Capitolo 9

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FASE 9: L'uscita✔️

"Sicuri di non voler venire alla processione?". Chiese mia madre, mettendosi la borsa in spalla.

"Per carità, madre, risparmiarmelo". Esclamò Steve scherzosamente, simulando il gesto delle palle che si staccavano dal suo pene e facendo arrivare le mani fino alle ginocchia.

"E cosa pensate di fare per tutto il pomeriggio? Non so neanche se riusciremo a tornare per cena!".

"Non lo so, mamma, magari andiamo al lago e poi a mangiare qualcosa da Toni". Proposi, guadagnandomi un cenno di approvazione da parte di Steve. Quella di Toni era l'unica pizzeria del paesino, ma anche la migliore in cui fossi mai andata.

"Va bene, ma ricordatevi di prenotare". Disse mio padre e, dopo un ultimo saluto, i miei genitori uscirono e ci lasciarono soli nella gigantesca villa novecentesca.

"Vuoi davvero andare al lago ad Ottobre?". Chiese Kate, interrompendo il silenzio che si era creato nell'atrio.

"Guarda che io ci faccio il bagno perfino a gennaio, quando è quasi completamente ghiacciato". Si vantò mio fratello, passandosi una mano tra i capelli.

"Si, certo". Alzò gli occhi al cielo Kate, per poi digitare qualcosa sul suo cellulare.

"Comunque non contatemi per la pizza, esco con uno di qui". Disse.

"Ma come diavolo fai?". Chiese James, esasperato.

Si, Kate aveva tante avventure e in ogni luogo che visitava lasciava il segno.
Su un ragazzo.

"Nemmeno io, stasera c'è Age Of Ultron e devo guardarlo assolutamente". Disse mio fratello, attirando su di se l'attenzione di James, fan sfegatato della Marvel.

"Davvero?". Aveva letteralmente gli occhi a cuoricino.

"Puoi guardarlo con me, se vuoi". Gli disse Steve, sembrando quasi imbarazzato.

Steve, il guru della sfacciataggine, era imbarazzato mentre parlava con James?

"Se per te non è un problema". James alzò le spalle, sorridendo appena.

"Restiamo noi due". Disse Alex, guardandomi. "Ti va?". Chiese poi, aspettandosi probabilmente una risposta negativa, poiché abbassò lo sguardo.

"Si". Risposi, facendo scattare i suoi occhi nei miei. Sorrise ampiamente ma lo represse subito dopo, grattandosi la nuca per nascondere il suo palpabile imbarazzo.

Sono sempre stata famosa per i miei ritardi, i prof ci avevano perso ormai la speranza e avevano smesso di segnarmeli al secondo anno. La situazione non era migliorata negli anni, al matrimonio di mia zia sono arrivata perfino dopo la sposa. E invece quel giorno, alle sette di sera, ero già pronta.

Un attimo.
Perché ero già pronta?

Passai nervosamente le mani sulla gonna stretta che avevo indossato, all'interno della quale avevo incastrato a fatica un maglioncino bordeaux a collo alto. Avevo indossato i collant e le parigine fino al ginocchio, mentre ai piedi degli stivaletti neri con un po' di tacco. I capelli erano, per una volta, miracolosamente piastrati e cominciavano a crescere e toccare le spalle. Anche la frangetta era cresciuta troppo, infatti tendeva a coprirmi un po' gli occhi.

"Ti giuro che, se non fossi gay, ti scoperei di brutto".

Sobbalzai, guardando James in piedi davanti allo stipite della porta.

"Sono troppo volgare? Ho portato un vestito ma è lungo fino al ginocchio e mi fa sembrare una collegiale e...".

"Ehi". Mi interruppe, avvicinandosi e poggiando le mani sulle mie spalle. "Sei perfetta, okay? Piuttosto pensa a me". Sbuffò, "passerò un'intera serata con tuo fratello, non so neanche perché diavolo ho accettato. Maledetta dipendenza dalla Marvel!".

"Andrà bene, James". Lo rassicurai, "e se dovesse darti fastidio puoi sempre picchiarlo". Gli lasciai un bacio sulla guancia e poi scendemmo le scale, ma mi bloccai sul penultimo gradino quando Alex comparve nell'atrio. Anche lui indossava un maglione, ma nero, ed un paio di jeans.

Mi guardò ma non disse nulla, neanche sorrise, si limitò ad osservarmi. "Sei...".

Alzai un sopracciglio, aspettando che parlasse o che almeno mi facesse un cenno.

"...bella". Concluse, aprendo finalmente le labbra in un sorriso. "So che dovrei fare il gentiluomo ma non conosco questo posto, quindi devi guidarmi tu". Disse, alzando le spalle. Ridacchiai e lo raggiunsi, ed insieme uscimmo di casa, iniziando a percorrere il vialetto ricoperto da piccole pietroline.

Ogni tanto mi lanciava qualche sguardo, che io ricambiavo, e poi, non sopportando più quel silenzio, decisi di fare una cosa di cui sapevo che mi sarei pentita. Allungai la mano e sfiorai il dorso della sua e a quel contatto i suoi occhi finirono nei miei. Aprì il palmo ed incrociò le sue dita con le mie, stringendo appena, senza smettere di sorridermi.

"Ti stai sciogliendo". Disse, facendomi un occhiolino.

"Non rovinare tutto con i tuoi modi da bad boy, Alex". Alzai gli occhi al cielo. "Sono forzati, ormai l'ho capito".

"Ah". Mi guardò divertito, "e cos'altro ha capito di me Carrie Denbrough?".

Alzai le spalle, calciando un sassolino sul terreno. "Carrie Denbrough ha capito che Alex è un ragazzo insicuro".

"Insicuro?".

"Si", lo guardai negli occhi, "perché ti sforzi di farti piacere quegli imbecilli dei tuoi amici solo per sentirti parte di un gruppo, proprio come mio fratello".

Alzò entrambe le sopracciglia, guardandomi incuriosito. "Può starci". Annuì, dandomi ragione. "Ma sono affezionato a loro, insomma, ci sono cresciuto".

"Oh, indubbiamente". Lo guardai divertita, "perché sei un romanticone e non sei capace di dire di no a chi vuoi bene". Dissi, "perfino a quel coglione di Jonathan Smith".

"Wow". Disse, guardando un punto indefinito davanti a noi. "Leggi nel pensiero?".

"Me la cavo". Alzai le spalle, inclinando la testa di lato e sorridendo ampiamente.

"Io di te non ho capito niente, invece". Disse, "tranne che sei imbarazzata, anche se non vuoi farlo vedere".

Lo guardai sbalordita e finsi di offendermi, allontanandomi da lui di qualche passo. Alex, però, mi tirò attraverso le nostre mani incrociate e lo fece con così tanta forza che mi ritrovai a sbattere contro di lui. Alzai lo sguardo, trovando i suoi occhi azzurri già nei miei e mi godetti la vista delle numerose pagliuzze più scure da vicino. Trasalii quando una sua mano fredda si posò sulla mia frangetta, scostandola di lato.

"Dovresti tagliarla". Disse, "mi impedisce di guardare un panorama pazzesco".

Probabilmente stavo tremando, mi aveva quasi ipnotizzata e il mio corpo non voleva saperne di allontanarsi dal calore del suo. Caspita, ci sa proprio fare.

"Vuoi sapere una cosa che non hai capito su di me?". Chiese poi, usando la stessa mano per tracciare i lineamenti del mio viso. Deglutii a secco e poi annuii debolmente.

"Carrie Denbrough mi fa letteralmente impazzire".

SPAZIO AUTRICE
Ragazze mie, se ricordate bene la lista saprete che manca solo una fase. Cosa succederà dopo? Secondo voi Carrie inizia a cedere?
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La Sindrome del Lieto FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora