Capitolo III

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Ma poi arrivò Lei;
e tutto cambiò.

Conobbi Lili in un pub, la notai perché era minuta, ma si tracannava una birra dopo l'altra rimanendo impassibile.
Stava chiacchierando con due ragazzi; pagò e poi uscirono insieme.
"Quanto cazzo ha bevuto quella... Hey Gio, ma l'hai vista?" dissi esaltato al mio amico. Ma Gio mi guardò con uno sguardo assente, come sempre non aveva capito un cazzo di quello che gli avevo detto.
La seguii con lo sguardo dalla vetrata del pub, mentre se ne andava.
Più tardi, verso le 3.00 del mattino, mi ritrovai in una strada da solo.
Stavo tornando a casa, come diamine ero finito lì?
Sentii le grida di una ragazza; vidi un'ombra in lontananza, proprio davanti a me, correre come se stesse scappando, e dietro altre due, che la raggiunsero in fretta e la bloccarono.
Mi assalì il panico, cosa dovevo fare?
Avevo paura, dovevo andarmene di lì, dovevo scappare.
Ma magari aveva bisogno d'aiuto... dovevo fare assolutamente qualcosa; non ho mai sopportato vedere qualcuno soffrire.
Mi avvicinai piano, nascosto dal buio e dalla nebbia, coperto dal suono delle grida della ragazza e dei due uomini. Mi girava la testa e mi veniva da vomitare; esitai almeno una trentina di volte, ma poi qualcosa mi rese determinato.
Ne sorpresi uno da dietro; lo presi con forza dalle spalle e gli diedi una ginocchiata in mezzo alla schiena, facendolo cadere a terra in avanti . A quel punto gli tirai un calcio sulla nuca, ma sentii una spinta laterale che mi buttò sul marciapiede. Mi venne un conato di vomito, ma mi rialzai subito e sferrai un pugno al compare che mi aveva buttato a terra, prima che potesse prevederlo.
Fece lo stesso anche lui.
Avevamo entrambi i riflessi rallentati. Intanto l'altro tizio si era alzato, aveva un rigolo di sangue che gli sgorgava dal labbro superiore e dal naso.
Aveva gli occhi inettati di sangue, era sotto effetto di roba pesante; ero fottututo.
Ma qualcosa lo colpì da dietro, sulla testa, e cadde in ginocchio. Intravidi la ragazza con un asse di legno in mano.
A quel punto l'altro ragazzo si fermò.
Tutti ci fermammo.
Si piegò sull'amico, come se si fosse appena reso conto di quello che era appena successo.
"Scappa".
Lei gettò l'asse e cominciammo a correre.
Non so quantificare per quanto tempo corremmo; ad un certo punto però mi dovetti fermare, il mio stomaco si stava ribellando.
Mi inginocchiai e vomitai, ansimando ancora per lo sforzo.
"Tutto bene?" mi chiese lei, quando mi rialzai leggermente.
La guardai in faccia.
Era la tipa del pub; lo sapevo, me lo sentivo.
"Ma che cosa cazzo hai nella testa tu?".

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