma tu non sei come le altre, vero Rose? - le chiese; non sorrideva. E per la prima volta aveva pronunciato il suo nome senza che sembrasse una presa in giro.
Lei trattenne il respiro quando lui si fece più vicino - No... io... non lo sono. Non lo sono, Malfoy - ripetè con sicurezza. Erano vicini, troppo. Rose non riusciva a vedere neanche cosa ci fosse dietro la spalla di lui.
Scorpius alzò una mano, senza rompere il contatto con lo sguardo di lei. Portò le sue dita all'altezza del volto di lei, quasi volesse accarezzarla... Ma subito si ritrasse, facendo un passo indietro.
- Già - sospirò, battendo più volte le palpebre, stupito, come se si fosse appena accorto della loro vicinanza. Lei ingoiò il vuoto.
- Questa è una scommessa e... basta - disse all'improvviso, allontanandosi di un altro passo - Niente sentimenti,Weasley - sarebbe stato difficile stabilire se stesse avvertendo lei, o sé stesso.
Rose annuì, incapace di parlare.
Si sentiva indignata. Offesa dal fatto che lui, si fosse sentito in dovere di rimarcare la storia della scommessa. Cosa pensava, che non lo aveva capito?
Che davvero si sarebbe lasciata coinvolgere dai sentimenti?
Che poi... quali sentimenti?
Rose Weasley non si sarebbe di certo innamorata di... lui.
"Tu lo odi, Rose. Lo odi".
- Sarà meglio che ti accompagni nella Sala Grande, Weasley. - disse lui all'improvviso, tranquillo, con la solita voce melliflua - E' ora di cena.
Rose lo seguì, chiedendosi perché il suo cuore galoppasse a quella velocità...
*
Uscendo dalla sala grande, Rose percepì gli sguardi degli altri studenti addosso. Ormai ci aveva fatto l'abitudine: erano due giorni che gruppi di ragazzine le lanciavano occhiate di vario genere, chi di ammirazione, chi di invidia, chi di rimprovero, bisbigliando tra loro.
La notizia che lei e Scorpius stavano insieme sembrava essere il gossip dell'anno.
A parte sua cugina Dominique, gli altri Grifondoro non sembravano troppo entusiasti della cosa; ma di certo nessuno sarebbe andato a sindacare sulle scelte sentimentali della Caposcuola Weasley.
- Parola d'ordine, cara? - le chiese la signora Grassa, sorridendole gentilmente.
Ma prima che potesse aprir bocca, una voce parlò alle sue spalle.
- Aspetta Rose, devi parlarti un attimo.
Albus era dietro di lei, appoggiato alla balaustra. Lo stemma si Serpeverde scintillava sulla sua divisa.
Rose si scusò con la signora Grassa e poi, andò incontro al cugino.
Si era sollevata non appena lo aveva visto.
Quella sera non si era unito a loro per la cena e così Rose era stata costretta a cenare insieme al fratello, con cui non si era parlata tutto il giorno, a Dominique che tentava in tutti i modi di aprire una discussione, senza ottenere il minimo successo, a Louis e Lily che chiacchieravano tranquillamente fra di loro e naturalmente insieme al suo malumore, generato dalla vicenda di poco prima.
- Al, ciao! - lo salutò entusiasta, sorridendogli - Non ti sei fatto vedere a cena...
L'espressione seria di Albus si sciolse di fronte al sorriso di Rose.
Fra tutti i cugini, Rose e Albus erano quelli che andavano più d'accordo. Sempre complici, sempre uniti nel bene e nel male.
Ma Albus, con il passare degli anni si era reso conto che Rose aveva una forte influenza su di lui; più forte di quella che dovrebbe esserci fra due cugini...
- Sì... è per questo che sono venuto a salutarti - mentì spudoratamente lui.
Rose si appoggiò sulla balaustra accanto a lui, le loro braccia si sfiorarono.
- Ma... anche per dirti un'altra cosa - aggiunse titubante, guardandola con i suoi vispi occhi verdi.
Rose si irrigidì. Ingenuamente aveva sperato che Albus non le chiedesse spiegazioni, ma era la prima ad ammettere che fosse giusto che le ricevesse.
Anche se era tutta una farsa e molto probabilmente prima che tutti si fossero abituati all'idea che lei e Scorpius stessero insieme, la settimana sarebbe stata già conclusa.
E lei si sarebbe trovata libera da quella stupida situazione che le stava creando più problemi che altro.
- Senti Al, lo so che ho sbagliato - iniziò, passandosi una mano tra i capelli rossicci per scostarli dal viso - Avrei dovuto dirtelo prima, per favore... non essere arrabbiato con me...
Ma Albus la interruppe con un gesto della mano.
- Non sono arrabbiato, Rosie - disse facendole una carezza sul braccio - Lo sai che non riesco ad essere arrabbiato con te!
Rise e Rose non riuscì a trattenersi dall'abbracciarlo. Aveva bisogno di questo.
Aveva bisogno che lui le dicesse che non ce l'aveva con lei se stava uscendo con il suo migliore amico, seppur per finta.
Lui rispose stringendola forte, ma nonostante percepisse il suo corpo longilineo tra le braccia, non gli sembrava di averla mai sentita così lontana.
- Oh Al, non sai quanto sono felice di sentirtelo dire - fece Rose, staccandosi da lui - Hugo non è per niente contento di questa storia - confessò amareggiata - Ha persino minacciato di dirlo a mio padre! Io non capisco...
- Hugo ha ragione Rosie.
Rose ci mise alcuni secondi prima di capire il significato di quelle parole.
Si voltò verso Albus, la fronte corrugata.
Anche lui la stava guardando e non c'era segno di esitazione sul suo viso.
- Devi chiudere questa storia, Rose, prima che sia troppo tardi.
Rose rimase a bocca aperta di fronte a quella che sembrava una vera e propria imposizione. Imposizione dettatale da Albus, tra l'altro.
- Albus, che fai, ti ci metti anche tu, ora? - sbottò adirata; stanca e adirata.
Albus si allentò il colletto della camicia; lo faceva sempre quando era a disagio.
- Tu non... tu non sai in che guaio ti stai cacciando Rose! - l'avvertì lui, puntandole un dito.
Rose si massaggiò le tempie con le dita, tentando di mantenere la calma.
- Albus, davvero... non pensavo che anche tu credessi a questo genere di pregiudizi! - disse infine, rinunciando al proposito di tenere bassa la voce - Potrei capire mio padre, ma... Scorpius è il tuo migliore amico, Albus!
- E' prorpio per questo motivo che te lo sto dicendo! - stavolta anche Albus alzò la voce.
Rose fu prese in contropiede; Albus non urlava mai, men che meno con lei.
Era sempre stato il pacifista della situazione, colui che riusciva sempre a chiudere le discussioni in modo pacifico, che le raccomandava sempre di restare calma, che non alzava mai la voce.
Ma stavolta, lui era davvero arrabbiato.
- Rose... - disse, facendo un lungo respiro - Rose... - ripetè andandole vicino e posandole le mani sulle spalle - Scorpius è il mio migliore amico. Per questo lo so, lo so, come si comporta con le ragazze... Lui le usa per divertirsi e poi le molla senza preavviso.
Rose sentì un nodo alla gola.
La cosa, oltre a mortificarla, la faceva sentire malissimo.
Albus interpretò il suo silenzio come un'autorizzazione a continuare.
- E io... - si bloccò un secondo, distogliendo lo sguardo da lei - L'ho sempre lasciato fare; non mi importava di quello che sarebbe successo con "la ragazza della settimana"... ma non ho mai pensato che potessi essere tu, una di quelle ragazze!
A quelle parole Rose si riscosse e con uno strattone si liberò dalla presa di Albus.
- E' questo che pensate tutti di me, vero? - disse con voce amara.
Finalmente le sembrava di aver trovato il nesso tra il suo pseudo fidanzamento con Scorpius e il comportamento di Hugo, Albus e di tutti gli altri studenti.
Ecco come la vedevano: come la vittima di turno, la povera ragazza che sarebbe stata sedotta e abbandonata dal grande Scorpiu Malfoy.
- Pensate che sia impossibile che a Malfoy piaccia una come me? - gridò in direzione del cugino - Perché, in effetti, cosa dovrebbe trovarci lui in una normalissima a anonima ragazza come Rose Weasley!
- Aspetta Rose, lo sai che non volevo dire questo... - si affrettò a dire Albus, chiedendosi come lei potesse anche solo pensare che lui la considerasse "anonima".
- Risparmiami le stronzate, Albus! - lo interruppe Rose, il volto contratto e rosso - Tutti credete che io sia la sciacquetta senza cervello di turno, che farà la stessa fine di tutte le altre! Non è vero?
Contrariamente a quanto si sarebbe aspettata, Albus non sembrava aver cambiato idea.
- Qui nessuno pensa che tu non abbia cervello, Rose - rispose - Io non lo penso. Ed è per questo che ti sono venuto a parlare. Perché speravo che avresti capito!
- E cos'altro c'è da capire, Albus? - lo rimbeccò lei, con la voce stranamente acuta.
- Devi capire che sei una bambolina nelle sue mani, Rosie - lo disse sconsolato, come se la cosa gli causasse un profondo fastidio - Magari non te ne rendi conto, ma non appena si sarà stufato di te, ti lascerà. E tu ci starai male.
Rose scoppiò in una risata isterica. Un gruppetto di studenti di ritorno alla Torre la fissarono, scambiandosi occhiatine divertite - Sai che c'è, Albus? Ti do una notizia: io so badare a me stessa!
Ma lui scosse la testa - Non capisci. E' per il tuo bene.
"Per il tuo bene".
La stessa cosa che gli aveva detto il fratello quella mattina.
A quanto pareva, tutti si preoccupavano per lei, convinti che non sarebbe stata capace di reggere la situazione, dando per scontato, peraltro, che lui si sarebbe stancato di lei.
Perché lei non era abbastanza.
Abbastanza bella.
Abbastanza alta.
Abbastanza divertente.
Abbastanza simpatica.
Quei pensieri le procurarono un blocco all'altezza dello stomaco.
Un vortice di pensieri turbinava nella sua testa.
Hugo che minacciava di raccontare tutto ai genitori.
Albus la riteneva inadatta per uno come Scorpius.
Scorpius che si era sentito in dovere di ricordarle di non coinvolgere i sentimenti, come se pensasse che lei non sarebbe riuscita a distinguere tra gioco e sentimento.
E tutti gli altri che le vedevano come la "bambolina" nelle mani di Malfoy, che presto o tardi sarebbe finita sullo scaffale insieme a tutte le altre.
Con un misto di stizza e indignazione, raccolse la sua borsa e girò i tacchi.
- Rosie, aspetta... Rosie!
Ingnorò Albus che la chiamava.
Tanto che importanza aveva?
Persino lui le aveva voltato le spalle, persino lui non aveva fiducia in lei.
Bene... era una dimostrazione che voleva? Che volevano tutti?
E lei gliel'avrebbe data.
- Abracadabra - la Signora Grassa si spostò, facendola passare.
E Rose, mentre entrava nell'accogliente sala comune dei Grifondoro, pensò che da quel momento avrebbe iniziato a giocare.
Stavolta sul serio.
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Dangerous Beat
FanficLo sguardo freddo di Scorpius si illuminò - Hai paura di perdere. Rose sbuffò - Non ho paura. Solo che non ho intenzione di partecipare ai tuoi giochetti, Malfoy. - Non vuoi partecipare perché sai che perderesti - Scorpius infilò le mani in tasca, m...