Cinque anni dopo
Tengo gli occhi fissi davanti a me continuando ad incitare Finnech ad andare più veloce. A giudicare dalla posizione del sole nel cielo, dovrebbero essere più o meno le cinque di pomeriggio ed io avevo promesso di farmi trovare nella mia stanza alle quattro e mezza. Sentendo lo stallone sotto di me cominciare a muoversi ancora più velocemente gli do una pacca veloce sul collo, come a ringraziarlo di star provando a darmi una mano.
Quando in lontananza scorgo il cancello di ferro battuto della villa tiro un sospiro di sollievo, dicendomi che forse la mamma non sarà poi fin troppo arrabbiata a causa del mio ritardo. Superati i cancelli devio a destra e mi dirigo sul retro della villa, verso la grande costruzione in legno scuro che ospita le scuderie. Ancora in corsa scendo dal dorso di Finnech e, quando i miei piedi toccano terra, mi dispiaccio quasi di non aver preso una storta. Se mi facessi male alla caviglia avrei una buona scusa per non andare al ballo questa sera. Tuttavia il destino non sembra essere dalla mia parte ed io sono costretta a continuare a correre con le briglie di Finnech strette in mano, cercando di eguagliare il suo galoppo.
Davanti alla porta delle stalle Allan, il nostro stalliere, sta lucidando gli stivali da cavallerizzo di mio padre e quasi non lo investo quando mi fermo bruscamente davanti a lui, tirando con tutta la forza di cui dispongo le briglie di Finnech per farlo fermare. Lo sguardo dell'uomo si posa stupito su di me, mentre lascia cadere gli stivali a terra e mi poggia una mano sulla spa1lla per accettarsi che io stia bene. Solitamente non ci dovrebbe essere un rapporto del genere tra una signorina e uno suo servitore, soprattutto se quest'ultimo è un uomo, ma mio padre mi ha sempre insegnato che usi di questo genere sono fin troppo bigotti per l'epoca in cui ci troviamo.
"Allan..." dico con voce smorzata dai pesanti respiri che sono costretta a fare per introdurre aria nei polmoni.
"Mi dica, signorina Meave. Lei sta bene?" domanda quindi l'uomo, scrutando il mio volto in cerca di un qualche indizio.
Limitandomi ad annuire in risposta, lascio le redini di Finnech nelle sue mani e mentre già mi sto allontanando esclamo :"Io sto benissimo, ma sono in ritardo!".
Prima di portare nuovamente lo sguardo davanti a me, riesco a vedere Allan scuotere il capo con un sorriso bonario stampato in volto; sono rinomata dovunque per essere una grandissima ritardataria.
Non curandomi del fatto che le cameriere e la mamma mi odieranno certamente per il fatto che stia entrando in casa con ancora indosso gli stivali da cavallerizza sporchi di fango, spalanco il portone principale e mi precipito su per lo scolane in mogano. Mentre mi affretto nei corridoi quasi non mi scontro con Aislinn che, già vestita e pettinata di tutto punto, stava uscendo dalla sua stanza.
"Di nuovo in ritardo sorellina?" la sento domandare alle mie spalle, con il solito tono di voce dolce ed accondiscendente.
"Come al solito!" urlo, quando ho già svoltato l'angolo del corridoio e sono a meno di qualche metro dalla porta della mia camera.
"Eccoti! Meave devi smetterla di andare in giro a cavallo per tutto il giorno e cominciare a preoccuparti un po' di più della tua vita sociale" mi rimprovera mia madre al vedermi entrare tutta trafelata in camera mia, mentre mi fa già sedere sulla sedia posizionata in mezzo alla stanza.
"Se mi importasse davvero della mia vita sociale, non credi che avrei cambiato atteggiamento già da tempo?" domando ironicamente, incrociando le braccia sul petto mentre due cameriere cominciano a togliermi i vestiti da cavallerizza.
Al sentire la mia risposta, la mamma, che stava controllando il proprio riflesso nello specchio, si volta con un'espressione a metà tra lo stupito e l'indignato in volto.
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The Iron Beauty
AdventureMeave Daghan, figlia di uno dei più ricchi mercanti del Regno di Tiernan, è continuamente contesa tra il voler mantener alto l'onore della sua famiglia e il voler seguire la sua indole ribelle e selvaggia. Improvvisamente però, a rompere la monoton...