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Mentre sto per iniziare il mio autoencomio, vedo Taryn e i suoi genitori seduti in seconda fila a sinistra, e accanto a lei è seduto Phil, lo stupidissimo campione di atletica con cui usciva prima di mettersi con me. Nonché – vale la pena di menzionarlo – il ragazzo che le ha tolto la verginità. Lei dice che sono andati a letto insieme solo due volte, ma per quanto mi riguarda sono due di troppo.

Non sembra molto contenta di essere seduta accanto a Phil, che per una volta non porta il solito cappello a tesa larga, ma non si è neanche spostata. E ora Phil si sporge verso di lei e ride di qualcosa. Al mio funerale. Complimenti vivissimi. Se non sapessi che la data di morte di Phil è ancora molto lontana, mi verrebbe voglia di ucciderlo. Non ci riuscirei, ma potrei almeno mandarlo in coma.

Okay. È arrivato il momento di parlare di me a tutte queste persone.

«Ciao, salve, buongiorno a tutti.» Vedo, in settima fila o giù di lì, alcune mie insegnanti delle elementari. La maestra McGeehan, la maestra Pond. Che bello. «Grazie mille di essere qui. È una giornata davvero strana, ovviamente, e... e io...» Anche le parti del discorso che ricordavo due minuti fa sono svanite, si sono nascoste tre le pieghe del mio cervello. Ricordo solo che volevo esprimere un po' di rabbia. Ma questo non mi aiuta. «Apprezzo molto che siate venuti. Ovviamente mi ero scritto un discorso, perché oggi è un giorno importante e queste sono le mie ultime parole, come si dice, ma... be'... l'ho lasciato sul comò di camera mia. A casa. Ops! Perciò abbiate pazienza...»

«Posso correre a casa a prendertelo! Vado subito!» La mia matrigna si è già alzata e sta correndo come una pazza verso l'uscita.

«Mamma, no. Per favore, non andare, va bene così» dico al microfono.

«Ma è importante!» Continua a correre. Non ho idea di come la situazione sia precipitata così in fretta.

«Mia madre, signore e signori!» annuncio. Cerco di salvare la faccia spacciando l'impasse per uno sketch preparato in anticipo. Qualcuno ride, ma più che altro l'uditorio sembra confuso. «Mamma, davvero, credo di ricordarne la maggior parte.» È una bugia. «Per favore, non andartene proprio adesso. Durante il mio funerale.»

A quanto pare ho detto la cosa giusta: la mia matrigna torna a sedersi.

«Come vedete, mia mamma mi vuole bene.» Risate dal pubblico. La tensione si è sciolta e siamo tornati in carreggiata. E poi, certo che ridono: questa gente è pronta a ridere a qualsiasi cosa assomigli a una battuta. Ecco perché il discorso di Paolo è andato così bene (a parte quando ha detto che dopo la mia morte avrebbe ereditato i miei Blu-ray più belli, quello l'ho trovato un po' rattristante). Mi sento fiducioso. «E io voglio bene a lei.» Il pubblico fa «Aaaah», come nei telefilm.

«E voglio bene a mio padre. E a tutti voi. E voglio bene a Maggie, la mia cuoca preferita nella mensa della scuola.» Un'altra sonora risata. Non vedo Maggie in platea, ma se ci fosse scommetto che starebbe scrollando la sua testa da ultrasessantenne e sorriderebbe come a dire: Oh, Denton, cosa devo fare con te?

«E adoro la mensa della scuola, se è per questo! È la cosa che mi mancherà di più.» Risate a crepapelle. Sono in piena forma, stasera. «Tutti si lamentano sempre della mensa della scuola, ma sarete d'accordo con me che ha un certo fascino, no?» Non so dove sto andando a parare, ma la gente continua a ridere e io mi diverto. «Cioè, dico sul serio, la gente si lamenta sempre di tutto. Anche delle cose più stupide. Cioè, per favore, pensateci un secondo: domani morirò. Quindi, per cortesia, potreste non lamentarvi dei compiti che avete da fare? O che il vostro computer è lento? Cioè, possiamo mettere le cose un po' in prospettiva?» È una buona approssimazione di una parte del discorso che avevo scritto, anche se forse sto dicendo troppi «cioè». «La gente dice: "Oh povero me, la mia vita è uno schifo. Non mi hanno scritturato per il musical di primavera". E io gli rispondo: "No, la mia vita fa più schifo della tua, perché domani non ce l'avrò neppure più, una vita!"» Mi aspetto che ridano tutti, invece cala il silenzio. «Giusto? Giusto?» Mi sovviene che comicità e rabbia potrebbero essere più vicine di quanto pensassi, nello spettro delle emozioni umane, dato che sono transitato dall'una all'altra con sorprendente facilità. Molte facce tra il pubblico sembrano dire: Poveretto.

Deathdate - Lance RubinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora