Capitolo 2

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FASE 2: La negazione✔️

"Te lo ripeto, Carrie, non è possibile".

Disse Kate. Era la terza volta che lo diceva, in realtà, e la terza volta che tentavo di spiegarle la mia tesi.

"È stato gentile con me, Kate, ha perfino guidato fino a casa di James". Mossi le penne sul tavolo, cercando di riproporre uno schema immaginario.

"Alex è una testa di cazzo, okay, ma è sempre stato un ragazzo gentile". Rispose lei, smettendo di disegnare sul suo quaderno delle note.

"Non con me, Kate". Scossi la testa.

"Andiamo, Carrie, si è solo accorto che ti sono cresciute le tette e che vorrebbe fare sesso con te". Spiegò. "Questo non conferma la tua teoria".

Sbuffai, pensando che forse Kate aveva ragione. Il fatto che Alex fosse stato gentile con me poteva significare, conoscendolo, che gli sarebbe piaciuto entrare nelle mie mutande. Ciò non implicava necessariamente che fosse affetto dalla S.D.L.F.

"Comunque, dovresti seriamente smetterla con questa storia". Aggiunse Kate, accavallando le gambe sotto il banco. "Hai diciassette anni e una storia d'amore non può ucciderti".

Oh, sì che può farlo.

"Ma se ne ho avute un sacco!". Esclamai, ridendo per la faccia della mia migliore amica. James ci raggiunse, sedendosi sul mio banco come se la povera supplente non fosse in classe.

"Già, ma dimmene almeno una che è durata più di una settimana". Chiese, passandosi una mano tra i capelli.

"Non è colpa mia, vi pare che dopo tre giorni uno inizi a parlare di famiglia?". Alzai le braccia in un gesto disperato.

"Quindi vuoi un trombamico". Constatò James, beccandosi un'occhiataccia dall'insegnante che lo aveva sentito. "Non ti facevo così porca, Carrie Denbrough".

"Sei fuori strada, J, io non voglio un...quello che hai detto tu. È troppo chiedere una persona che sia presa da me in modo normale e non ossessivo?".

"Ah, con mio cugino puoi stare tranquilla. Non l'ho mai visto due volte con la stessa ragazza, è peggio di te". Disse Kate, quasi schifata nel parlarci delle abitudini di Alex.

"Io me lo farei, eccome". Disse James, annuendo energicamente.

"Sapete che c'è? Io glielo chiedo!". Sbuffai, esasperata.

"E cosa gli dici? Ciao Alex, non è che per caso sei affetto da una sindrome che in realtà non esiste ed è frutto della mia mente malata?". Propose Kate, utilizzandolo una voce stridula.

Il mio braccio si alzò automaticamente, attirando l'attenzione della supplente.

"Carrie, non vorrai farlo davvero?". Chiese James, preoccupato.

"Posso andare in bagno?". Chiesi a voce alta, facendo cessare il vociare che c'era in classe. Perfino Steve e le ragazze con cui stava parlando mi guardarono.

La professoressa mi diede il permesso ed io mi affrettai ad uscire dall'aula, sotto gli occhi preoccupati dei miei migliori amici. Percorsi il corridoio silenzioso e raggiunsi la scrivania di Anna, la mia bidella. Era il suo ultimo anno qui, poi sarebbe andata in pensione, ed era di una dolcezza allucinante. Un giorno, al primo anno, ho beccato un brutto virus e nessuno dei miei genitori poteva lasciare il lavoro per venire a prendermi, così Anna mi aveva accompagnata a vomitare e mi aveva preparato un the al limone.

"Cosa ti serve oggi, Carrie?". Chiese, sapendo già che avessi bisogno del suo aiuto.

"Potresti bussare in quella classe e dire che Alex Lancaster è stato convocato dal preside?".

La povera Anna sbarrò gli occhi. "È il tuo fidanzato? Vuoi farlo uscire così da poter pomiciare nei bagni?". Chiese indagatoria.

"Che? No, ho solo bisogno di parlargli!". Le feci gli occhi dolci ed un sorriso a trentadue denti, così lei si arrese e lasciò il suo posto, dirigendosi nell'aula di biologia, mormorando qualcosa simile a: "cosa non faccio per questi teppisti".

Pochi attimi dopo Anna uscì dall'aula e, dietro di lei, Alex non smetteva di torturarla con mille domande. "Se è per la storia dello spogliatoio, la squadra ha già chiesto scusa e...".

I suoi occhi si posarono sulla mia figura e smise di parlare, mentre Anna tornò dietro la sua scrivania con un sorrisetto.

"Mi ha fatto chiamare lei?". Chiese alla signora minuta, che alzò le spalle, ricominciando a leggere il giornale.

"Carrie Denbrough". Disse poi, trattenendo un sorriso. Lo guardai dalla testa ai piedi mentre infilava le mani nelle tasche dei suoi jeans.

"Alex Lancaster". Feci io, facendogli cenno di seguirmi. Camminai fino ad un punto più isolato del corridoio e lui mi seguì a debita distanza.

Mi poggiai contro il muro, incrociando le braccia sotto il seno e lui mi guardò aspettando che parlassi.
Avrei potuto iniziare chiedendogli come stava, ma decisi di andare dritta al sodo.
"Come mai sei stato gentile con me, oggi?".

I suoi occhi azzurri si spalancarono e la sua faccia si contorse nel tentativo di trattenere una risata. "Prego?".

"Quest'estate mi hai letteralmente riso in faccia quando ti ho chiesto di passarmi una forchetta, ricordi?". Chiesi, e lui mi guardò sbalordito.

"Hai la memoria fotografica per caso?". Chiese, liberando una risatina. "Comunque, cosa c'entra?".

"Perché improvvisamente sei gentile?". Chiesi ancora, poggiando un piede contro il muro.

Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli in un gesto studiato. "Me lo hai chiesto per favore, stamattina". Disse.

"E l'altra volta no?". Inarcai un sopracciglio. Lui sbuffò una risata, avvicinandosi ulteriormente.

"Hai detto qualcosa come: passami quella fottuta forchetta, imbecille". Mi disse, "ed ovviamente io ti ho risposto di prendertela da sola. Comportati con gli altri come vorresti che si comportassero con te". Concluse, sorridendo appena.

"Chi cazzo sei, Gesù?". Spalancai la bocca, cercando di non ridere.

"Sei bella sfacciata, eh". Osservò, ed io lo guardai con sfida. "Dì la verità, pensavi di piacermi?".

"Sei bello sfacciato anche tu, vedo". Mi staccai dal muro, ma per superarlo fui costretta a passargli molto vicino, tanto che le nostre braccia si sfiorarono.

"Carrie Denbrough". Mi richiamò, ed Io smisi di camminare, voltandomi di nuovo verso di lui. "Non mi piaci". Sorrise.

Finsi di asciugarmi il sudore dalla fronte, "oh, menomale. Mi sarebbe dispiaciuto doverti spezzare il cuore".

E mi voltai di nuovo, ricominciando a camminare verso la mia classe. Tornai a sedermi al mio banco, accanto a Kate, e sia lei che James mi guardarono in attesa di risposte.

"Ha detto che non gli piaccio". Sputai fuori.

"Visto? Che ti avevo detto? Alex è immune". Fece la bionda, guardandomi mentre tiravo fuori dallo zaino il mio diario.

"Ti sbagli". Lo aprii alla pagina che mi serviva e la lista delle fasi della S.D.L.F. si aprì davanti ai miei occhi. Presi una penna e feci una V sulla seconda fase.

Negazione.

"Tu fai paura". Disse James, scuotendo la testa.

SPAZIO AUTRICE
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