1 CAPITOLO

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È un lunedì mattina, normale come tanti altri. La sveglia adempie ai suoi doveri emettendo ogni venti secondi un suono stridulo per avvisare che è ora di alzarsi. Il cielo è coperto da un manto di nuvoloni informi e troppo grigi, per essere il mese di settembre. L’inverno comincia presto da queste parti. Il maltempo è la mia persecuzione. Lo sa che sono meteoropatico. Lo fa di proposito. Mi dà il suo “buongiorno” così: piangendo.
Che strani sogni faccio. Penso. Del sogno ricordo ben poco, solo il suono rassicurante e cantilenante di una nenia. Una voce soave di donna che mi parla. Parla piano, quasi un sussurro. È la voce più suadente mai sentita; mai sentita per davvero, non conosco nessuna donna con una voce così.
Ah Charlie, Charlie vecchio mio. Inizi a perdere colpi. I tuoi trentacinque anni si fanno sentire - esclamo a me stesso, in modo troppo assonnato per assumere un tono ironico - meglio iniziare la giornata con una buona prima colazione e non pensare a questo torcicollo che mi tormenta da due giorni.
Guardo nel frigo per vedere se c’è qualcosa di commestibile. Appena metto piede nella cucina penso che devo chiamare Miss Joy, la mia colf di fiducia, una donna matura dallo sguardo materno che ha abbracciato la mia causa come uno di quei casi sociali senza via d’uscita. Ho un disperato bisogno del suo aiuto, mi trovo in questa situazione da quando mi ha chiesto una settimana di permesso per restare a casa ad accudire il figlioletto con la febbre alta. Concesso. Non potevo negarglielo
In fondo una settimana cosa sarà mai? – ho pensato quando Miss Joy mi ha chiesto le ferie - me la caverò benissimo anche da solo.
Invece il risultato è chiaro: I piatti impilati malamente del giorno prima e di quello ancora prima, da lavare e da scrostare. Il caffè finito, il latte scaduto e Shane, il mio cane, ha di nuovo rosicchiato le ciabatte. Forse ha fame, del resto è Miss Joy che si occupa di gestire la casa e provvedere ai bisogni del cane, come riempire la ciotola, portarlo a spasso, spazzolargli il pelo.
Shane è un meticcio a pelo nero e corto, l’ho raccolto per strada ed adottato quando era ancora un cucciolo, entrava nel palmo delle mie mani. Ama addormentarsi sul divano, posare il musetto rosa sulla gamba e distendere la zampa su di me, quasi come in un abbraccio di riconoscenza. I cani queste cose le sentono. Lo sanno quando li salvi dalla strada. È adorabile e in realtà non riesco ad innervosirmi con lui, ha quei due occhioni grandi che ti sorridono e comunicano in un modo speciale che adesso non saprei descrivere.
Questo cane è insopportabile! - ritorno alla realtà, ripensando alle pantofole - o probabilmente, oggi sono io ad essere troppo insofferente. È da quando ho aperto gli occhi che non mi sopporto.
Ottimo inizio per un mediocre lunedì. Mi guardo in giro, cerco la mia agendina rossa degli appuntamenti, per fare un resoconto della giornata. Non la trovo, ovviamente. Tutto regolare. È la normalità. La mia normalità, non trovo mai niente, io. Provo a sbirciare sotto il divano, tra le lenzuola, sotto il materasso, sulla scrivania, nel disordine di 80mq di casa, in pieno centro storico. Eccola trovata. È nella cuccia di Shane, in mille pezzi. Ha ( o aveva?) una deliziosa copertura in pelle.
- Una vera prelibatezza per il tuo raffinatissimo palato, eh Shane? - giro e rigiro fra le mani quel po’ che resta del mio taccuino - grazie Shane, sei un amico! Mi toccherà passare per l’ufficio.
Non si direbbe a vedermi così, lo so, ma sono un avvocato, uno che sulla piazza sa il fatto suo. Mi occupo di cause civili, di quelle più disparate, perciò al mio studio sono ammessi solo casi disperati, perché se il lavoro è facile che sfizio c’è? Oggi, se non ricordo male, dovrei andare in tribunale a recuperare alcuni atti per la pratica che sto seguendo da qualche mese. Solo che non ricordo l’orario. Per non avvilirmi faccio un respiro profondo e mi infilo nella doccia calda, senza pensarci troppo. Come mia abitudine, inizio il vasto repertorio di canzoni di Frank Sinatra. Lui si che era un vero artista. Grazie alla sua voce intensa e profonda, dimentico i miei rompicapi mattutini. Stonatissimo come sono, non ci sono dubbi che diluvierà per tutta la settimana. Al pensiero, mi viene voglia di imprecare. Ricordo che qualcuno, in tv mentre facevo zapping tra un non-programma e l’altro, sosteneva che smadonnare aiuta a smaltire lo stress accumulato. Credo che dovrei bestemmiare 24H, per sentirmi meglio. O, comunque, bene almeno la metà. Non basta, ma lo faccio ugualmente, non si sa mai e se funziona? Mi guardo allo specchio, provo a domare la chioma selvaggia nero corvino con il phon . Ma oggi è più disubbidiente del solito
Non ci fai niente, lascia stare Charlie! - consiglio a me stesso.
Quando questi ricci si svegliano così non importa cosa farò, quanto gel sprecherò. I miei capelli saranno ingestibili per tutta la giornata. In effetti con un risveglio così, non li biasimo. Rispecchiano il mio umore attuale, la mia personalità giornaliera: elettrizzato. Apro l’armadio, tiro fuori il mio completo blu notte, quello gessato, che mi fa due spalle niente male. La camicia bianca intonata al mio sorriso e cravatta grigia, stesso colore delle scarpe e della borsa da lavoro. Un bel vedere, non c’è che dire. Mi infilo i calzini. Uno bucato e l’altro spaiato. Lo farò mettere a nuovo da Miss Joy appena torna. Non ho tempo per gli abbinamenti oggi. Non ho mai tempo per gli abbinamenti dei calzini. Del resto, chi li nota?

LA CHIAVE DEL PIACEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora