Hey, Dylan!

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L'interno della scuola era molto elegante, con lampadari grandi somiglianti a quelli di cristallo, e quadri e cartine e mappe attaccati dappertutto.
-Segui la collaboratrice: ti porterà in classe.- gli disse Alfred, dandogli qualche pacca sulla spalla che lo fece quasi cadere a terra.
"È forte come un lottatore di pugilato!" pensò."Forse sotto i vestiti ha degli addominali da mozzare il fiato."
Dylan annuì, sistemandosi meglio lo zaino sulla spalla.
Due ragazze vestite con le uniformi scolastiche passarono loro accanto, ridacchiando e dicendo qualcosa in tedesco.
Alfred rise e disse, prima di andarsene:
-Non combinare guai, okay?
-Come se potessi bruciare la scuola il primo giorno.- rise Dylan, portandosi una mano fra i capelli neri e dicendo quando Alfred lo guardò male:-Don't worry!
-And be careful.- rispose Alfred, serio, poi diede un'ultima occhiata alla scuola e uscì.
Lasciando il ragazzo perplesso.
Dylan si girò e, confuso, vide una signora piccoletta e minuta venirgli incontro e indicargli di seguirla.
Il ragazzo si girò dietro di lui per vedere se la donna si rivolgeva proprio a lui, poi si indicò il petto e alzò le sopracciglia.
Il problema era: come comunicare con una signora che parlava tedesco?
La donna annuì pigramente e cominciò a salire le scale dietro di lei: a Dylan non restò altro da fare se non seguirla.

La donna gli indicò la classe e sparì, correndo goffamente giù per le scale.
Dylan rimase impalato davanti alla porta, con la mano tremante.
"Se resto qua fuori, forse non mi dicono niente." pensò, guardandosi intorno e grattandosi la nuca.
Non sapeva se voleva davvero entrare e rifarsi una vita: i suoi sogni restavano per lui ancora un ricordo doloroso che lo colpivano alle spalle, come per ricordargli che lui, anche se passava il tempo, restava sempre lo stesso
Stava per mettersi seduto, lì a terra, quando la porta si spalancò e una ragazza fece per uscire, bloccandosi di botto quando lo vide.
Era la stessa ragazza che poco prima aveva visto in cortile.
I loro occhi si incrociarono, miele su cielo, e per un attimo il cuore di Dylan perse un battito.
Come le era familiare...
Possibile?
No, è impossibile, Dylan. si richiamò.
-Hey, alles in Ordnung?- gli chiese la ragazza, scostandosi una ciocca di capelli neri dalla fronte.
-Hey...- mormorò lui.
La ragazza si fece d'un tratto ansiosa e cominciò ad abbassare il viso. Si voltò verso la classe e disse qualcos'altro in tedesco, poi oltrepassò Dylan e sparì dalla sua visuale.
Occhi azzurrissimi.
Volto pallido.
Capelli neri...solo quelli non combaciavano.
Dove l'aveva vista? Dove...
Dylan si svegliò dai propri pensieri, proprio quando la professoressa gli fece segno di accomodarsi; superò la porta, sicuro di avere le guance in fiamme, e restò impassibile quando tutti quei volti estranei si voltarono per guardarlo.
Cercò di concentrarsi sul volto della professoressa, una donna abbastanza giovane dal viso affilato e gli occhi verdi scuro, contornati da una chioma bionda pallida e liscia; lo stava guardando con gentilezza, troppa gentilezza per i suoi gusti.
Quando lo guardavano così si sentiva come lo sfigato che veniva compatito o visto con occhi penosi dagli altri: ma non era un cucciolo.
Non lo era.
E non lo voleva essere.
La professoressa gli disse qualcosa in tedesco che Dylan non capì e non si sforzò di capire.
-Hey, Dylan!- lo chiamò una voce.
Il ragazzo si girò, preoccupato.
Essere al centro dell'attenzione era l'ultimo dei suoi desideri, soprattutto con tutti i problemi che aveva di suo.
Un ragazzo dai capelli ribelli biondissimo alzò la mano in saluto, e Dylan lo riconobbe: Hans.
Gli sorrise stancamente.
Poi Hans chiese in tedesco alla professoressa qualcosa, infine lo chiamò dicendo:-Vieni a sederti vicino a me, sennò le ragazze ti spoglieranno con gli occhi.
Dylan arrossì e andò a sedersi vicino a lui, davanti ad un banco vuoto, mentre evidentemente delle ragazze lo seguivano con lo sguardo.
-Lo avevo detto che ci saremmo incontrati, Dyl. Posso chiamarti Dyl?- fece Hans, aprendo un quaderno senza intenzione di farci qualcosa: probabilmente era solo per far vedere alla professoressa che stava facendo qualcosa.
Dylan annuì.
-Hans hilft Dylan, statt zu reden.- lo richiamò l'insegnante, alzando un sopracciglio.
-Mit Vergnügen, Prof.- rispose Hans sorridendo, ma appena gli occhi della diretta interessata furono rivolti verso la lavagna alzò gli occhi al cielo.
Dylan lo interrogò con gli occhi.
-Odio geografia.- gli confidò con noncuranza, mentre lasciava scivolare la matita sul foglio: scarabocchiò qualcosa di incomprensibile.-Ma in compenso amo matematica e letteratura...anche scienze, sì, ma solo biologia. Fisica mi sta in culo.
Proprio in quel momento la porta dell'aula si aprì e fece il suo ingresso la ragazza che prima aveva visto Dylan, quella dagli occhi color cielo e i capelli neri come la pece: sentì una scarica percorrergli le membra.
-Chi è lei?- domandò ad Hans, indicandola mentre si sedeva in un angolo a parlottare con una sua amica.
-Ah, lei è Andry. È nuova anche lei, sai?- gli rispose il ragazzo, stringendosi nelle spalle.-Abita qualche isolato più in là da casa mia, assieme al cugino, credo. È abbastanza riservata, ma è simpatica, dopotutto.
"E anche bella..." si ritrovò a pensare Dylan, mentre la professoressa li sgridava per l'ennesima volta.
-Okay,- sussurrò Dylan, quando la donna riniziò a spiegare alla lavagna, in quel tedesco che lui non capiva.-spiegami come funziona qui e che materie ci sono le prossime ore, perché penso di non essermi informato.
-Pensi?
-Hai capito cosa intendo.
-Allora, caro amico Dyl, hai scelto la persona sbagliata.- rise Hans, però subito si immerse in un discorso circa le materie e le ore che sottolineò l'ironia della precedente frase.

Le lezioni finirono in fretta, in particolar modo per Hans, che fu cacciato dalla classe dal professore di arte perché si ostinava a parlare di come per lui Leonardo Da Vinci fosse stato gay.
Anche se l'ora successiva aveva ammesso a Dylan che era solo voluto uscire dalla classe per non dover sopportare di nuovo il prof, che lo odiava da sempre, secondo lui.
-Inoltre,- aveva aggiunto, pensieroso.-gli dà fastidio che io prenda sempre voti alti nelle sue materie. Ma che ci vuole fare, se io sono nato perfetto...
"Hans è strano, ma okay".
-C'è la mensa?- chiese Dylan al suo stravagante amico, seguendolo per i corridoi della scuola.
-Sì, Dyl.- rispose Hans, scendendo le scale dell'entrata; Dylan lo seguì.-Ma io di solito vado al bar.
-A prima vista sembri un ragazzo tanto calmo.- sorrise Dylan, scuotendo la testa.
-A prima vista sembro tante cose, della quale poche vere.- disse lui, salutando in tedesco alcune ragazze che ridacchiarono.
Il ragazzo però non se ne curò.
-Che parole poetiche, accalappia-ragazze.- Dylan alzò gli occhi al cielo.
Ripensò ad Andry, e stranamente si ritrovò a cercarla con gli occhi.
-Mmh mmh, guarda ora come ne rimorchio una.- disse ironicamente Hans, sorridendo.-Vieni con me al bar?
-Dylan!- lo chiamò qualcuno da dietro.
-Negativo.- sorrise all'amico e girò sui tacchi, mentre Alfred camminava verso di lui.
-Ti vengo a prendere a casa tua alle quattro!- gli gridò Hans, facendo il segno della pistola con la mano; poi si voltò e scomparve dietro un corridoio.
Alfred osservò prima lui poi Hans che, con lo zaino appeso alle spalle solo con una cinghia, se ne andava. Si scosse.
-Sì?- domandò Dylan all'omone scuro.
-Sua zia ha prenotato per voi un'insegnante di tedesco che dovrai frequentare per tutti i pomeriggi finché non imparerai la lingua.- lo informò, stringendosi nelle spalle.-Le lezioni pomeridiane cominciano domani alle quattro, circa.
-Ehm.- rispose Dylan, indeciso.
Hans era simpatico, sembrava interessato a instaurare un rapporto di amicizia e forse sarebbe stato il primo come l'ultimo, poteva dargli buca alla prima uscita?
"No" si rispose da solo, ma sorrise ad Alfred annuendo.
-Domani alle quattro? Perfetto, tanto non avevo nient'altro da fare.
Alfred grugnì.-Bene. Torni alle sue lezioni, penso sia già suonata la campanella.
Ed era vero: il suono della campanella infuriava per i corridoi, mentre gli studenti parlottavano riempiendo le scale e l'entrata di risate e quaderni dalle copertine colorate.
Dylan stava per salire le scale verso la sua aula, ma il guidatore in nero lo fermò.
-Signor Dylan? Quel ragazzo, non so chi sia, ma non sembra molto raccomandabile.
Il ragazzo lo fissò.-So io quali persone frequentare, grazie.- gli disse freddamente, poi si girò e si unì alla folla di studenti che salivano le scale.
Ma non notò lo sguardo indecifrabile della ragazza dagli occhi azzurri su di lui.

Underwood [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora