Capitolo 4

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FASE 4: La curiosità✔️

Oggi Steve aveva invitato la sua banda di imbecilli a pranzare a casa nostra. Avevo cercato in tutti i modi una scusa per svignarmela da quella situazione, ma Kate era da sua nonna e James doveva fermarsi a scuola per un corso di potenziamento avanzato, come se ne avesse avuto bisogno con la media del 9,9.

"Dimmi una cosa, mamma". Chiesi, poggiandomi contro l'isola in marmo della cucina. Mia madre fece un verso per invitarmi a continuare, senza staccare gli occhi dal forno nel quale aveva appena infilato una gigantesca teglia di patate.

"Cosa ci trovi di bello a cucinare per venti maschi in piena crisi ormonale?".

Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo. "Non essere la solita esagerata, Carrie, non saranno più di sette".

"È comunque tanto, sono maschi-molto muscolosi, oserei aggiungere- e mangiano il triplo di quello che serve per nutrire me". Spiegai, facendole scappare una risata.

"Sono amici di Steve, tesoro, mi fa piacere che invitiate i vostri amici, e mi fa piacere cucinare per loro". Sorrise sciogliendo il laccio del suo grembiule e poggiandolo poi sul marmo. "Vado ad apparecchiare".

"Direi che hai già fatto tanto, mamma". La fermai per le spalle, poi mi avvicinai al cassetto e tirai fuori una tovaglia.

"Sono grandi e grossi, sanno come apparecchiare una tavola". Pensai, mentre mi avviavo in giardino, dove il branco era occupato a dare il peggio di se, come al solito.

"Ehi microcefalo!". Urlai, attirando l'attenzione di Steve. Gli lanciai addosso la tovaglia, che lui prese al volo. "Da bravi, fate i sette nani ed apparecchiate se non volete mangiare a terra".

"A quello non dovrebbe pensarci Biancaneve?". Chiese una voce fin troppo conosciuta. Mi voltai verso destra e vidi Alex che mi scrutava con un sorrisetto. "Direi che saresti perfetta con quei...".

"Fa un commento sui miei capelli, biondino, e ti stacco il cazzo a morsi". Lo minacciai, avvicinandomi a lui e guardandolo dal basso.

Una serie di urletti fece eco in tutto il giardino, mentre Alex non smetteva di sorridere, guardandomi negli occhi.

"Bene". Dissi, annuendo soddisfatta e voltando le spalle, tornandomene dentro casa. Non avrei pranzato con quella mandria di pecore neanche sotto tortura, così andai in cucina, presi un piatto e lo riempii con la razione che mi spettava.

Entrai in salotto ed accesi Netflix, sedendomi sul divano e iniziando a mangiare. Le urla di quei forsennati arrivavano fino a qui e stavo pensando di salirmene in camera, quando avvertii una presenza in più nel salotto. Sobbalzai, vedendo Alex appoggiato al muro, intento a fissarmi.

"Dio!". Mi portai una mano al petto. "Sai di essere inquietante, vero?".

Lui sorrise, avanzando nella stanza. "Perché non hai mangiato con noi?".

"Oh". Sbuffai una risata, "potrei fare la gentile dicendo che non volevo disturbarvi ma la verità è che...". Presi fiato, guardandolo con compassione. "Preferirei impiccarmi piuttosto che passere del tempo con voi imbecilli".

Spalancò gli occhi, trattenendo una risata. "Wow".

"Tu da quanto mi stavi fissando?". Chiesi poi, alzandomi dal divano e raggiungendolo.

"Abbastanza". Alzò le spalle.

"Menomale che non ti piacevo". Sorrisi, poggiando le mani sui fianchi.

"Non mi piaci". Ribattè. "Mi...incuriosisci".

Alzai le spalle, "come vuoi tu, Alex". Lo sorpassai, volendo tornare in camera mia.

"Mi ricordo di te così, sai?". Disse poi, ed io tornai a guardarlo, notando che stava indicando una mia foto all'età di cinque anni. Capelli a caschetto con frangetta, proprio come adesso, e sorriso sdentato. "Eri carina senza i denti".

"Steve mi ha fatta cadere ed io me li sono rotti entrambi sbattendo contro quel mobile, c'è ancora l'impronta". Dissi, indicando il piano su cui era poggiata la televisione. "Mi sono vendicata, però". Sorrisi, "l'ho spinto giù dalle scale, ha tenuto il gesso per tre mesi".

"Diabolico".

"Già".

"Quelli sono tutti tuoi?". Chiese, indicando la libreria colma di volumi.

"La maggior parte si, il resto è di mia madre, è lei la fan di Stephen King".
Smettila di farmi tutte queste domande.

"Quindi tu ti chiami Carrie come...".

"Esatto". Annuii.

"Credevo che fosse per Carrie Bradshaw, Sex and The city". Disse.

"Invece è per Carrie White, Lo Sguardo Di Satana". Spiegai, dondolandomi sui talloni.

Mi guardò a lungo, con un sorriso stampato in faccia, e poi fece scorrere gli occhi su tutto il mio corpo.

"Perché mi mette in imbarazzo?". Pensai, dandomi della stupida perché quasi sicuramente stavo arrossendo. Ricordai che stavo indossando un paio di shorts davvero corti ed una maglietta larga che li copriva quasi completamente.

"Io...vado a studiare". Dissi, spezzando quel silenzio imbarazzante. Lui annuì.

"Ah, Carrie?".

"Si?".

"Kate non viene a scuola domani, resta dalla nonna". Disse, "Steve viene con me quindi, se vuoi, posso accompagnare anche te".

"No". Risposi, sorridendo appena. "Ci porta la mamma di James".

Lui annuì, ed io mi avvicinai ulteriormente per poter uscire dal salotto. Mi fermai davanti a lui e poggiai una mano sul suo braccio. "Grazie, comunque".

Afferrai il mio diario ed aggiunsi una V accanto alla fase 4 della S.D.L.F. ovvero "curiosità", e poi iniziai a studiare sul serio per oltre due ore. A salvarmi dalla noia fu un messaggio di James che mi chiedeva di fare un giro, così non esitai neanche un attimo ad acconsentire.

"Questa storia tra te ed Alex Lancaster mi appassiona". Disse James, dando una leccata al suo gelato.

"Non c'è nessuna storia, J". Alzai gli occhi al cielo.

"Certo, come no". Mi fece una smorfia, "comunque credo che dovresti seriamente dargli una possibilità". Continuò. "Tu sei così dark e lui è così angel, e insieme siete così sexy. Verranno fuori degli splendidi nipotini per me e vissero tutti felici e contenti". Concluse con un sorriso.

"Non dire quella frase!". Lo rimproverai, per poi realizzare ciò che aveva appena detto e scoppiare a ridere.

"Che c'è, non vuoi dei figli?". Chiese ancora.

"Sarò la tua madre surrogata e sfornerò per te tutti i pargoli che vorrai". Lo presi in giro, per poi tornare seria all'improvviso.

Figli? Li volevo dei bambini nel mio futuro, ed anche un marito, forse.

"Ehi, stai pensando al futuro senza avere un attacco di panico!". James mi puntò un dito contro. "Forse stai guarendo, Ciccia".

"Forse". Sorrisi.

La Sindrome del Lieto FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora