capitolo 30

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Salve a tutti. Mi scuso per l'immenso ritardo, ma chi è studente come me sa quanto è difficile questo periodo. Spero che questo capitolo vi piaccia. Fatemi sapere i vostri commenti.
La porta del bagno si chiude alle nostre spalle. La stanza è stretta e le mura sono coperte da piastrelle grigie. Vi è solo una piccola finestra in alto e sento quasi mancarmi l'aria. Ron è seduto in un angolo a terra mentre io sono poggiata al bordo del lavandino. Dopo neanche due minuti, ho già controllato l'orologio più di dieci volte, e la lancetta si è spostata solo di pochi millimetri. «Non è che se guardi continuamente l'orologio il tempo passa più in fretta», dice Ron rompendo il silenzio. Non rispondo. Guardo un'altra volta l'orologio portandomi il polso davanti al viso e sbuffo quando noto che non è passato neanche un minuto. Mi concentro sui rumori che provengono da dietro la porta, perché il silenzio della stanza non mi è affatto d'aiuto. Inizio a guardarmi intorno cercando qualcosa su cui posare la mia attenzione per passare il tempo. 《Perché? 》dice all'improvviso cogliendomi di sorpresa; 《come scusa? 》 , 《 perché hai scelto verità sapendo che tutti in quella stanza conoscevamo la tua storia?》; sbaglio o ha detto tutti? Quindi non sa che in realtà Riccardo non conosce il mio passato, e questo è un punto a mio vantaggio.

«lo hai detto tu stesso, tutti conoscono la mia storia quindi non vedo il motivo di nasconderla», il ragazzo fa un ghigno; «mi avevano detto che eri diventata rimbambita ma, non pensavo fino a questo punto», «cosa intendi dire con questo?» dico aggrottando le sopracciglia più spaventata che curiosa. «Intendo dire che forse tu avrai dimenticato, ma io ho ben impresso nella mente cosa è successo quella sera» dice guardandomi da sotto le lunghe ciglia; «tu non sai un bel niente» azzardo a dire per nulla convinta, «è qui che ti sbagli. Io so molto più di quanto credi» quelle parole mi fanno tremare, soprattutto perché neanche io so con certezza cosa è successo quella sera. Sono sul punto di chiedergli che cosa sa , ma in quel momento la porta si apre improvvisamente, sbattendo al muro. Il rumore dello schianto precede la voce di Riccardo. Ha gli occhi cupi, terrorizzati, il volto è bianco come un lenzuolo, e il verde smeraldo dei suoi occhi si è trasformato in un profondo verde petrolio. 《Francesca. ..lei è. ... loro l'hanno.... ho cercato di fermarli..... ci ho provato. .. ma..ma era già tardi》balbetta con la voce tremante; 《Ehy, calmati e dimmi cosa è successo》 dico avvicinandomi a lui e mettendogli le mani a coppa sul viso. Le sue labbra si schiudono senza emettere alcun suono perché le grida di un pianto disperato squarciano l'aria. Dietro le spalle di Riccardo una folla confusa accorre curiosa verso le scale. Di bocca in bocca si diffondono pettegolezzi vari: alcune voci sono relative ad una ragazza caduta dalle scale, altri dicono che è nata una rissa e una ragazza ne è rimasta coinvolta, in tanti si chiedono di chi si tratti ma nessuna notizia è certa. Mi butto nella mischia facendomi largo a spintoni tra i corpi appicicosi di sudore. Circa a metà strada intravedo tra il luccichio delle paillettes e i peli delle pellicce il vestito arancione di Francesca. Accelero il passo e quello che vedo mi lascia impietrita. Francesca... cosa le hanno fatto!!

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