Chiusi l' acqua della doccia, aprii l'anta in cristallo che rifletteva leggermente la mia esile figura, il freddo all' esterno di questa mi aggredì come un orso fa con la sua preda, ma nulla, questa volta i brividi non si fecero sentire, niente mi poteva attraversare, mi stavo trasformando in una statua di ghiaccio perenne.
Allungai il braccio e presi da sopra il lavandino una delle due salviette posizionandola sui capelli castani formando una specie di turbante, poi presi quella più grande destinata al mio corpo, l'avvolsi attorno ai miei fianchi facendola arrivare fin sopra il seno, fece due giri completi per quanto ero magra.
Mi asciugai il più velocemente possibile cercando di fissare un punto che non fosse sul mio corpo, lo odiavo, non mi sentivo grassa, non ero presa da una di quelle patologie alimentari, non mangiavo solo perché non avevo fame, non per altro, non ero una di quelle ragazzine viziate che si vedevano brutte e grosse e quindi di conseguenza non mangiavano per dimagrire, di questi problemi io non ne avevo anche perché il giudizio della gente mi scivolava addosso come acqua, no, io lo odiavo per essere così debole, così inutile, senza corazza, senza niente, ero completamente esposta al mondo esterno senza alcuna barriera, senza sicurezza, zero, nada, completamente indifesa.
Indossai la biancheria pulita, i leggins e il maglione, dopo averlo infilato feci un gesto insolito, mi strinsi dentro quel caldo abbraccio paterno che mi sembrava di avere addosso, il profumo di papà si impossessò delle mie narici fino ad arrivare al cervello e colpire il cuore, una fitta al petto mi prese alla sprovvista facendomi così cadere a terra, le mani erano ancora strette al mio addome mentre le ginocchia erano piegate sul pavimento, qualche lacrima scese calda sulla mia guancia scivolando poi sulle piastrelle rossastre producendo un fastidioso ticchettio che assomigliava tanto ai sensi di colpa che cercavano di perforarmi il cranio, un sorriso isterico e malinconico si impossessò della mia bocca, chiusi gli occhi ma le lacrime non smisero comunque di scendere.
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-Dai principessa alzati e riprova, vedrai che ce la fai, credo in te!- disse papà guardandomi negli occhi,-Ma è già la terza volta che cado e mi sbuccio le ginocchia!- sbuffai indicandogli le mie ferite e la bici a terra,
-Ma sei grande ormai, i taglietti non dovrebbero più spaventarti- scherzó lui,
-Ma ho solo quattro anni papà!- risi, non so perchè lo feci, probabilmente era un gesto che io non potevo controllare, insomma, avevo solo quattro anni...
Mi prese in braccio e mi fece volare come un aeroplano,
-Papà... Voglio volare per davvero io.- quasi sussurrai,
-Ma come ho già detto prima sono ancora piccolina.- dissi rassegnata, come sempre pensavo in negativo.
Papà mi posò a terra si chinó verso di me e mi mise una mano sulla spalla,
-Anche se hai solo quattro anni questo non significa che tu non sia giá una bambina forte piccola mia, non smettere mai di credere che il mondo possa cambiare anche grazie a te, non smettere mai di sognare in grande, perchè quando crescerai tutto sarà diverso, le persone saranno diverse, i posti saranno diversi, ma soprattutto tu lo sarai.-
-Dici che riusciró mai a volare? Se riusciró a volare andiamo a vivere a Sidney? Solo tu e io? Tanto io so volare, ci arriviamo in poco tempo, così facciamo tante passeggiate sul mare, e poi andiamo dove vuoi, tanto so volare, poi la mamma non credo si offenda, è sempre al lavoro.-
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It is not a love song
FanfictionHazel è una ragazza fredda, scontrosa e chiusa in se stessa, odia la sua vita e chiunque gli stia attorno. Perseguitata dai giudizi delle altre persone per il suo modo di fare e di essere. Ha sofferto molto negli anni della sua vita per la famiglia...