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"Dottoressa, potrebbe spiegarmi meglio come funziona?" le chiesi con aria quasi vaga.
"Funziona cosa?" giustamente m'ero dimenticato di specificare.
Era un altro martedì, uno dei tanti e mi ritrovavo dalla psicologa, anche se non m'è mai piaciuto definirla così, mi faceva sentire come se fossi un matto, quando ero semplicemente stanco.
Stanco di vivere, si intende dire.
"È così una bella giornata, non possiamo camminare un po' sul giardino? Magari sederci fuori e parlare lì? Probabilmente farebbe meglio a tutti e due"
Non rispose, sorrise e basta, capì così che la sua era una risposta positiva.
Ha sempre pensato che avesse avuto una casa bellissima, ma oltre al corridoio e il bagno non avevo visto più di tanto, una volta vidi una piccola fessura della cucina, così sbirciai, la porta era leggermente aperta, ma non ne ricordo un granché.
Andavo tutti i martedì a casa sua, mi apriva il cancello, non quello grande per far entrare le macchine, quello piccolo, percorrevo quelle tredici mattonelle di pietra, incastonata fra l'erba, per poi arrivare al tappeto, triste, con scritto "Home Sweet Home".
"Spremuta?" distraendomi dalla magia della sua casa, lo chiese non come una dottoressa, ma quasi come un'amica.
La domanda era retorica, perché me la ritrovai praticamente in mano, la spremuta intendo dire.
Ringraziai e fissai quel giardino illuminato dal sole.
Si stava bene.
"Prima le ho fatto una domanda, mi riferivo all'amore, ma non c'ho voglia di parlarne adesso, posso cambiare domanda?"
"Non è un'interrogazione quella che facciamo, certo che puoi, sono qui per ascoltarti" rispose, appoggiando le labbra giusto alla cannuccia, per poi fare quel gesto, che ho sempre trovato straordinario, di risucchiare, facendo in modo che il colore di essa cambiasse per via del liquido che saliva.
"Le ragazze vogliono sempre il ragazzo stronzo, quello che le fanno soffrire, ma, perché c'è sempre un "ma" - e fece un cenno di sorriso, facendo sparire il colore straordinario dalla cannuccia - "..ma, allo stesso tempo vogliono che questo sia altrettanto dolce"
"Questa cosa non la sapevo.." disse interrompendomi la dottoressa.
"Noi ci facevamo corteggiare, sapevamo come farlo, ci bastava raccogliere in maniera sensuale, i capelli alla nuca, per far cadere gli uomini ai nostri piedi... Ne ricordo due.." e iniziò così il suo racconto.
"Ne ricordo due, in momenti separati, uno che poi è il mio attuale marito" e fece un sorriso, dando poi un piccolo sorso al bicchiere di spremuta, quasi come se sapesse che avrebbe dovuto raccontare una lunga storia e non ne avrebbe sorseggiata più per un po di tempo, come se avesse dovuto avere bisogno di energie per farlo.
"Il primo era al tempo del liceo, sapevo che mi faceva il filo" - e si interruppe, chiedendosi probabilmente se era stupida nel raccontare tutto ciò o meno, ma non lo dette a vedere - "mi sorrideva sempre nei corridoi, non esisteva la timidezza nel farlo. L'uomo doveva essere sicuro, non proprio stronzo, ma semplicemente sicuro di se per conquistare una donna. Io ricambiavo sempre stringendo le spalle a me, quasi come una timida ragazzina, sorridendo pure, ma abbassando gli occhi.
Gli occhi sono una parte importante del corpo di una donna, mai mostrali, bisogna saperli nascondere e rendere misteriosi.
Solo pochi ne possono vedere la sua vera consistenza.
Ricordo quella volta dove c'incontrammo in corridoio, involontariamente, il caso..
Come tutti anche io ero stanca a metà ora di lezione e chiedevo così di andare in bagno, giusto per distrarmi un po.
Quella volta mi ritrovai lui, seduto sulle gradinate che davano difronte ad una vetrina, difronte ai bagni e stava fumando.
Ancora una volta mi sorrise con quel suo sguardo provocatorio.
Decisa, andai fuori con lui e fu la prima volta che parlammo.
Mentre mi parlava di un qualcosa che probabilmente si riferiva a scuola, io, incantata dalle sue labbra, feci una di quelle poche cose che ero brava a fare, essere donna, ma che non avevo mai provato.
Raccolsi così i capelli, in maniera sensuale, dietro la nuca e lui se ne stette zitto a guardarmi.
Era mio.
Vedi? Lui non è stato ne stronzo, né dolce.
È stato semplicemente se stesso e mi aveva fatta sua e io ne feci di lui mio, ma non successe nulla.." chiuse così il racconto.
Poi sorrise, quasi come se ricordasse ogni dettaglio di quella storia e sorseggiò un altro po' di quella spremuta, probabilmente avrebbe raccontato anche la seconda storia, quella di suo marito, ma non fu così.
Si fermò e guardò il bicchiere.
Ci fu un silenzio, ma che non ritenni imbarazzante, ci fu solo un lungo e tranquillo silenzio.
"Oggi, invece, funziona come le ho detto prima.. Il lui stronzo, ma, magicamente, dolce."
"Che cosa strana.." ribadì la dottoressa.
Poi mi tornò in mente la storia che mi stava raccontando e del fatto che non aveva accennato niente a suo marito, così, nella mia semplicità le chiesi: "Suo marito invece?"
"Mio marito, lui è stato un vero uomo."
Non aggiunse altro, non sembrava volesse raccontarne niente, come se fosse una storia solo per lei, un segreto.
Piombò il silenzio nuovamente, lei guardava l'infinito io guardava lei, che sembrava infinito.
"Sarà un segreto, fa bene raccontare le cose" provai ancora.
Sorrise.
"È un buon segno" pensai e lo fu.
"Quello che divenne poi mio marito, lo incontrai anni dopo, al supermercato.
Appena lo vidi, involontariamente, come una stupida bambina, ingenua, gli sorrisi.. Lui, invece, abbassò lo sguardo e tirò in dentro le spalle..
Fu tutto l'opposto" sorrise, dette una bella sorseggiata alla spremuta dalla cannuccia, facendo quel straordinario effetto che amavo tanto e pensai "questa sarà una bella e lunga storia!" poi continuò.
"Lo ritrovai poi, per caso nella sezione frigoriferi, non m'ero accorta di lui e probabilmente nemmeno lui, volevamo prendere lo stesso formaggio, ma non ci toccammo.
Vedemmo solo le nostre mani, correre per prendere il grana, quasi come una sfida, ma che entrambi finimmo per perdere.
"Ciao" mi disse e mi sorrise, io abbassai lo sguardo e tirai le spalle dentro di me, come aveva fatto lui prima, come avevo fatto esattamente la prima volta col primo ragazzo."
Silenzio.
Respirammo, con aria piena d'ansia e sensazioni vaghe.
"Ti va di uscire?" mi chiese poi - la dottoressa sorrise, stava rivivendo tutto, lo si vedeva da quei occhi lucidi che non avrebbe dovuto mostrare a nessun altro uomo - "accettai e al primo appuntamento durante una chiacchierata, davanti ad un bicchiere di vino bianco, feci quel gioco, per la seconda volta, con i capelli.
Li raccolsi, in maniera sensuale, attorno alla nuca e in quel momento mi prese e mi fece sua, portandomi alle sue labbra, baciandomi.
Facemmo l'amore quella sera, nel suo appartamento.
Per la prima volta dopo quell'ultima chiacchierata davanti ad una vetrina che dava ai bagni di scuola, il ragazzino che avevo conosciuto, era diventato un uomo, senza essere né stronzo ne dolce.
Semplicemente essendo se stesso, m'aveva fatto perdere di nuovo la testa"
Concluse così, questa volta, piangendo, mostrandomi gli occhi, magici, di una vera donna."
Ricordounbacio

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