Ginevra aprì gli occhi incuriosita dall'improvviso sollievo. Il silenzio assoluto contribuì a lasciarla sempre più perplessa e dunque si alzò. Una volta in piedi si stiracchiò e si stropicciò gli occhi, come se si fosse appena svegliata. Dopo che mise tutto bene a fuoco, assistette a una scena terrificante: sparsi qua e là sul ponte c'erano i membri dell'equipaggio apparentemente privi di senso e tra essi anche il capitano.
Il cuore le balzò in gola e uno stato di inquietudine le piombò addosso.
"Cos'è successo? Il mostro dov'è?" Cominciò a domandarsi.
"Magari li ho portati io qui..magari sono stata proprio io a ridurli in questo modo!" Si rispondeva.
"Oh santo cielo, che cosa ho fatto?!" Esclamò disperandosi e portandosi le mani ai capelli.
Passò tra i suoi compagni, li strattonò, li chiamò, li schiaffeggiò delicatamente nel tentativo di rianimarli, ma nulla.
James era ai piedi dell'albero maestro, anch'egli inerme e privo di sensi. Una volta avvicinatasi a lui, cominciavano a sgorgare lacrime dai suoi occhi. Tremando, appoggiò la testa sul suo petto, in prossimità del cuore, sperando di sentirne i battiti.
Li sentì.
"Oh James, perché non rispondi? Se sei vivo perché non ti svegli? Non puoi lasciarmi così, non puoi lasciarmi sola." Disse Ginevra disperata continuando ad essere appoggiata al suo petto.
"Coraggio, capitano." Continuava a ripetergli abbracciandolo.
In seguito prese ad accarezzargli il viso quando vide spuntare un sorriso e si avvicinò per assicurarsi di non averlo immaginato. Prima che potesse fare qualsiasi altra cosa James le prese il viso tra le mani e la baciò.
Ginevra ne fu stupita dapprima, ma poi si lasciò andare alla passione del momento e gli gettò le braccia la collo. Tutto ciò che la circondava svanì all'istante, la sua mente, che fino a qualche minuto prima era offuscata e tormentata dallo smarrimento e dai sensi di colpa, si liberò e si concentrò solo sul dolce tocco di James e la vicinanza al suo corpo la faceva sentire al sicuro: entrambi desideravano che non finisse mai.
Purtroppo finì.
Si separarono e presero a guardarsi fisso negli occhi sorridendo.
"Coraggio, non è il momento di perderci in smancerie e di fare i piccioncini" disse James alzandosi. "So che non riesci a resistermi, tuttavia..." Le disse.
Ginevra gli lanciò un'occhiataccia e gli disse "Si, continua a crederci, al massimo è al contrario.
Ad ogni modo, signor ego sconfinato, abbiamo un'intero equipaggio mezzo morto sul ponte, vogliamo continuare a ciarlare?"
Così dicendo si diressero verso i corpi della ciurma per soccorrerli: dedicarono il pomeriggio a medicare ferite, a mettere in ordine e riparare il meglio possibile la nave.
Arrivò il tramonto e dopo giorni di caos e imprevisti, finalmente tornarono alla ricerca di Storm.
Il ciondolo al collo di Ginevra prese a brillare, come avrebbe dovuto, e dunque aspettarono la sera per prendere una rotta.
La ragazza rimase per un po' di tempo a fissare il cielo stellato e a immergersi nei suoi pensieri, ma all'improvviso si sentì esausta e decise di ritirarsi nelle stanze del capitano.
Una volta entrata nella camera iniziò a sfilarsi prima gli stivali e finì per slegarsi il corsetto; era rimasta soltanto con la lunga camicia addosso quando all'improvviso dalle sue spalle due mani afferrarono la sua vita: erano fredde e il loro tocco provocò un brivido lungo la sua schiena. Dapprima si irrigidì, ma quando capì che si trattava di James, lo lasciò fare.
Il capitano le appoggiò il mento sulla spalla per poi sussurrarle: "Sei già pronta per portare a termine quello che avevamo interrotto vedo.."
"James..n-no dai.." Provò a rispondergli.
A questo punto, Ginevra si voltò ritrovandosi così faccia a faccia con il capitano. Era ben consapevole delle sue intenzioni e anche lei in verità era tentata, tuttavia non si sentiva pronta.
"James, non è il caso." Gli disse infine.
Lui non dava peso alle sue parole, la cinse ancora di più. Ella tacque e si abbandonò alla passione: lasciò che la baciasse e lei ricambiò; James la teneva ben stretta a se, tanto che l'uno sentiva i battiti dell'altra è quello di Ginevra era ormai fuori controllo.
La prese in braccio e si avvicinò al letto; si sdraiarono e lui prese a baciarle dolcemente il collo; il suo tocco diventava sempre più aggressivo salendo verso le labbra e quando le raggiunse, le baciò appassionatamente come non aveva mai fatto fin ora.
Quando si separarono, James iniziò guardarla e a scrutare ogni angolo del suo corpo, come in precedenza aveva già fatto. Quelle labbra che aveva tanto desiderato, erano state sue e adesso avrebbe voluto solamente accarezzare ogni centimetro della sua candida pelle. Per Ginevra tutto ciò era un'agonia: avrebbe voluto tanto lasciarsi andare, ma qualcosa glielo impediva..pensava fosse sbagliato, non si sentiva pronta. La ragazza cominciò ad innervosirsi e tentò ripetutamente di allontanare James, ma lui non ne volle sapere.
Entrò nel panico: l'aria le mancava e sentiva solamente il suo cuore battere all'impazzata; mentre il capitano era intento a svestirsi, scappò.
James tentò di raggiungerla e la chiamò varie volte, ma non servì a nulla.
Ella sapeva esattamente dove avrebbe potuto rifugiarsi per un po': nella stiva, sul fondo della nave, vi era una sorta di deposito nel quale venivano ammucchiate cianfrusaglie di ogni tipo, vele danneggiate e pezzi di ricambio. Si accovacciò proprio lì in mezzo, con le ginocchia al petto e, nonostante non sapesse il preciso motivo, iniziò a piangere.James, dopo essersi ricomposto, uscì in coperta e cercò la ragazza per tutta la nave; stava per gettare la spugna quando sentì degli gemiti familiari e la trovò affidandosi a quel suono.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato, bambolina?" Le chiese sedendosi accanto a lei.
Lei non rispose.
"Che domande, è ovvio che ho commesso qualche errore.." Continuò.
A quelle parole Ginevra alzò il capo e prese a guardarlo. Lui le prese la mano e fissandola dritta negli occhi le disse: "Ti chiedo scusa, mi sono comportato come un barbaro, non ho saputo resistere al mio..come dire..istinto?
Non avrei dovuto, ti ho offesa, ma ti garantisco che non era assolutamente mia intenzione; il fatto è che susciti in me qualcosa di irrefrenabile, un desiderio indescrivibile e.."
Il capitano era insolitamente imbarazzato e qua e là durante il suo discorso arrivò persino a balbettare. Tutto ciò intenerì molto Ginevra e non lo fece neppure finire di parlare che gli stampò un bacio sulle labbra.
"Va tutto bene, non preoccuparti, sono solo un po' sconvolta..questa è stata una giornata ricca di emozioni e alla fine ho ceduto.
Io..io ti chiedo solo di essere paziente." Gli disse poi.
"Ti aspetterò." Le rispose.Tornarono in coperta e, per evitare ulteriori disagi, come altre volte prima di allora, James passò la notte sul ponte e Ginevra riposò in camera sua; entrambi tuttavia trascorsero quelle poche ore di oscurità a pensare all'episodio accaduto precedentemente.
L'alba arrivò presto, il vento era favorevole e la temperatura piacevole; il sonno di Ginevra era molto leggero, per cui si alzò al primo spiraglio di luce. Raggiunse James sul ponte e lo trovò ai piedi dell'albero maestro con un'aria piuttosto preoccupata.
"Va tutto bene?" Gli chiese essendoglisi posta accanto.
"Decisamente no.
La mia piccolina è ridotta davvero male." Rispose.
"La tua piccolina?"
"Si..la nave, la Pegasus."
"Ovviamente, come ho fatto a non capirlo?" Disse sarcastica.
"E dunque? Cosa intendi fare?" Seguitò a domandare.
"Dobbiamo assolutamente fare porto e ripararla come si deve.
Fortunatamente siamo a poche ore da Tortuga e per arrivarci non occorre neppure deviare la rotta."
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Lost in my mind
FantasyCosa provereste se vi ritrovaste, come per magia, trasportati in un altro mondo, soli, senza ricordare come una cosa del genere possa essere accaduta? Beh, questo è esattamente ciò che capitò a Ginevra, una giovane e coraggiosa ragazza newyorkese de...