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"Parlatene.Parlatene sempre.
Di tutto. Perchè i silenzi sono pietre.
Le pietre diventano muri.
E i muri dividono."

Usciamo dalla stanza e ad aspettarci troviamo un ragazzo ad aspettarci.

"Io sono Kian, Kian Lawley" Dice rompendo il ghiaccio.
"Sei il figlio del preside?" Si azzarda a dire mia sorella. La solita ficcanaso.
"Si, una delle cose che non sopporto proprio di essere suo figlio sono i pregiudizi della gente. Molte persone pensano che io sia "privilegiato", ma in realtà io mi impegno come tutti e i miei risultati credo siano meritati. Per questo cerco di parlare il meno possibile con mio padre a scuola" Sembra abbastanza  triste di ció che ha appena detto.
"Io non ti conosco, ma stai tranquillo che nemmeno avevo pensato a ció che hai detto. Non mi interessa se tu sia figlio del preside o meno" Rispondo sicura di me stessa.
"Grazie" Sussura guardando  per terra. Mi dispiace a dirla tutta della sua situazione. Se fossi lui penserei che la gente mi stia attorno solo per avere dei benefici. Non aggiungo altro perché non voglio inferire ulteriormente.
"Bene, allora non ci resta che fare il giro della scuola giusto?"
Io e mia sorella annuiamo sorridenti.

Kian cammina per i corridoi della scuola e ci indica le varie stanze. Passiamo davanti all'aula di biologia, informatica e arte. Infine ci fa vedere la palestra. È davvero enorme. Le tribune sono molto grandi e agli estremi della stanza si trovano due grandi canestri da basket. Inoltre da un lato della palestra c'é una parete da arrampicata. Questa palestra non può minimamente competere con quella che avevamo nella scuola vecchia.

Proseguiamo il nostro "Tour" e saliamo al terzo piano della scuola. Kian ci spiega che al piano superiore si trova il dormitorio maschile.
Ci sono centinaia di camera e dopo una breve ricerca troviamo la 289. Facciamo entrare anche il nostro accompagnatore.
"Allora io vado,  Emily ci vediamo domani per la lezione di letteratura okay?"
"Si certo. Grazie mille per tutto, lo dico veramente. Senza di te non so come avremmo fatto."
"Non c'è di che." Esce chiudendo la porta dietro di se e mia sorella si butta tuffandosi sul suo letto . Comunque devo ammetere che Kian si è dimostrato molto disponibile al contrario della tipa che ci è venuta a prendere stamattina all'areoporto. La nostra camera è carina in fin dei conti, ci sono due letti singoli e due grossi armadi separati, inoltre abbiamo il nostro bagno "privato". La cosa che mi ha colpito di più è il balcone, purtroppo è comunicante con le nostre vicine di stanza, ma non credo sia una tragedia. In generale la stanza è semplice ed ordinata e già penso a come sará tra qualche giorno: un accumulo di poster attaccati alla parete e vestiti sparsi quà e la.

La nostra famiglia non si è mai "contraddistinta" per l'ordine, se fosse per me vivrei perennemente nel disordine. Sembra strano, ma l'ordine mi  mette ansia, sará perchè la mia mente è talmente incasinata che non riesco a concepire la precisione . La mia camera mi rispecchia, descrive a pieno la mia mente, il mio stato d'animo. Un accumulo di sentimenti, alcuni esternati e altri nascosti, alcuni profondi e altri meno, alcuni di vitale importanza e altri superflui. Desidero così tanto una persona che conosca miei stati d'animo,un qualcuno che apprezzi la mia anima, un qualcuno che possa sorpassare i difetti e magari accettere anche quei pochi, se non pochissimi, pregi che possiedo. Vorrei  qualcuno che apprezzi ogni singola sfumatura della mia persona e anche se non l'apprezza che me ne parli, ne parli sempre perché il silenzio e l'indifferenza fa male. Ho sempre odiato il silenzio. Il silenzio divide, il silenzio imbarazza, il silenzio ti fa addirittura sentire di troppo. Perció una cosa che io auguro veramente a tutti, sopratutto a mia sorella, è di buttare fuori tutto, di sfogarsi, di piangere, si anche di piangere e poi ridere, di raccontare tutto,di urlarlo a  squarciagola, anche se puó fare male, di parlare come se nessuno ci stesse ascoltando o come se stessimo discutendo con un sordo. Di strillare e fregarsene di aver svegliato mezzo vicinato. Gridiamo forte ció che proviamo e non curiamoci della gente. Piangiamo davanti agli altri per tutte quelle volte in cui avremmo voluto, ma le lacrime non sono scese.
Io ho sbagliato talmente tante volte che posso affermare che commettendo errori si impara, io ho imparato, ho imparato  che una parola in più non fa mai male, bisognerebbe preoccuparsi di cose mai dette e mai fatte, bisogna preoccuparsi non dei rischi, ma di ció che potrebbe accadere se non ci fossero pericoli, se non ci fossero i cosidetti effetti collaterali che ti fanno venire quella voglia di provare, di sperimentare. Perció fatele quelle cose che vi eravate promessi di fare e se sbaglierete, fatelo come se non fosse nulla, fatelo come se i rischi non avessero effetto su di voi, perché voi ci avete provato e se è andata male proverete un'altra volta.

Era bella l'idea di poter dare dei consigli a qualcuno, in questo caso alla propria sorella. Nessuno, oltre a lei, mi ha mai chiesto un consiglio, un parere, un "cosa ne pensi". Io invece ho chiesto troppe cose, troppe volte, ma nessuno mi ha mai ascoltato, tutti sono andati avanti, mi hanno superato. È come se durante una maratona tu ti fossi fermato per aiutare un tuo amico caduto e questo dopo essersi rialzato grazie a te, ti abbia superato. Non te lo saresti mai aspettato vero? Già nemmeno io, ma è successo, e stavolta a superare le cose saró io, io faró finta di niente un'altra volta.

"Emily tutto bene?" Mi riporta alla realtà mia sorella.
"Si, scusa mi ero incantata" Mento.
"Non so, mi sembra che ultimamente ti incanti troppe volte"
"Si scusami"
"Emy, non è questione di scusarsi, io lo dico per te. È brutto vederti pensare triste, è brutto vederti triste e non poter far nulla. Lo sai che io per te ci saró sempre?"
"Grazie, dico davvero, ma sai è un periodo un po' così, ci sono momenti in cui sei felice e altri in cui vorresti spaccare tutto"
"Sai, si chiama adolescnza"
"Invece sai che mi sembri mamma"
Mi ricordo perfettamente. Fino ad un anno fa raccontavo tutto a mia madre, le dicevo ció che provavo e lei mi diceva che era normale, che era l'adolescenza. Il nostro rapporto cambió quando lei e mio padre iniziarono a viaggiare per lavoro: all'inizio era questione di giorni, poi di settimane ed infine di mesi. Così smisi di parlarle, proprio come aveva fatto lei con me.

"Senti tu hai fame?" Mi chiede Amy.
"No, tu?"
"No, sono troppo stanca e voglio andare a dormire, che ne dici?"
"Dico che ho sonno anch'io"

Mi stendo sul letto e fisso il soffitto bianco, chissà cosa mi aspetta in questa scuola.

Mi addormento pensando a ció che succederá domani.

Spazio autrice:
Buonsalve a tutti popolo!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Mi farebbe davvero piacere se commentaste con delle vostre opinioni che sono sempre ben accettate

In questo capitolo pubblicizzo PLLisapromise
Chi  desidera pubblicità è pregato di scrivermelo nei messaggi privati grazie,

Grazie mille per tutto!
Vi auguro di trascorrere una bella giornata.
Un saluto da @Giardinosegreto03 e Giugy40

Come stelle nel cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora