Sentì qualcosa di pesante ai lati del suo corpo che, in quel modo, la inchiodava al letto.
Si girò a pancia in su e rise quando sentì una presenza, calda e umida, solleticarle l'orecchio.
Biascicò parole insensate, senza svegliarsi del tutto, ma la "cosa" iniziò a bagnarle la bocca e il naso.Aprì gli occhi di scatto e cacciò un urlo potente quando vide che, quello sopra di sé, era un cane bianco ed enorme, che la guardava con profondi occhi neri.
Guaì impaurito dalle urla mentre scendeva dal letto, cercando una via di fuga verso la porta, per uscire dalla camera della ragazza che, a quanto sembrava, non aveva apprezzato il bacio del buongiorno.
Catherine si aggrappò alla coperta e guardò il polso destro per vedere che ore erano.
Il suo orologio segnava le sette e ventitré.
Odiava quel cane.
Scese le scale senza nemmeno lavarsi la faccia: aveva davvero fame, di quelle che ti divorano lo stomaco, e non vedeva l'ora di bere un the.
Quando arrivò in cucina, zio Rudolf ne stava già sorseggiando una tazza fumante che, dall'odore, aveva invece tutta l'aria di essere della tisana alla Malva.
"Buongiorno Catherine."
"Gnhf..."
Dalla sua bocca uscì un grugnito indistinto.
Poi lo vide. Il cane di poco prima stava subdolamente leccando le sue crocchette.
Rudolf sembrò notare il suo sguardo assassino, perché poco dopo le rivolse la parola:
"Vedo che hai già conosciuto Fog... Quando non ti ho vista arrivare pensavo che non mi avesse ascoltato, ma ora che sei qui... Beh, ha fatto come gli ho detto."
"Hai detto al cane di svegliarmi, e lui l'ha fatto?"
Chiese con voce stridula, ad occhi sgranati.
"Perché chiedi conferma nell'evidenza? Passami il giornale per favore."
Dopo averle fatto una domanda allusiva, indicò con gli occhi uno spesso rotolo di carta arrotolato su se stesso, e legato con un vecchio spago di pelle scucito.
Cath lo afferrò e glielo porse ma, quando Rudolf lo srotolò, notò con sorpresa che non c'era nemmeno un segno d'inchiostro sulla carta che, immacolata, rifletteva la luce del sole.
L'uomo di fronte a lei si mise degli occhiali molto particolari sugli occhi, e iniziò a leggere il 'Giornale invisibile'. Catherine roteò gli occhi visibilmente innervosita, per poi versarsi una tazza di Malva, mentre prendeva posto affianco alla figura piegata sul tavolino di legno.
Continuò a fissarlo ma le sue labbra non proferirono parola: non le chiese né come aveva dormito, né se le piaceva la stanza e nemmeno come stava; invece esse continuavano a muoversi, mimando parole inesistenti scritte sui pezzi di carta che, di tanto in tanto, venivano girati con l'aiuto dei pollici, mentre le mani callose continuavano a sistemare gli occhiali, tondi su una lente e quadrati sull'altra, che gli cadevano costantemente sul naso aquilino.
Sicuramente le sarebbe venuta una crisi di nervi.
"Lo sai vero che su quei fogli non c'è scritto assolutamente niente?" Disse prendendo coraggio.
"Che aquila." La schernì.
"E allora perché continui a leggerlo?"
Non rispose.
Cath finì la tisana e se ne andò in camera.• • •
Era nella sua nicchia a leggere, tagliandosi fuori dal mondo ed entrando in quello scritto da Philip Pullman, quando sentì bussare alla porta.
"Avanti." Disse distrattamente.
Rudolf stava appoggiato allo stipite della porta, mentre giocherellava con un vecchio orologio.
"Vado fuori."
Questa volta Cath decise di non guardarlo, ma di prestare la sua attenzione alle lettere scritte a macchina.
"Ciao."
"Sarò di ritorno per le sei."
L'orologio e il suo proprietario se ne andarono sbattendo la porta.
Non mi ha nemmeno salutata...
Pensò con fastidio.
Poi si ricordò: il piano.
Cath aspettò di sentire la porta principale sbattere e iniziò a correre giù per le scale.
Quando arrivò davanti alla porta aveva il fiatone, ma sapeva che il cuore non stava battendo all'impazzata per quello.
Appoggiò la mano sulla maniglia in ottone e l'abbassò lentamente. Il battito accelerò ancora quando spinse piano, fino a rimbombarle nelle orecchie. La porta non si aprì. Provò allora a tirare, ma nemmeno adesso il legno di larice le permise l'accesso.
Iniziò a spingere e tirare velocemente e ripetutamente, mentre sentiva la sua voce imprecare.
Sospirò sconfitta.
Rudolf l'aveva chiusa a chiave.
Pensavi sul serio che fosse così stupido da lasciarla aperta?
Si sgridò mentalmente mentre si dirigeva verso la cucina.
Vide il cane intento a mangiare i croccanti, ma non quelli nella sua ciotola strapiena, bensì quelli del sacco delle crocchette ormai stramazzato a terra.
"Fog! Cattivo!"
Il Leone bianco guaì impaurito mentre la leonessa raccoglieva le crocchette sparse sul pavimento.
Ora che lo guardava meglio notò che era davvero enorme, doveva essere più grande di un alano, ma era impossibile.
Come fa un cane così grande ad aver paura di un grido?
Di colpo sentì le orecchie fischiare. Si ranicchiò sul muro, raccogliendo le ginocchia al petto, e premette i palmi delle mani sulle orecchie.
Alzò lo sguardo al soffitto e con sorpresa vide qualcosa di nero muoversi.
Il viso scuro dell'ombra la stava guardando mentre le dita lunghe stringevano le pareti del muro.
Cath urlò con tutto il fiato che aveva nel petto. Si alzò e corse fino in camera sua, con Fog al seguito, ignorando il dolore alle orecchie.
Una volta arrivata chiuse a chiave la porta, chiudendosi, a sua volta, nell'enorme armadio insieme al Leone Bianco.
Si sedette a gambe incrociate iniziando ad accarezzare Fog sulla testa, cercando di riordinare i pensieri. Le orecchie non facevano più male.
Catherine, tu non sei pazza. Sarà una carenza di vitamine o una cagata del genere ma l'ombra che vedi non esiste, e se ti sforzerai di non vederla, quella sparirà.
Affondò le mani nella pelliccia del suo compagno e appoggiò la testa sul legno dell'armadio.
Le tenebre l'avvolsero.• • •
Cosa ne pensate??
Sincere!Ho tante idee e sto cercando di fargli prendere una forma.
Ho una domanda importante.
Volete che l'ombra parli alla nostra Catherine?
Rispondetemi al più presto!
❤️
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Oblivium
ParanormalCatherine Malville è una ragazza di diciannove anni, orfana, costretta a trasferirsi in Scozia in seguito alla morte del nonno anche se già in età adulta. Dovrà essere abbastanza paziente da convivere con lo zio Rudolf, il fratello della madre, di c...