3 - L'anniversario

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Erano passati ormai giorni da quella notte, eppure Re Nicholas ricordava ancora perfettamente quanta passione avesse avvolto lui e la sua sposa, non trovava fenomeni naturali equiparabili a tale avvenimento. Lo stesso valeva per la Regina Evanella, che ogni volta che posava gli occhi sul suo Re, vedeva solo l'amore che li legava.

Ad entrambi sembrava che quella notte avessero firmato un patto d'amore, che quella notte li avesse legati più del matrimonio, avvenuto quattro anni addietro.

Quelle ore erano bastate a tirare su il morale della Regina, che ora si sentiva amata ed apprezzata, anche se senza prole.
Era determinata a concepire un erede, ma ora viveva nella consapevolezza di quel puro e vero amore che scorreva come un fluido magico nelle vene del sovrano.
Evanella leggeva di meno, si sentiva meno stanca e più appagata. Andava spesso nelle cucine e dialogava con i cuochi e le cuoche riguardo al menù della serata, apportandovi spesso qualche modifica in base ai suoi gusti del momento. Si sentiva più in forze, ed era ingrassata di qualche chilo.
Le sue labbra erano più piene, il seno più abbondante ed i fianchi più morbidi, ricchi. Tutto il suo corpo sembrava spruzzare sensualità.
Ciò rendeva Nicholas fiero di sua moglie. La vedeva più bella e felice, e non poteva che ringraziare il fato per avergli donato come compagna di vita una creatura tanto regale e buona.

Una sera, circa un mese dopo, i sovrani si stavano incamminando verso il salone, dove i servi avevano preparato un pasto speciale: era l'anniversario reale, erano ormai passati cinque anni dal loro matrimonio, e la Regina compiva ventitré anni. D'un tratto la Regina Evanella inciampò nell'abito in tulle giallo, ma il Re la prese al volo.
«Evanella, stai bene?» le aveva chiesto allarmato il Re.
La Regina aveva annuito, chiedendo scusa per il mancamento. Era stata colpa sua, aveva messo male i piedi: con quelle scarpe così rigide su quel pavimento così liscio non si era mai trovata bene.
I cuochi avevano preparato un enorme buffet, tutto per i sovrani soli. Era disposto su una tavolata lunga una decina di metri nel mezzo del salone, che aveva una enorme vetrata che si affacciava al giardino immenso. Le luci dell'imponente lampadario di cristallo appeso all'altissimo soffitto illuminavano le tende d'oro, che erano appese ad un'altezza di almeno quindici metri da terra di fianco all'enorme vetrata. Sul tavolo di bronzo vi erano disposti su piatti singolari e diversi tra loro in grandezza ed altezza un'infinità di prelibatezze. C'era anatra all'arancio, salmone in salsa di panna e zenzero, lenticchie e cavolfiori arrosto con contorno di rose, margherite grigliate con patate arrostite, pesce in carpione, e molti altre portate. Poi c'erano i dolci, sistemati in fondo al tavolo: torte al cioccolato e mirtilli, alla panna e menta, all'arancia ed acacia, al mango e rose bianche, dolcetti al caramello ed alla crema pasticcera, muffin al lampone ed alla mora, mele e fiori caramellati.
Vi era anche una torta alla pesca, la preferita della Regina, con una candelina bianca accesa. Nel mezzo del tavolo, infine, vi era una fontanella su tre piani che emetteva effluvi di vino rosso colorito e fresco.

La Regina ed il Re non poterono credere ai propri occhi: anche per loro era uno spettacolo mai visto prima. Andarono subito a ringraziare tutti i servi ed i cuochi, e gli promisero che, non potendo mangiare tutto, gli avrebbero regalato il resto del banchetto.
Dopodiché, cominciarono a mangiare.
Non usavano le proprie posate ed i piatti, volevano divertirsi un po'. Il cibo era squisito, e si imboccarono a vicenda utilizzando una unica forchetta saltando dal salato al dolce, e poi di nuovo al salato.

La Regina rideva a crepapelle, mentre il Re la inseguiva con una coppa di vino in mano, che voleva farle assaggiare.

