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«Hai presente quella sensazione che ti invade quando entri in contatto con qualcosa di cui hai terribilmente paura?» gli chiese, alzando lentamente lo sguardo.
«Non esattamente» mormorò lui, con un'alzata di spalle incurante. Lei alzò gli occhi al cielo teatralmente.
«Beh, dimenticavo: perché tu non hai paura di niente» mormorò sarcastica. Lui sorrise e distolse lo sguardo.
«Ed è qui che ti sbagli. Io ho paura. Ho così paura che non riesco a fuggire da ciò che temo: lo assecondo, invece. Perché ho paura che scappando dal mio incubo, lo indurrei a seguirmi e a cercarmi ovunque. Vivendoci, invece, sono rassegnato al fatto che non potrò mai sfuggirgli, cosicché potrà sempre avere lui il comando su di me. È bizzarro, lo so, eppure è l'unico modo che mi permette di controllare la mia paura.» spiegò, lasciando vagare i suoi occhi azzurri lontano da lei, come se svelarsi fosse qualcosa a cui non era affatto abituato. Qualcosa che metteva a nudo chi era veramente, tutto ciò che custodiva segretamente, e che solo due occhioni castani dai riflessi color miele potevano cogliere sapientemente.
«Non so dirti se il tuo modo di gestire la paura sia giusto o meno. Io scappo dalla paura, cerco di sopprimerla fingendo di non vederla. Forse questo, però, mi porta a dimenticare che fuggire non serve, quando la paura può seguirti ovunque. E se non posso scappare, almeno chiudo gli occhi, così non la vedo materializzarsi davanti a me. Posso fingere che non ci sia, sai».
Ridacchiò nervosa, perché in fondo neanche lei era abituata a lasciarsi leggere. Aveva uno sguardo indecifrabile, eppure lui aveva la chiave di lettura adatta per decifrare ogni suo sguardo ed ogni sua mossa. Angela sospiró, poi si decise a guardarlo.
«Del tipo che quando vado alle giostre e c'è la casa dei mostri, io ho paura, eppure non scappo: ci vado. Solo che quando vedo i mostri chiudo gli occhi. Cavalco la paura, ma non l'affronto davvero. Quindi hai ragione: nemmeno io scappo e anche io, proprio come fai tu, la assecondo» aggiunse, accigliata. «È paradossale, sai? Chiudere gli occhi per non vedere la paura, ma non desiderare altro che restare a guardarti per ore. Perché io ho paura di te, eppure non distolgo il mio sguardo dal tuo. Adesso ti ho capito: io ti guardo, ti assecondo, perché almeno così posso controllare la paura che mi invade al pensiero di perderti».
E fu in quel preciso istante che Angela comprese che, per quanto ci si possa sforzare, quando crediamo di scappare dalla paura, non la stiamo nè affrontando e nemmeno rifuggendo. La stiamo solo assecondando.

Alessia D'Oria - L'ultimo bacio

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