7 - Moctèria

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Era ormai sera quando tutti si misero seduti nei grandi tavoli rotondi in legno pregiato. La principessa si sedette tra i Sovrani di Vanaria, nella tavolata con un paio di ambasciatori del Nord, cinque principi e sovrani dell'Est e la famiglia Reale di Chericia. Mangiarono a volontà, ed infine vennero serviti i dolci. Per Rosaspina fu preparata una tortina alla menta e miele, il suo gusto preferito.

Una volta saziati, fu il momento degli omaggi. Prima però, il Re diede il permesso all'orchestra di suonare qualche pezzo tradizionale di Vanaria, e gli invitati iniziarono a danzare. Abiti corti, lunghi, colorati ed eccentrici svolazzavano in tutto il grande salone. Era davvero uno spettacolo. Evanella adorava tutto ciò, anche se prediligeva la semplicità allo sfarzo. Anche i Sovrani di Chericia ne erano rimasti incantati, ed osservavano la stellata dal grande arco della finestra aperta. Intanto, Rosaspina giocava con una dama della madre a vestire le forchette da spose con i tovaglioli. Ci metteva il velo, poi vi avvolgeva attorno la stoffa rosea e la faceva vedere alla dama. Rideva spensierata, come solo una bimba di quell'età può fare.
Alla festa erano stati invitati tutti i conoscenti, parenti e famosi delle terre limitrofe a Vanaria, tra cui anche diversi scrittori, filosofi ed anche maghi. Era stata la Regina Evanella a volerli, in quanto avevano tentato di farle avere un erede, anche se senza risultati. Ma lei li apprezzava così tanto per averci anche solo provato, che sentiva di dovergli qualcosa. Tra i maghi c'era il famoso Tuh, proveniente dall'Est, le sorelle gemelle Pöegh e Perhl, provenienti da Nord-Est ed un gruppo di stregoni senza nome che si diceva guarissero con il solo tocco. Poi, vi era anche un gruppetto di giovani donne, conosciute come "Trierahl".
Erano in tre, e si diceva che ognuna avesse un potere diverso, ma che assieme si completavano.

Venne così il momento degli omaggi.
L'orchestra suonava piano un motivetto tranquillo, mentre gli ospiti portavano presso i Sovrani e la piccola Rosaspina dei doni.

I primi furono i Sovrani dell'Est, più precisamente di Erkjena, che offrirono una cavigliera con simboli Erkjeni.

Si presentarono i Principi Protettori del Nord, che donarono una mantellina di orso bruno alla Principessa.

Venne così il turno dei Sovrani di Chericia, che mandarono Filippo, il figlio maggiore, a portare il regalo. Il ragazzino era scocciato da tutta quella dolcezza e felicità, non vedeva l'ora di tornarsene al suo Palazzo. Ma suo padre e la matrigna ci avevano tenuto tanto ad esserci, quella sera, perciò, data la sua età, era stato costretto a partire con loro. Portò lo scrigno davanti alla bambina dai boccoli d'oro, e si inginocchiò. Sbuffò un attimo e la guardò in cagnesco. Anche lei non gli sorrideva, ma lo osservava dall'alto con le sopracciglia aggrottate e le guance gonfie.
Era una stupida bambina, piccola ed infantile.
Aprì il cofanetto d'oro come i suoi capelli e ne mostrò il contenuto alla Principessa. Essa allungò la manina candida e sfiorò il ciondolo d'oro nero a forma di goccia, pendente da una sottile collana scura. Evanella si fece avanti, e notò la particolarità del gioiello. Lo prese tra le mani, leggero, e vide l'incisione sulla curva in basso della goccia: "Forte e bella, nel cuore, per sempre". La bambina sorrise e tornò con lo sguardo su Filippo che, ancora inginocchiato, aspettava un commento per potersi ritirare. La bambina non disse nulla, ma i suoi occhi brillavano di una luce diversa. Guardò Filippo con la coda dell'occhio e tese leggermente le labbra in sù. Filippo notò le piccole fossette ai lati della piccola bocca rosea, ed anch'egli tirò su le labbra. Fece un sorriso storto, e tornò dai propri familiari.
C'era stato un dialogo muto, tra il ragazzino e la bimba, ed era stato abbastanza.
Rosaspina volle mettere subito il ciondolo al collo.

Dopo che tutti portarono regali d'ogni sorta, una giovane si avvicinò alla zona del ricevimento. Aveva capelli bianchissimi, con riflessi del più chiaro verde. Era vestita con un peplo bianco e trasparente, che andava svolazzando dalle spalle senza maniche fino a metà polpaccio in un taglio liscio e morbido. La sua pelle, bianca e trasparente quasi quanto la veste, non aveva un' imperfezione. Si sarebbe detto fosse una normale e bellissima ragazza, ma aveva un particolare che stonava: i suoi occhi, grandi e spogli di ciglia e con poche e chiare sopracciglia, erano del color del cielo nuvoloso. Azzurri, ma così pallidi da sembrare ciechi.
Le guardie la fermarono, ma la Regina la fece passare. «Mia Regina» incominciò la giovane, con una voce leggera e pura, «mi chiamo Fusea, sono una delle Trierahl. Anche noi avremmo un dono per la Principessina»

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