Capitolo 1

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Ella:
Mi alzo di malavoglia come mio solito, vado sotto la doccia e rimango li. Rifletto sulla mia vita, e da 10 minuti, diventano 30 così decido di uscire e di vestirmi in fretta. Non mi trucco, non sono la classica ragazza, sono la ragazza diversa,quella vista da tutti come strana,quella timida e sola. Cammino lungo una strada piena di ostacoli da superare, troppi direi per la mia età,sto perdendo la forza e ho paura di cadere e di non rialzarmi più. Scendo le scale e vedo mio papà e mia mamma che preparano la colazione.
Siamo la classica famiglia normale, ma la nostra situazione economica e disastrosa. I miei lavorano per portarci avanti,essendo che siamo in tanti. Sono Ella e ho 18 anni, ho tre sorelle delle quali io son la maggiore, dopo di me c'é Hannah. Ha 10 anni ed é sorda, anche se ha questo piccolo difetto, abbiamo un bellissimo rapporto, per me non é un peso, anzi ci divertiamo tantissimo, ma al posto di usare le parole, abbiamo il nostro modo di comunicare, cioè attraverso la lingua dei segni. Dopo Hannah, c'é la peste di Edith. Lei ha 6 anni, é tremenda, ma dolcissima, ti dimostra il suo affetto nelle piccole cose. E per ultima c'é Hayley, ha solo 4 anni. Lei é meravigliosa, ti tira su il morale con un piccolo sorriso. Siamo ben 4 figlie, siamo un po' tante, ma io amo le mie sorelline con tutto il mio cuore. Saluto tutti quanti e mi dirigo verso la scuola. Non mi piace parlare con le persone, sono tutte uguali, tutte con delle maschere e a me non piace, preferisco stare chiusa nella mia bolla, e di fidarmi ogni tanto di qualcuno che veramente merita la mia fiducia. Eccomi qua, sono arrivata a scuola. La odio, non mi piace, non insegna niente, ma ci sono obbligata a venire. Sto per entrare quando incontro il solito ragazzo.
"Ehy bambola, dove vai?", mi sorride. Detesto quando fanno così, sono tutti uguali! Ti fanno la corte e tu ci caschi e poi quando concedi tutto il tuo cuore, loro lo calpestano. In poche parole, loro vogliono solo allargarti le ferite che già hai, divertirsi con te e poi buttarti via.
"Levati, mi dai fastidio", rispondo acida.
"Ehy calmati,nervosetta già di prima mattina?", si abbassa alla mia statura. Sono una ragazza bassa e lui é molto alto, ma a quanto pare si prende gioco di questa mia altezza.
"Ti ho detto di levarti! La capisci o no questa lingua?", mi sto irritando.
"E va bene, prego", si sposta ma sento il suo sguardo sulla mia schiena.
"Senti bambola, sai chi sono? Tanto sarai mia!", urla in mezzo al corridoio. Non mi giro per rispondere,sarebbe solo fiato sprecato. Lui é il classico ragazzo bello che tutte vorrebbero, ma io no, lo odio. Si chiama Ryan. É alto, capelli biondo scuro come i miei e i suoi occhi sono marroni. É presuntuoso, si crede una leggenda, ma non é nessuno.
La giornata scolastica finisce e io non vado a casa. Come ho detto prima, la nostra situazione economica non é alle stelle e a insaputa dei miei genitori lavoro come cameriera in un ristorante molto importante di Chicago. I miei non vogliono che io lavori, ma non li ascolto, voglio mettere dei soldi da parte, perché a mia sorella Hannah le hanno proposto un intervento alle orecchie e grazie ad esso potrà sentire! Quindi mi do da fare per aiutarla.
Arrivo a lavoro, mi cambio e il mio turno inizia. É cosí pesante lavorare e studiare allo stesso tempo.
Ma ci riusciró! Sto già mettendo dei soldi da parte e raggiungeró il mio obbiettivo!
Entrano delle persone e una voce mi sembra familiare...mi giro e vedo Ryan!
Tra tutte le persone proprio lui doveva scoprire il mio segreto?
Decido di andare sul retro e lasciare i loro ordini alla mia collega Stephanie. Esco fuori e prendo una boccata d' aria, fa freddo, ma mi sono talmente agitata che non lo sento. Il vento mi accarezza le guance e fa volare i miei lunghissimi capelli biondi raccolti in una coda. Metto la mano sulla maniglia ma sento una voce.
"Ehy bambola, non sapevo che lavorassi", mi giro e vedo quel sorrisetto odioso di Ryan!
"A differenza tua le cose me le guadagno!", lo fulmina con lo sguardo.
"Sei sempre così acida con tutti?", ride.
"Non con tutti, solo con chi non sopporto", mi giro, ma lui prende la mia mano e mi ritrovo davanti a lui.
"So il tuo segreto ormai e penso che lo voglia tenere nascosto, quindi non giocare con me.
Se vuoi che io stia zitto tu devi stare con me", mi fissa.
"Chi ti credi di essere? Non ti sopporto! Non sei nessuno! Sei presuntuoso e...."
Non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo spalle al muro e bloccata con i polsi da due mani che non accennano ad un cedimento.
"Ella ella ella" dice maliziosamente.
"Lasciami stare Ryan" dico alzando la voce.
Di colpo sento mollare la presa su di me.
"Ovvio, ma non finisce qui Ellina mia"
Ellina mia? Ma dove si crede questo?
Sbuffo e rientro cercando di concentrarmi solo sul mio lavoro.
Posso dire che questo sia stato il mio turno di lavoro più faticoso della mia vita.
Ryan è stato tutto il tempo a fissarmi, anche se non lo davo a vedere, a me dava veramente fastidio.
Più di una volta mi ha fatto un occhiolino, indicando l'uniforme che indossavo.
Dopo avermi esasperata, ha deciso che finalmente era ora di andarsene via. E così ha fatto, ma non prima di richiedere il conto e di pagare.
Nel momento in cui mi sono avvicinata al tavolo per ritirare i soldi, trovo lo scontrino, con una scritta.
Ryan mi aveva lasciato il suo numero di cellulare con sotto scritto "Chiamami. Dobbiamo parlare" piegato lo scontrino e messo in tasca, finisco il turno e mi cambio.
Dopo una giornata del genere mi ci vuole del relax.
Esco da lavoro e vado in spiaggia. C'è un tramonto bellissimo, e io son seduta qui, con il vento che mi scompiglia i capelli, e il suono delle onde sullo sfondo. Adoro stare qui sola, pensare a me e a quello che voglio.

Ryan.
Fin'ora mi ha sempre dato fastidio, e ora mi da il suo numero?
Non sarò mai sua come lui vuole.

Finisco col stare seduta li tutto il tramonto, e decido di tornare a casa.
"Ero in biblioteca" dirò ai miei genitori.
E così ho fatto.

E ti ricorderò sempre...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora