3 CAPITOLO

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- Tanya, cortesemente un espresso e un OKI nel mio studio fra cinque minuti. Ti ringrazio.

Questo è stato il buongiorno che ho riservato stamattina alla mia segretaria appena sono entrato in ufficio. Alla porta mi ha aperto Giorgio, non so cosa ci faccia in ufficio, se lo pago per fare servizi esterni. Intanto il mio torcicollo mi manda su di giri con queste fitte ogni trenta/quaranta secondi, così, giusto per farmi capire che è sempre presente e s'è talmente affezionato che, quasi non se ne va più. Necessito di un antinfiammatorio per cominciare la giornata, altrimenti non connetto. Solo adesso che sono comodamente seduto sulla poltrona, attraverso il vetro divisore, scorgo una certa agitazione nella stanza delle assistenti. Generalmente, se la cavano bene anche in mia assenza quindi, quando posso evitare di venire in ufficio, lo faccio volentieri. Bea non ha ancora messo mano alla pila di pratiche accumulate sulla sua scrivania, continua a parlare della macchina, del parcheggio, del quartiere o che so io. Sally, oggi è più provocante del solito, mi lancia sguardi maliziosi: è a corto di attenzioni. Non ha capito che le rosse mi stanno sui coglioni di brutto, ma è brava nelle trattative, per questo le ho rinnovato il contratto. La stagista, invece, Sara credo si chiami, quella si che è una bella donna. Non so niente di lei, di come lavora. Ha quella frangetta bionda che le copre gli occhi e non ne fa vedere il colore. La sua bocca rosa, così carnosa mi fa venir voglia di sorridere per innescare un piccolo sorriso anche in lei e riuscire a vedere quei denti dritti e bianchi che a fatica si fanno strada nella fessura fra le due labbra. Non so dire se è davvero bella come la vedo io, di certo è uno di quei tipi di donne che piace. Fingo indifferenza. Ho perso la cognizione del tempo, fra una riflessione e l'altra. Guardo il mio Chronotech in acciaio, i cinque minuti sono passati da un pezzo, e del mio caffè neanche l'ombra. Alzo la cornetta, premo il tasto 1
linea telefonica interna.
- Il caffè arriva direttamente dal Brasile o dalla stanza affianco?- faccio presente a Tanya con tono leggermente irritato.
-Arrivo subito, avvocato. Ma qui c'è un cliente che chiede di vederla senza appuntamento. Ho controllato più volte sull'agenda d'ufficio, il nome del signor Roberts non risulta da nessuna parte ma sostiene di aver parlato con lei in prima persona lo scorso venerdì - si affretta a giustificare la ragazza.
Shane, bastardo di un cane io ti odio. Ecco cosa c'è tra gli appuntamenti di oggi. Il signor Roberts dovrebbe ricevere delle risposte importanti per la pratica del suo divorzio, ma per saperne di più sarei dovuto passare prima in Tribunale! Accidenti.

-Digli di accomodarsi- in tono serio, continuo - per il caffè aspetta che sia andato via il cliente.
-Certo avvocato. Come vuole- risponde la voce dall'altra parte della cornetta.
Attraverso il vetro vedo il passo deciso del sig. Roberts che, furioso si dirige verso la porta della mia stanza. Senza esitare un altro secondo, mi stringe energicamente la mano e si accomoda sulla poltroncina dalla parte opposta della scrivania, riservata appositamente ai clienti. Lo studio non è grande ma è arredato con gusto. Sul muro alle mie spalle, ci sono tutti gli attestati presi col massimo dei voti. Laurea quinquennale in Giurisprudenza, attestato di abilitazione all'esercizio della professione, iscrizione all'albo degli avvocati nella Capitale, attestati di partecipazioni a corsi di aggiornamento in tutta Europa. Insomma una parete abbastanza piena, di cui andar fiero.
-Avvocato Mureddu, io non lo so lei che cosa stia aspettando, ma io non ce la faccio più ad attendere oltre, devo chiudere con la mia ex moglie, una volta e per tutte!
Mentre si affanna a spiegarmi tutte le ragioni del suo malessere, il mio pensiero è lontano. Lontano da quella scrivania, lontano da quella stanza, lontano dal mondo. Intanto le fitte al collo si intensificano. Adesso scoppio. Sbotto di brutto. Invece no, chiudo gli occhi, inspiro ed espiro.
-Va bene sig. Roberts si calmi. Stamani presto, sono passato per il Tribunale - bugia- ma, sicuramente saprà, che c'è sciopero dei cancellieri - bugia - e tutte le pratiche sono bloccate a causa del TAR- invento.
Il mio cliente ignora che il Tar è il tribunale amministrativo regionale e che, certamente, non si occupa di cause matrimoniali. Inizio a fargli tutto un discorso filosofico sulla sopportazione, sulla vita, l'etica e ci butto qualche termine aulico qua e là, qualche brocardo giusto per confonderlo un po'. Così, fra una massima giuridica e l'altra, il sig. Roberts senza neanche rendersene conto è già fuori la stanza, nel corridoio dell'ufficio.
-Tanya, - richiamo l'attenzione della collaboratrice - accompagna il cliente alla porta e fissagli un appuntamento per il primo lunedì del prossimo mese, - girandomi verso il sig. Roberts, gli stringo vigorosamente la mano ansioso di terminare quella conversazione - per quella data, i suoi documenti saranno definitivamente pronti. A presto, e per qualunque cosa ha il numero del mio cercapersone. Comunque non faccia sciocchezze, la sua ex moglie è una donna molto furba - lo avverto saggiamente.
-Per questo io la pago Avvocato Mureddu - puntualizza- affinché nelle mani di quella donna, tutte le armi appuntite diventino fazzoletti bianchi, delicati come seta. Arrivederla.
Superati i convenevoli, a porta saldamente chiusa, rinnovo la richiesta del mio caffè e dell'antinfiammatorio. Dopo la visita del signor Roberts un espresso non basta.
-Tanya, mettici un goccio di brandy, o del mistrà oppure un dito di sambuca. Fai tu. Ma correggi quel benedetto caffè.
Nel riagganciare la cornetta, alzo lo sguardo e incontro a metà strada quello di Sara che mi guarda con aria contrita. Forse ho alzato la voce e non me ne sono reso conto. Mi dispiace di aver fatto agitare la stagista. Torno subito sui miei passi e richiamo Tanya.
- Cara, scusami forse sono stato un po' brusco. Facciamo una cosa. Prendiamoci cinque minuti per rilassarci, per il caffè chiamo il bar e pausa sigaretta per tutti. Tranne Sara. Appena sale il ragazzo delle consegne, dille di entrare nel mio ufficio. Grazie.
La giovane si alza dalla sua postazione e comunica la notizia ai suoi colleghi. Sara guarda di nuovo verso la mia direzione. Anche Sally, scruta il mio sguardo. Ancora una volta, fingo indifferenza e continuo a battere i tasti al computer. Credo che la donna dai capelli rossi sia curiosa di sapere cosa avrò mai da dire all'ultima arrivata, che non può essere detta alla luce del giorno. Certe cose vanno dette a quattro occhi, altro che.
"TOC TOC"- dice una voce sottile imitando il gesto dell'onomatopea con la mano.
-Mi ha fatto chiamare avvocato?- sorride delicatamente la ragazza.

Ho già sentito questa voce. Ma dove? In un sogno? Impossibile.

LA CHIAVE DEL PIACEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora