Cap.3

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Finito di vestirmi, indossai un paio di jeans chiari strappati sulle ginocchia, una maglietta nera a mezze maniche, una felpa dello stesso colore e le mie vans basse nere, scesi velocemente per le scale, quasi rischiando di cadere per la velocità con cui le percorrevo, in più sono davvero preoccupata per ció che è successo prima, come diavolo gli è saltato in mente di fare una cosa del genere con me?

Spero solo che non faccia lo scazzato per tutto il giorno, penso che non potrei sopportarlo, anche perchè è colpa sua e non mia, se avesse evitato di fare l'idiota sicuramente nessuno dei due si troverebbe in questa situazione.

Appena arrivai in sala Adam era già davanti alla porta d'ingresso appoggiato sullo stipite con la schiena ad aspettarmi, aveva indosso gli stessi vestiti del giorno precedente, un paio di pantaloni neri strappati, le vans uguali alle mie, una maglietta bianca e la giacca nera in pelle, io mi chiedo come un ragazzo del genere sia finito in un paese così, il suo sguardo era freddo, pensieroso, guardava qualcosa di incomprensibile, probabilmente era perso nei suoi pensieri e non era l'unico.

-Andiamo?- chiesi io quasi sussurrando, stavo perdendo la sicurezza, stavo iniziando ad avere paura di ciò che mi sarebbe successo, del futuro che mi aspettava, stavo cambiando.

-Si, certo- rispose con un piccolo sorriso, tirai un sospiro di sollievo appena vidi le sue labbra incurvarsi, mi fa davvero piacere sapere che riesca ad accettare questa cosa, era uno dei pochi ragazzi che avevo conosciuto che nonostante una reazione come la mia non sono scomparsi nel nulla, chi lo sa magari potrei tenere in considerazione l'idea di conoscerlo ma per il momento preferivo mantenere le distanze non volevo illuderlo e sicuramente non volevo illudere neanche me stessa.

Ma chi stavo diventando, pure i miei pensieri erano gentili, non ha senso questa cosa, mi stavo indebolendo e non potevo permettermelo.

Non andava bene, per niente.

"Fredda e distaccata, fredda e distaccata" continuavo a ripetermi in testa.

Usciti di casa ci incamminammo verso il paese, la strada era abbastanza lunga, direi che in macchina venti minuti sono ancora pochi, a piedi sarà circa mezzora e passa.

Presi dalla tasca della felpa il pacchetto di Camel blu, ne estrassi una e l'accesi e come ogni volta i miei nervi si rilassarono, lui fece la stessa cosa, mi pareva strano che un tipo come lui non fumasse.

Il silenzio regnava tra di noi, quando dalla sua bocca uscirono delle parole insieme a dei residui di fumo che lo spezzarono.

-Allora...ho sentito che domani avrai ospiti.-

-Avremo se non te ne vai.- per quanto mi impegnassi il tono della mia voce era un pizzico più gentile del solito, ridacchió a questa mia affermazione, lo guardai per un secondo con lo sguardo più freddo e cattivo che conoscevo, ma un sorriso continuava imperterrito a cercare di voler uscire fuori, fortunatamente non ci riuscì... Si... per metà.

-Chi è?-

-la mia migliore amica, si fermerà per qualche giorno.- questa volta l'indifferenza uscì, mi davano fastidio tutte quelle domande, sembrava una specie di interrogatorio.

-Ah- rispose lui,

Che cavolo di risposta era "Ah", ma che gli prendeva? Un minuto prima sprizzava gioia da tutti i pori e ora sembrava quasi che gli avevano ammazzato il gatto, che per l'esattezza era già morto. (no sense)

-Già- dissi semplicemente.

Finalmente arrivammo in paese, anche prima del previsto, abbiamo camminato ad un passo velocissimo che il silenzio ci ha imposto.

It is not a love songDove le storie prendono vita. Scoprilo ora