Capitolo Uno

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Era una giornata come tante, al Campo Giove. Una tipica giornata estiva: soleggiata, calda e piena di semidei alle prese coi loro affari.
Nulla di nuovo.
O almeno, così credevo.

Sono Reyna, pretore della Dodicesima Legione, semidea romana figlia di Bellona.
Quel mattino di giugno mi svegliai presto come al solito, attratta dalla confusione e dalle esclamazioni che sentivo fuori dalla mia finestra.
Nel momento esatto in cui aprii gli occhi, la porta si spalancò. Chiamasi tempismo.

-Reyna! Devi venire a vedere immediatam...- la voce profonda di Frank, il mio collega pretore, si interruppe. -Scusa... Non sapevo che fossi ancora addormentata...-

-Tranquillo, Zhang. Ora spiegami che succede.-
I suoi occhi si fecero seri, e si sedette sul letto vicino a me. Mi tirai a sedere, cercando di rendermi presentabile ma fallendo miseramente. Se Medusa avesse visto i miei capelli... Diciamo che mi avrebbe scambiata per il suo clone semidivino. Non era esattamente una bella cosa.

-Una ragazza è arrivata al Campo poco fa, è svenuta appena ha oltrepassato il Tevere.- un terribile presentimento si fece strada nella mia mente.
Due anni prima, nella battaglia contro Gea, Percy Jackson era irrotto nel mio campo senza memoria, mentre Jason Grace era sparito. E se fosse successo lo stesso? Se Giunone avesse avuto di nuovo i motivi per farlo? O senza motivo, come si addice a una "dea" come quella.
La terribile Giunone, dea dei pavoni assassini e delle sparizioni random con tanto di amnesia.

-So cosa stai pensando, ma no, nessuno dei nostri è scomparso. Però...- mi guardò, e per un istante fissai quel taglio a mandorla dei suoi occhi. Mi incuriosivano le sue origini. Per quanto ne sapevo, era un semidio romano, discendente di un dio greco, di origine cinese ma canadese. Una sorta di panda muscoloso e multietnico. -Fa niente, lo vedrai da sola. Preparati, ti aspetto qui fuori- disse, uscendo da camera mia.

Stupendo, quel ragazzo era riuscito a togliermi ogni illusione per una giornata normale.
Che gioia.
Mi preparai in fretta, indossando il mantello che, sotto il riflesso del sole, era dorato. Dono di Minerva di due anni prima. Uscii dalla porta, trovando un raro esemplare di Zhang molto irrequieto che mi esortava a seguirlo.

Mi condusse al Piccolo Tevere, dove era radunata una folla di curiosi. Perché c'era una folla di curiosi?
Quando ci videro lasciarono una striscia di terra libera per il passaggio.
E mentre si facevano da parte, vidi una ragazza stesa a terra. Era vestita come se... Stesse per andare a caccia. Teneva i capelli castani raccolti in una treccia laterale e aveva una strana spilla dorata sul petto. Sembrava svenuta, aveva gli occhi chiusi. Mi avvicinai in fretta, e notai una strana somiglianza. Ero sconvolta.

Mi voltai, afferrando il braccio della prima persona che mi capitava a tiro.

-Hazel, vai a chiamare David Bone. In fretta.-

Posai di nuovo lo sguardo sulla ragazza svenuta, troppo stupita per rendermi conto degli sguardi dei semidei fissi su di me.
David Bone e Hazel arrivarono dopo poco. David era figlio di Esculapio, dio della medicina che, in teoria, era segregato da qualche parte in Grecia, ma evidentemente riuscì a scappare (non chiedetemi come, non voglio saperlo...) e decise di figliare. Okay, amico, devi rivedere le tue priorità.
Bone aveva i capelli color biondo platino e gli occhi di un castano caldo; il tutto creava un contrasto non indifferente. Molto alto e robusto, David era un ottimo medico da campo.

-Bone, vieni a vedere.-

-E lei chi è?- esclamò, stupito, indicando l'addormentata.

-Qualcuno ti racconterà, ora concentrati. Ho bisogno che tu le faccia aprire gli occhi.- ordinai, incapace però di alzarmi dalla mia postazione a fianco della ragazza. Qualcosa mi attirava a lei, qualcosa di inspiegabile.
Dopo aver trafficato intorno a lei qualche minuto, Bone parlò.

Warriors don't cry.   ||Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora