3-Tokyo

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Arrivarono a Tokyo, W era ancora in ansia e doveva ancora decriptare quelle maledette voci, aveva lavorato durante tutto il volo, ma non c'era riuscito. Arrivarono all'hotel, dove W si posizionò per monitorare la situazione. Gli arrivò un e-mail, in cui vi erano scritte le dinamiche della nuova missione. Anderson doveva salire sulla Tokyo Sky Tree, perché lì ci sarebbe stato l'incontro tra Smithers e Chang. Il suo compito era quello di far rivelare più informazioni possibili, e poi di ucciderli. Allora Anderson si preparò caricando la pistola, e bevendosi un ultimo drink. Uscì dall'albergo e salì su un taxi. Arrivato all'entrata gli arrivò la posizione degli obbiettivi. C'erano molte guardie, tutto sembrava normale. Anderson teneva armata la pistola, pronto a ogni evenienza. Stava varcando l'entrata, quando lo chiamo W, che gli disse di andarsene immediatamente. Anderson non capiva, e subito dopo un frastuono rimbombó nell'aria. Una grande esplosione distrusse della Tokyo Sky Tree. L'onda d'urto fu violentissima, arrivò fino a terra e Anderson fu scaraventato sul marciapiede. Un suono acuto rimbombava nelle sue orecchie, era sconvolto. Rimase lì per un paio di minuti, non riusciva ad alzarsi. Si riprese e si alzò, in cerca di un taxi. Arrivato all'hotel, corse per le scale come un pazzo, dove W lo aspettava con rivelazioni sconcertanti. Arrivato in camera, W lo aiutò a sedersi, e gli diede un po' d'acqua. W era sconvolto, gli disse che lo aveva chiamato perché aveva intercettato un messaggio, dove veniva detto che una bomba era stata piazzata sulla Tokyo Sky Tree. Insospettitosi, allora verificò. Decriptò il computer centrale e accedette alle telecamere e ai database dei metal detector. Trovò in immagine dove si vedeva perfettamente l'esplosivo. Anderson era sconvolto, un'altra volta le intelligence internazionali avevano fallito. Arrivò una telefonata da Adrian Evans, chiedeva se stavano bene e aggiunse che non si sarebbero fermati finché tutto ciò non fosse finito. Anderson concluse dicendo che non si sarebbe fermato davanti a nulla, né lui né W. Però era necessario intensificare le missioni nelle zone a rischio. Si alzò e andò in bagno a farsi una doccia. Si stava lavando, ma gli arrivò un messaggio. Lo aprì, era anonimo e vi era scritto "Pensa ai tuoi peccati". Ci fu un attimo di silenzio totale, dove nella testa di Anderson ricomparivano le immagini dell'esplosione. All'improvviso sentì la porta sfondarsi e W urlare. Ci furono degli spari, allora Anderson uscì dal bagno, e cominciò a sparare. Uccise i due uomini, che erano ben armati. Andò da W, era sdraiato sul pavimento in un lago di sangue. Era stato colpito più volte al petto. Respirava a fatica, e sanguinava molto, le sue ultime parole furono "Non fidarti di nessuno", e poi il suo viso impallidì e i suoi occhi sì chiusero dolcemente. Anderson era disperato, chiamò il centro operativo per annunciare la tragica notizia. Tutti all'MI6 erano sconvolti, W era troppo giovane e ambizioso per morire. Anderson tornò a Londra per i funerali di W. Verso sera tornò nel suo appartamento, dove si preparò un drink. Si sedette sul divano a bere, mentre nella sua testa giravano le immagini del giovane viso di W soffrire. Verso le undici di sera gli arrivò una telefonata, era Evans. Gli diceva che se voleva ritirasi dal servizio, comprendeva in pieno. Anderson concluse la telefonata dicendo che neanche la morte lo avrebbe fermato.

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