Giorno 4

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Sono le 0:43 am e non riesco a dormire. Il pomeriggio mia madre mi ha svegliata bruscamente e non sono certa di essere stata dentro casa in quel momento. Quindi non so dove il mio corpo stia giacendo praticamente morto. Il fatto che ora non riesca più a prendere sonno è un problema. Dall'altra parte si staranno preoccupando poiché non mi sveglio. È come se avessi un presentimento. Devo dormire.

Vado in bagno e apro la porticina dello specchio. Tra gli antidepressivi di madre ci sarà qualcosa che mi farà dormire. Sonniferi. Perfetto. Prendo una pastiglia e la mando giù con un bicchiere d'acqua. Riuscirò ad addormentarmi? Ne prendo un'altra per sicurezza. Giù con l'acqua. Mi rimetto a letto e chiudo gli occhi, niente. Non riesco ad addormentarmi.

Riapro gli occhi e vengo accecata dalla luce fortissima. Li richiudo immediatamente. Mi sento come se mi stessero trasportando velocemente. Che sta succedendo? Riprovo ad aprire gli occhi. È tutto completamente bianco. Sposto la mano e sbatto il polso contro qualcosa di metallico. "Aia". Sbatto gli occhi e l'ambiente circostante prende significato. Mi stanno veramente trasportando.

"Samantha!"

"Mamma?"

"Oddio santissimo, ti sei svegliata!"

"Mamma che sta succedendo?"

"Samantha, non ti risvegliavi più"

"Quindi sono riuscita ad addormentarmi"

"Cosa? Ti ho trovata in mezzo al bosco e non ti svegliavi, Samantha"

"Scusa mamma"

E questa da dove mi esce.

"No Samantha, cosa hai combinato? Hai assunto droghe? Chi te le ha date? Sei in punizione per un mese!"

Bah droghe. In realtà è colpa tua.

"Mamma, ma che stai dicendo!"

"Signora si deve allontanare, dobbiamo visitare la ragazza"

Dottore, non lo vede che sono sveglia? Va tutto bene. Ora posso tornare a casa.

"Ma lei è mia figlia!"

"Lo sappiamo. Appena avremo finito la faremo entrare"

Finito di fare cosa?

"Che volete farmi?"

"Semplici analisi del sangue"

"Non ho assunto droghe!"

"Dammi il braccio"

"No, ho paura degli aghi"

"Non ti farò male, sentirai solo un pizzico"

Un pizzico.

"AIA"

Un pizzico.

"Fatto"

Più che un pizzico mi è sembrata una pallottola che mi trapassava il braccio.

Il sangue, il mio sangue, scorre per il tubicino e finisce in un cilindro in vetro. Fluido, denso e scuro.

Uno dei dottori mi prende la fronte con il palmo della mano, è estremamente calda, e mi punta una lucetta fastidiosa prima sull'occhio destro, poi su quello sinistro. Poi di nuovo su quello destro.

"Dottore, sto bene le ho detto!" visibilmente agitata.

"Soffri di attacchi di rabbia?"

"Ma cosa centra? No!"

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