Ad un certo punto, Evanella si fermò.
Il Re rise e la raggiunse dicendo in tono canzonatorio «Finalmente ti sei arresa, mia Regina»

La sovrana non disse nulla.
Sentiva un lieve capogiro, e il cibo appena inghiottito farsi strada nella gola. Si appoggiò al tavolo col fiato corto, mentre il Re Nicholas le chiedeva se voleva dell'acqua. Lei scosse la testa, passandosi una mano sullo stomaco coperto di tulle color del grano e brillanti trasparenti.

«Sto bene, Nicholas. Solo un...»
Non fece in tempo a finire la frase, che la parte del buffet che aveva inghiottito ricadde sul pavimento come una cascata di vari colori opachi. Il suo viso divenne bianco, e cominciò a sudare freddo.
Il re la prese al volo per la seconda volta, prima che cadesse senza sensi a terra. Le pulì le labbra colorate d'oro caldo, dello stesso colore del vestito, e chiamò subito i servi per pulire ed il medico per visitare la moglie. Ordinò ai servi di sparecchiare e mangiare pure quelle prelibatezze, ma non prima che si fosse accertato che il cibo non fosse avariato.
Nicholas aveva paura che lo fosse, ma lui stava bene. Forse la Regina aveva uno stomaco più delicato.
"E se invece avessero messo del veleno in alcune delle portate preferite dalla sovrana?" pensò, cercando poi di scacciare quel terribile pensiero.

La portò nell'ala Nord, la fece sdraiare nel loro letto e si sedette di fianco a lei, accarezzandole i capelli morbidi, ormai sciolti in minuscoli boccoli dalla corsa del Re. Il medico arrivò dopo qualche minuto: era vecchio e camminava lentamente.
Chiese al Re di uscire dalla stanza e Nicholas, infastidito ma anche preoccupatissimo, uscì guardandolo con occhi feroci.

Il sovrano stette circa mezz'ora fuori dalla camera reale, camminando avanti ed indietro davanti alla porta ferrata e poi sedendo su una panca, muovendo una gamba velocemente su e giù. I suoi capelli mori, più scuri di quelli della regina, ricaddero un boccoli scompigliati sulla fronte ed uno strano ciuffo gli comparve in testa. Chi l'avesse visto, avrebbe pensato somigliasse ad un gallo nero.
I suoi occhi cerulei scrutavano il pavimento sotto alla porta, sperando di vederla aprirsi.

Dopo un tempo che sembrò un'infinità, la porta cigolò. Il Re scattò in piedi all'istante, mentre il vecchio usciva e richiudeva la porta alle sue spalle. Nicholas notò che il medico non lo guardava negli occhi.
«Come sta?» chiese impaziente, abbassandosi leggermente per attirare gli occhi dell'uomo ai suoi.

«Vostra Maestà, Sua Maestà la Regina Evanella sta riposando, ora» rispose il vecchio, finalmente guardando il Re con le sue iridi praticamente trasparenti.

«Cos'ha avuto?» lo interrogò di nuovo il sovrano, fermando il tentativo del vecchio di svignarsela.

«La Regina ha avuto solo un mancamento dovuto a natura, Vostra Maestà», e poi aggiunse «È normale che accada, Mio Re»
E dicendo ciò, posò una mano sulla spalla del sovrano, con l'intento di fargli coraggio.
Un sorriso strano spuntò sulle labbra inesistenti di quell'uomo che, abbassando gli occhi, si congedò.

Re Nicholas rimase interdetto dalle notizie apprese.
Allora, era stato solo un mancamento. Non centravano veleni o cibi avariati, perciò?
Abbassò la maniglia lavorata ed entrò nella camera. La moglie era mezza sdraiata letto, con la schiena poggiata alla parete rosea imbottita di piume, tra lenzuola e coperte bianche soffici e pulite. Dal baldacchino pendevano tessuti trasparenti, bianchi e brillantinati, che donavano pace al letto.
Il sovrano si avvicinò al talamo, e la moglie aprì le palpebre. Lo vide sedersi al lato del letto, e accarezzarle una guancia.

«Amore mio, stai bene?» chiese Re Nicholas, continuando a passare le nocche della mano sullo zigomo vellutato della Regina.

Evanella prese con una mano il palmo del Re, e con l'altra si accarezzò il ventre.
«Stiamo bene» corresse la Regina, tirando un sorriso paradisiaco.

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