Dopo la lunga giornata, Evanella era sfiancata. Le facevano male la pancia e gli addominali, e il seno le scoppiava da quanto la piccola principessina volesse nutrirsi. Ma era così felice che rimase sveglia gran parte della notte solo per osservare la neonata. Aurora, così l'avrebbero soprannominata, era piccola e candida, con due occhioni marrone nocciola e dei piccoli ciuffi chiari sulla fronte. La Regina si sarebbe aspettata una prole bruna, poiché lei ed il Re avevano entrambi capelli color mogano, invece la piccola era bionda. I suoi occhi poi erano dolci e profondi anche se socchiusi, e la Regina vi si lasciò andare per più di cinque ore. All'alba si ritrovò sdraiata su un divanetto nella stanza della principessina, tutta d'argento e rosa chiaro, mentre la bambina piangeva disperata, tirando urla e muovendo il lenzuolo bianco.
Ecco che così cominciava il duro lavoro di mamma.
Ma dopo una mezz'ora che cercava di cullarla e calmarla, la neonata continuava a lamentarsi ed urlare. La Regina si prese paura e fece chiamare la donna che l'aveva aiutata nel parto, Felicia di Tardin. Era una donna sulla quarantina, molto sveglia ed abile. Prese la bambina e chiese alla madre di uscire. Dopo qualche minuto la sovrana, con goccioline di sudore sulla schiena, fece irruzione nella cameretta. Felicia stava osservando la pancina vellutata della piccola, ed aveva un'aria preoccupata.«Vostra Maestà, vi ringrazio per questo invito...» iniziò Felicia, con l'accento tipico di Tardin.
«Lo so Felicia, ma ti prego, dimmi cos'ha la mia bambina» supplicò la Regina Evanella.
Felicia sospirò, adagiò la bambina ora addormentata nella culla e si avvicinò alla Regina. Non sapeva come dire alla sovrana che la sua bambina avrebbe avuto un problema. Si portò una mano in fronte, ad asciugarsi il sudore portato dall'agitazione, e poi strinse le mani in grembo sulla gonna nera. Prese un respiro, e disse «Vostra Maestà, vostra figlia la principessina Aurora ha un problema»
La Regina si gettò verso la culla ed accarezzò la piccola guancia chiara stringendosi il grembo. Prese forza e chiese «Cos'ha? Cos'ha la mia piccola?»
Felicia si avvicinò e le strinse una spalla con una mano, e con l'altra l'avambraccio con cui accarezzava la figlia, in modo da abbracciarla. Nessuno mai si permetteva di toccare i sovrani, ma in un caso come questo tutto era permesso.
«È una strana malattia, Mia Regina. Si chiama pustulis rojas, a Tardin, ovvero pustole rosse. Probabilmente è un'infezione presa durante il parto, capita molto raramente»«Vivrà?» chiese la Regina, poiché non riusciva a porre la domanda al contrario.
Felicia tentennò. Come poteva dire ad una donna, una Regina, che la figlia non sarebbe sopravvissuta?
«Se è fortunata e forte, allora sopravvivrà. Ma la malattia non è solo visibile, è anche interna. Se sopravvivrà, avrà segni evidenti in eterno» disse demoralizzata, volendo essere sincera con la madre di Aurora.
Una bambina così bella, ma così fragile.La Regina scoppiò a piangere, buttando il busto sulla culla. Poi improvvisamente si calmò, si alzò più forte di prima e disse «Chiamerò ogni singola persona che si intenda anche lontanamente di medicina. Non ho fatto tutta questa fatica per vedere mia figlia spegnersi in fasce per una stupida malattia. Lotteremo, insieme»
···
Le cure duravano da più di una settimana, e la bambina era stata messa in isolamento nella sua cameretta. Solo Felicia di Tardin e alcuni medici potevano vederla. I sovrani non avevamo preso bene la notizia della malattia della principessina, e rimanevano nell'ala Nord e Sud tutto il tempo.
Non avevano notizie della piccola, volevano che guarisse e che stesse bene.
Re Nicholas l'aveva stretta tra le braccia una sola volta nei suoi otto giorni di vita, ed era stato quando era appena uscita dal ventre di sua madre.
Eppurre, gli mancava così tanto quel piccolo fagotto bianco che a volte prendeva un cuscino, immaginava fosse la principessa e lo cullava, canticchiando canzoni. La Regina era così depressa che non si alzava dal letto.Ma il settimo giorno la camera reale fu aperta. Evanella pensava fosse suo marito, invece entrò il vecchio medico.
La Regina aveva capelli spettinati ed annodati, ed era vestita con una semplice vestaglia. Si vergognò un attimo, ma poi tutto tornò spento come prima.
Ma perché il medico era lì?
«Mia Regina, Regina Evanella...»tossì il vecchio, ed ad occhi bassi sospirò.La Regina si sentì mancare, l'unica emozione dopo sette giorni.
Voleva morire.
La sua bambina l'aveva fatto, se n'era andata.
Ma poi sentì uno strillo di neonato da dietro il vecchio.
Scorse la figura di Felicia, raggiante in volto, con un fagotto rosa tra le braccia.
La sovrana scattò in piedi, mancando per un soffio il vecchio e non cadendo per miracolo. Andò in contro a Felicia e prese la principessina tra le sue braccia.
Pianse di gioia, e cullò il suo amore.
«Come avete fatto?»«Vostra Maestà, la bambina... non sarebbe potuta sopravvivere» rispose il vecchio, tossendo ancora.
«Sì, Vostra Maestà, nessuno dei curatori si spiega la sua guarigione, è un miracolo» aggiunse Felicia, vedendo lo sguardo confuso della Regina.
«Oh, mia bella e forte bambina!» rise tra le lacrime la sovrana.
In quel momento entrò Re Nicholas che, venendo a sapere il tutto, scoppiò a piangere pure lui. Per Felicia era normale vedere due persone felici e commosse, ma il vecchio, che era abbastanza conservatore, tossì per farsi notare, e disse «Mio Re, credo non sia...»Ma i sovrani non l'ascoltarono, ed il Re disse «Credo sia giusto che ora troviamo un nome adatto a nostra figlia»
Evanella osservò bene gli occhi dolci della piccola, che sorrideva sdentata, poi guardò il simbolo di Vanaria sul lenzuolo che l'avvolgeva.
Era piccola, delicata, bellissima e forte.
Aveva petali chiari e delicati, ma spine che la proteggevano.
I sovrani si guardarono negli occhi, chiudendo la neonata tra le braccia, prima di sussurrare contemporaneamente: «Rosaspina»···
ΛNNUNCΙΟ RΕΛLΕ ΔΙ VΛNΛRΙΛ
"Amati sudditi, siamo felici di annunciarvi
la nascita dell'erede al trono di Vαnαrια.
Bella come un fiore, forte e pungente
come una spina.Nostra figlia sarà la principessa Rosaspina„
' La rosa ha bei petali,
Adorabili e profumati.
Ma prova a coglierla dai suoi gambi seriali,
E sangue sgorgherà dai tentati* '
Sua Maestà Rę Nįçholas
E
Sua Maestà Ręgįna Ęvanęlla*nota autrice: motto, inno musicale e poesia antica del Regno di Vanaria.
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Rosaspina
FantasyC'era una volta, in un regno lontano, una giovane regina. Essa, sposata con il re da diversi anni, desiderava con tutto il suo cuore e più di ogni altra cosa al mondo un erede. Pregava notte e giorno, e chiedeva consigli ai più svariati stregoni. Un...